Napoleone. Fu vera gloria?

Luigi Mascilli Migliorini

Lo storico Luigi Mascilli Migliorini, direttore della Rivista italiana di studi napoleonici, intervistato in occasione del duecentesimo anniversario della morte di Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 1769 – Isola di Sant'Elena, 1821), parla del celebre interrogativo contenuto nell’ode Il Cinque Maggio che Alessandro Manzoni (Milano, 1785 – 1873) gli dedicò nel 1821 dopo aver ricevuto la notizia della sua morte. 

Manzoni, uomo profondamente cattolico, lascia ai posteri la risposta alla domanda sulla verità della gloria di Napoleone, perché una gloria, costruita su battaglie e sacrificio di vite umane, non poteva non suscitare un simile interrogativo, nutrito di valori ideali e storici. 

Il Manzoni del 1821 lascia già intravedere il grande scrittore de I Promessi Sposicapace di mettere insieme il piano non storico della provvidenza divina e il piano molto concreto delle avventure umane. Due piani che possono trovare un dialogo ad una condizione che non è possibile esprimere nell’immediatezza degli avvenimenti, ma che solo  i posteri potranno capire con il passare del tempo.

Quella gloria poteva essere vera solo se si fosse riconosciuto nell’età napoleonica un piano di natura divina, ossia se si fosse capito che Napoleone era stato uno strumento della Provvidenza. Napoleone anche con tutta la sofferenza provocata, con tutto il sangue versato, aveva posto gli uomini davanti alla complessità del disegno divino, per il quale talvolta gli uomini, nel dolore, si interrogano sull’esistenza di Dio e sul senso della sofferenza. 

Napoleone è stato lo strumento per riproporre una grande verità: Dio esiste anche quando nel momento della maggiore sofferenza siamo tentati di dubitare della sua esistenza, perché sappiamo che l’unico senso che quella sofferenza può avere è che ci sia venuta da Dio, per un piano superiore alla nostra capacità di comprensione. 
 
Luigi Mascilli Migliorini, laureatosi a Firenze alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Istituto Cesare Alfieri, è stato borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici prima e dell'Istituto universitario europeo poi. Già incaricato dell'insegnamento di Storia delle Istituzioni Politiche alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", è docente di Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo e di Storia moderna presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale".
È direttore della Rivista italiana di studi napoleonici, collaboratore culturale dei quotidiani La Nazione e Il Sole 24 Ore, co-direttore della Rivista storica italiana. Ha collaborato alla monumentale Storia d'Italia diretta da Giuseppe Galasso. È tra i fondatori e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero del Comune di Napoli, presidente del CIREM (Centro iniziative e ricerche euromediterraneo) e membro del comitato scientifico della Fondazione Francesco Saverio Nitti. Dal 2013 è socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Nel 2015 è stato insignito dei titoli di Commandeur dell'Ordine delle Palme Accademiche e Cavaliere dell'Ordre des arts et des lettres.