Silvia Ronchey. Elémire Zolla

Un pensatore profetico 

Nel video Silvia Ronchey, intervistata il 28 maggio 2022 nella sede dell’Accademia Vivarium Novum, in occasione del Convegno internazionale Il conoscitore di segreti: Il lascito intellettuale di Elémire Zolla (1926-2002), parla del pensiero e dell'eredità culturale di Elémire Zolla.

Forse qualcuno ricorda come era pericoloso e imbarazzante negli anni Settanta presentarsi all’Università con un libro di Zolla in mano o peggio con un fascicolo della rivista che all’epoca lui pubblicava "Conoscenza religiosa" e questo perché Zolla era respinto dalla cultura italiana del tempo, fin dal saggio del 1959 "Eclissi dell’intellettuale" in cui aveva presagito e denunciato il grande rischio che la figura dell’intellettuale fosse oscurata e perdesse la sua funzione. Era un libro basato sull’indirizzo filosofico dal quale Zolla era partito, che era tutt’altro che reazionario ma proveniva dalla Scuola di Francoforte, dal pensiero di Adorno, dal dubbio sulla possibilità della libertà delle masse in un’alienata società dei consumi. 

Zolla era un antiprogressista nel senso che vedeva tutti i rischi sociali del progresso. È un autore tutt’oggi popolare, che ha capito in anticipo lo spirito del tempo e che è stato condannato perché si opponeva al conformismo, ad un pensiero conformista che voleva produrre una sorta di scolastica marxista. Intuiva che quelle utopie collettive di redenzione secolare erano diventate delle “chiese” con dei dogmi soffocanti della libertà individuale e aveva capito che queste speranze sarebbero state deluse, per cui aveva cercato di fornire alle masse un’altra via, una via individuale ma non individualista.

Lo sguardo di Zolla era rivolto alla tradizione, era preoccupato della rivoluzione culturale cinese, in anni in cui occuparsi del passato era considerato borghese, conservatore, attuando una sintesi tra oriente e occidente. È un filosofo formato alla filosofia esistenzialista con una solida formazione filosofica, grande conoscitore del pensiero platonico e neoplatonico e vicino a filosofi come Schopenhauer e Nietzsche, che avevano elaborato il pensiero orientale in termini occidentali. Un’unica civiltà che veniva vista in modo totalmente laico senza mai un credo e tantomeno una fede in un mondo altro rispetto a quello in cui viviamo.

In questo senso Zolla è stato un pensatore profetico che ha accolto con mezzo secolo di anticipo le esigenze delle generazioni che sarebbero venute. È sempre stato un liberale una persona di grande tolleranza e mitezza, che ha saputo continuare con coerenza il suo itinerario controcorrente senza lasciarsi distrarre dalle critiche e dalle censure. 
Un pensatore è sempre un dono collettivo e io vedevo Zolla come un filosofo della tarda antichità che nel dissolversi delle forme politiche e delle speranze nelle grandi costruzioni politiche del periodo classico insegnavano una disciplina interiore che era anche una disciplina sociale una disciplina di convivenza, di gentilezza, ma soprattutto di resistenza, di una persona che ama la cultura e che si difende dalla propaganda semplificatoria. 

Eugenio Montale lo aveva definito uno stoico e aveva detto che finché ci saranno uomini che vogliono rimanere a occhi aperti davanti alla verità allora non tutto sarà perduto

Zolla era sospettoso del progresso tecnologico ma era anche molto curioso e aveva colto l’importanza della tecnologia digitale, anche se non aveva ancora assistito alla rivoluzione digitale vera e propria cogliendone le potenzialità di liberazione individuale e collettiva. 
Da un lato c’è in Zolla una riflessione sul rischio per l’intellettuale di essere oscurato dai media (oggi dai social media), si pensi alla parola complessità che nel nostro tempo è diventata impronunciabile, dall’altra aveva colto le potenzialità del digitale, consapevole del fatto che ogni rinascimento nasce da una rivoluzione mediatica, come fu quella della stampa, e che la rivoluzione digitale se usata bene può portare ad un rinascere della vera cultura. 

Zolla si è congedato da noi lasciandoci un immenso retaggio di pensiero e gli strumenti per risolvere i problemi che la società contemporanea sta affrontando. 



Silvia Ronchey è professore ordinario di Civiltà bizantina all'Università di RomaTre. Oltre ai numerosi saggi specialistici e alle traduzioni dal greco bizantino, come quella della Cronografia di Michele Psello (Fondazione Lorenzo Valla, 1984), ha scritto libri di ampia diffusione, tra i quali ricordiamo: «L'aristocrazia bizantina» (Sellerio, 1998, 19992), con Alexander Kazhdan; «Lo stato bizantino» (Einaudi, 2002); «L'enigma di Piero» (Rizzoli, 2006); «Il guscio della tartaruga» (Nottetempo, 2009); «Il romanzo di Costantinopoli» (Einaudi, 2010), con Tommaso Braccini; «Ipazia. La vera storia» (Rizzoli, 2010); «Storia di Barlaam e Ioasaf. La vita bizantina del Buddha» (Einaudi, 2012); l’edizione critica del commento di Eustazio di Tessalonica al canone giambico sulla Pentecoste (De Gruyter 2014); «La cattedrale sommersa. Alla ricerca del sacro perduto» (Rizzoli, 2017). Collabora regolarmente a “La Repubblica".
Scrive sulle pagine culturali dei giornali italiani dal 1989. Per più di vent'anni ha collaborato regolarmente a La Stampa e al suo supplemento Tuttolibri. È stata autrice e conduttrice di programmi televisivi per la Rai, tra cui L'altra edicola (RaiDue, 1994-1999) e Fino alla fine del mondo (RaiDue, 1999). Ha realizzato interviste a testimoni del secolo quali Claude Lévi-Strauss, James Hillman, Ernst Jünger, Jean-Pierre Vernant, Elémire Zolla.
L'incontro con James Hillman, in particolare, ha dato origine a una duratura collaborazione che si è espressa, oltre che nelle interviste televisive, nei due libri-dialogo "L'anima del mondo" (Rizzoli, 1999) e "Il piacere di pensare" (Rizzoli, 2001), protraendosi fino alla scomparsa di Hillman: il loro ultimo libro-dialogo (“L’ultima immagine”, Rizzoli 2021) è uscito postumo nel decennale della morte. Tra i suoi programmi radiofonici, si segnalano il ciclo sulla caduta di Costantinopoli in Alle 8 della Sera (RadioRaiDue), la serie sul melodramma antico, medievale e bizantino in Di tanti palpiti (RadioRaiTre) e le serie Contaminazioni del sacro, Il buddhismo e l’occidente e Queste anime viventi: animali, anima, mondo (RadioRaiTre).