Silvia Ronchey. L' ultima immagine

Il testamento di James Hillman 

Nel video Silvia Ronchey, intervistata il 28 maggio 2022 nella sede dell’Accademia Vivarium Novum, in occasione del Convegno internazionale Il conoscitore di segreti: Il lascito intellettuale di Elémire Zolla (1926-2002), parla del libro L' ultima immagine scritto con il filosofo e psicologo americano James Hillman  (Atlantic City 1926 - Thompson 2011) e pubblicato da Rizzoli nel 2021. 

L’ultima immagine possiamo definirla l’immagine ultima, quell’immagine profonda, vera che tutti noi possiamo cogliere se riusciamo a guardare con retto sguardo il mondo esterno e a lasciare che la suggestione dell’immagine esterna inneschi in noi quell’immagine interiore, sepolta, antica e, nella maggior parte dei casi, inconscia, che contiene la verità, la bellezza e quindi anche la possibilità della cura di noi stessi.

James Hillman ha da sempre riflettuto sull’immagine anche perché questa riflessione è al cuore del pensiero del suo maestro Carl Gustav Jung (Kesswyl 1875 - Küsnacht, Zurigo, 1961), che sosteneva che la psiche è fatta di immagini e che quindi l’immagine è la chiave per arrivare alle profondità della nostra anima.  

Il pensiero di Hillman può avere una sorta di slogan in una frase, contenuta in una lettera del poeta inglese Keats, che è: “Vi prego, chiamate il mondo la valle del fare anima”. Il fare anima è al centro dell’insegnamento di Hillman, ma il fare anima significa fare immagine, perché l’anima è costituita da immagini. Il punto è come trovare l’immagine vera, rifuggendo dalle immagini tossiche, che ci provengono da quella che lui chiamava l’intossicazione ermetica, la rete, i media, la pubblicità.

Siamo soffocati da immagini mercificate che spingono al consumo, che vogliono promuovere o propagandare qualcosa, ma in realtà soffriamo di un’anemia dell’anima, che ci toglie attenzione e ci toglie proprio quell’immagine ultima, archetipica, vera, salvifica, che noi dobbiamo estrarre da noi quando contempliamo un’immagine esterna.

Tre anni prima della morte e pochi mesi prima dell’inizio della sua lotta con una malattia che l’avrebbe ucciso, Hillman ebbe l’idea di scrivere un libro in cui raccogliere in una sintesi le tante definizioni di immagine che aveva sparso in tutti i suoi libri precedenti. Decise quindi di andare a Ravenna, luogo di magnifiche immagini di mosaici bizantini per affrontare queste nuove immagini e trarne una sorta di risonanza psichica, una diretta corrispondenza tra ciò che l’immagine trasmetteva alla sua anima e ciò che la sua anima rispondeva all’immagine e chiese a Silvia Rochey, con la quale aveva scritto in passato due libri, strutturati in forma di dialogo, di accompagnarlo. Purtroppo era intervenuta la malattia e poco prima della morte Hillman aveva convocato la Ronchey nella sua casa nel New England per completare il lavoro iniziato a Ravenna, perché voleva che questo testamento sull’immagine fosse reso pubblico e pertanto una seconda serie di dialoghi tenuti al suo capezzale hanno costituito il secondo piano narrativo del libro. 

Hillman non perse la lucidità fino all’ultimo, voleva restare pensante fino all’ultima soglia dell’essere. 


Silvia Ronchey è professore ordinario di Civiltà bizantina all'Università di RomaTre. Oltre ai numerosi saggi specialistici e alle traduzioni dal greco bizantino, come quella della Cronografia di Michele Psello (Fondazione Lorenzo Valla, 1984), ha scritto libri di ampia diffusione, tra i quali ricordiamo: «L'aristocrazia bizantina» (Sellerio, 1998, 19992), con Alexander Kazhdan; «Lo stato bizantino» (Einaudi, 2002); «L'enigma di Piero» (Rizzoli, 2006); «Il guscio della tartaruga» (Nottetempo, 2009); «Il romanzo di Costantinopoli» (Einaudi, 2010), con Tommaso Braccini; «Ipazia. La vera storia» (Rizzoli, 2010); «Storia di Barlaam e Ioasaf. La vita bizantina del Buddha» (Einaudi, 2012); l’edizione critica del commento di Eustazio di Tessalonica al canone giambico sulla Pentecoste (De Gruyter 2014); «La cattedrale sommersa. Alla ricerca del sacro perduto» (Rizzoli, 2017). Collabora regolarmente a “La Repubblica".
Scrive sulle pagine culturali dei giornali italiani dal 1989. Per più di vent'anni ha collaborato regolarmente a La Stampa e al suo supplemento Tuttolibri. È stata autrice e conduttrice di programmi televisivi per la Rai, tra cui L'altra edicola (RaiDue, 1994-1999) e Fino alla fine del mondo (RaiDue, 1999). Ha realizzato interviste a testimoni del secolo quali Claude Lévi-Strauss, James Hillman, Ernst Jünger, Jean-Pierre Vernant, Elémire Zolla.
L'incontro con James Hillman, in particolare, ha dato origine a una duratura collaborazione che si è espressa, oltre che nelle interviste televisive, nei due libri-dialogo "L'anima del mondo" (Rizzoli, 1999) e "Il piacere di pensare" (Rizzoli, 2001), protraendosi fino alla scomparsa di Hillman: il loro ultimo libro-dialogo (“L’ultima immagine”, Rizzoli 2021) è uscito postumo nel decennale della morte. Tra i suoi programmi radiofonici, si segnalano il ciclo sulla caduta di Costantinopoli in Alle 8 della Sera (RadioRaiDue), la serie sul melodramma antico, medievale e bizantino in Di tanti palpiti (RadioRaiTre) e le serie Contaminazioni del sacro, Il buddhismo e l’occidente e Queste anime viventi: animali, anima, mondo (RadioRaiTre).