Oswald Spengler. Il tramonto dell'Occidente

La nuova traduzione di Giuseppe Raciti 

Nel video Giuseppe Raciti, intervistato nel settembre 2022, presenta la sua nuova traduzione in italiano del Tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler (Blankenburg im Harz, Sassonia-Anhalt, 1880 - Monaco di Baviera 1936), che ha curato per Aragno. 

Il mondo antico prevede nella sua fase ascensiva la grecità e nella sua fase di decadenza la romanità. Noi stiamo ripercorrendo le vicende della romanità e in particolare della Roma dei Cesari: ci specchiamo nelle stesse fasi del cesarismo, ma non nei suoi contenuti; attraversiamo la “forma” del cesarismo, ma il nostro compito è di riempirla di contenuti diversi.

Il mondo contemporaneo dovrebbe cioè attraversare le fasi a cui è destinato – ciò che Spengler chiama romanità – traendone gli insegnamenti necessari a scongiurarne le derive più pericolose. Per Spengler, dunque, il nostro futuro è predeterminato, ma in esso si apre uno spazio di manovra per poterlo governare meglio. Questo è l’aspetto politico del Tramonto dell’Occidente. 

La versione italiana di Evola è affetta da una serie di pesi ideologici, che si possono spiegare con il fatto che Evola è un teorico del tradizionalismo integrale, un indirizzo di pensiero di tipo sovrastorico, che mal si acconcia all’idea tutta storica, sia pure mediata dalla filosofia, di Spengler.


Secondo Raciti il testo è stato volutamente travisato da Evola. Per esempio, Spengler distingue tra ceti e caste, mettendo in contrapposizione i due termini, mentre Evola, in linea con il tradizionalismo, li confonde intenzionalmente, compromettendo la coerenza concettuale dell’opera. Alla fine degli anni Ottanta la riedizione del Tramonto a cura di Furio Jesi non solo lasciò sostanzialmente immutata l’edizione di Evola, ma introdusse delle correzioni che non andavano fatte, come per esempio la traduzione della parola Zucht, che significa allevamento, con educazione, dato che il termine allevamento era considerato politicamente scorretto. 
Ma il motivo principale che ha indotto Raciti a pubblicare una nuova traduzione è il problema della razza. L’opera di Spengler destituisce di ogni fondamento le origini animali della razza, ponendo in prima istanza il carattere vegetale delle razze, seguendo in questo l’insegnamento di Goethe, che, insieme a Nietzsche, è uno dei due grandi referenti del Tramonto.

La razza, non più basata sul sangue ma sul mondo vegetale e sul primato del paesaggio, è indubbiamente la ripresa del grande tema goethiano della “pianta originaria” (Urpflanze). Spengler afferma in un punto che nel trapianto di vitigni, a opera degli antichi romani, dalla Campania alla Germania, la “razza” del vitigno, cioè la specie originaria, acquisisce caratteristiche totalmente diverse, perché assorbe i succhi di un altro paesaggio, quello tedesco. La distinzione tra i due vitigni è connotata dall’aroma, in cui si concentra, per Spengler, il senso più autentico della razza.


Si tratta, secondo Raciti, di una teoria che per molti versi, attualizzando i termini, possiamo assimilare al concetto di ius soli; questa teoria si sviluppa in opposizione alla drammatica espansione dello ius sanguinis, che di lì a poco sarà ufficializzata dal nazionalsocialismo. Spengler, che muore nel 1936, scrive nel 1933 il libro Anni della decisione, che contiene una presa di posizione tra le più critiche, in quel frangente, nei confronti del nazionalsocialismo. Questi e altri elementi, spiegano le tante incongruenze, intenzionali o meno, che costellano la versione evoliana del Tramonto. 

Giuseppe Raciti insegna filosofia teoretica e filosofia della storia a Catania. Ha curato l’edizione italiana di opere di Jünger, Bachofen, Hegel, Hamann, Lukács. È autore, fra l’altro, della raccolta di saggi Cinque scritti delfici, Trento 2004 e dello studio MECHANE. Hegel, Nietzsche e la costruzione dell’illusione, Napoli 2000. Da ultimo, nel quadro di un fecondo sodalizio con l’Editore Aragno di Torino, ha curato testi di Musil, Marx, Weber e Seneca.