Margherita Rimi. Il popolo dei bambini

Ripensare la civiltà dell'infanzia

Nel video Margherita Rimi parla del suo saggio Il popolo dei bambini. Ripensare la civiltà dell'infanzia, pubblicato nel 2021 da Marietti Editore.  

L’idea di scrivere questo libro è nata e si è sviluppata nella mia pratica di lavoro con i bambini come neuropsichiatra infantile e anche dai miei studi di tipo scientifico e letterario. 

I bambini rappresentano un popolo che ha abitato la terra in ogni tempo della storia, un popolo però sui generis, perché non corrisponde a nessuna delle idee di popolo degli adulti, ma che le supera tutte, dal momento che i bambini hanno delle caratteristiche universali, che vanno al di là di ogni differenza, come lingua, razza o religione. 

Tutti i bambini giocano e se proviamo a mettere insieme bambini di lingue diverse sicuramente troveranno immediatamente la modalità per comunicare e giocare. 

Studiando le caratteristiche di sviluppo dei bambini fin dalla nascita e le loro malattie neuropsichiatriche mi sono resa conto che i bambini sono portatori di un sapere unico, che è rappresentato dal loro linguaggio, da una specifica civiltà. 
La civiltà dei bambini, che io ho immaginato è diversa da quella che è chiamata civiltà dell’infanzia, è costituita dalla loro lingua, dal pensiero, dallo sviluppo psicofisico e da tutto ciò che producono i bambini, il disegno il gioco le rappresentazioni fantastiche. Rappresentazioni fantastiche che non sono irrazionali, ma che attingono dalla realtà, che, attraverso il gioco, ricreano e trasformano in una loro realtà. 

Questa civiltà dei bambini si differenzia pertanto dalla civiltà dell’infanzia, perché non consiste in quello che gli adulti hanno pensato per i bambini, che non sempre va bene per loro. Tutta la storia dell’educazione ha trattato il bambino come un essere da correggere e da rendere subito simile all’adulto e questo è un esempio negativo della civiltà dell’infanzia.

Bisogna cambiare prospettiva e rivolgere lo sguardo alle peculiarità universali dei bambini, lasciando che essi si esprimano nel loro modo e con il loro linguaggio. Il gioco simbolico è la capacità del bambino di giocare anche senza oggetti o trasformando un oggetto in un altro, come un bastone che diventa un cavallo o un foglio di carta che diventa un aeroplano. 

Margherita Rimi è nata a Prizzi (Palermo) nel 1957 e risiede in provincia di Agrigento. Poetessa, medico e neuropsichiatra infantile, svolge da anni una intensa attività di prima linea per la cura e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, lavorando in particolare contro le violenze e gli abusi sui minori e a favore dei bambini portatori di handicap. Fa parte della redazione della rivista «Quaderni di Arenaria». Collabora alle attività della Fondazione Antonio Presti-Fiumara d’Arte-La Piramide e a varie riviste italiane di poesia fra le quali «L’Immaginazione» e «Poesia». È consulente culturale del Premio Telamone di Agrigento. Tra le sue raccolte di versi, sono da segnalare Per non inventarmi, prefazione di Marilena Renda, Castelvetrano-Palermo, Kepos, 2002 (Premio Speciale Cesare Pavese sezione AMSI, 2003); La cura degli assenti, prefazione di Maurizio Cucchi, Faloppio, LietoColle, 2007; Era farsi. Autoantologia 1974-2011, prefazione di Daniela Marcheschi, Venezia, Marsilio, 2012 (Premio Laurentum, 2012 e Premio Brancati Zafferana – Segnalazione Speciale Stefano Giovanardi, 2013). Sua anche La civiltà dei bambini. Undici poesie inedite, e una intervista, a cura di Alessandro Viti, Voghera (PV), Libreria Ticinum Editore – CISESG, 2015 (risvolto di copertina di Chiara Tommasi). Nel 2014 le è stato conferito il Premio Città di Sassari alla Carriera.