Paolo Ercolani. Narciso, l'assassino di Ulisse

Umano, post-umano, transumano

Nel video Paolo Ercolani parla del tema della conferenza che ha tenuto a Foligno il 22 aprile 2023, alla Festa di Scienza e Filosofia, Narciso, l'assassino di Ulisse: umano, post-umano, transumano

Le due figure mitologiche fondamentali della nostra epoca sono l’Ulisse dantesco e il Narciso. Ulisse rappresenta il logos dei greci, inteso nei tre significati di studiare, pensare e comunicare con altri logos, creando un dialogo, mentre Narciso, da narcosis, sonno, addormenta il suo logos, la sua interiorità per rifugiarsi nel culto della propria immagine e della propria esteriorità.

Ulisse si confronta con la vita, soffre, mette alla prova la propria intelligenza e la propria capacità di resistere alle tentazioni della vita, Narciso invece allontana il mondo e gli altri, illudendosi di potersi rifugiare nell’edonistica contemplazione di sé. 
Il dubbio è che questa figura di Narciso ricordi in qualche modo gli uomini del nostro tempo, che in maniera meccanica diffondono sui social immagini irrealistiche di se stessi, che vivono concentrate sulla cura della propria immagine esteriore, trascurando le proprie facoltà interiori.

Nella nostra epoca l'abuso delle nuove tecnologie sta creando effetti di ritorno preoccupanti come l’analfabetismo cognitivo. Il narcisismo tecnologico è alimentato peraltro da una filosofia, il transumanesimo, che sostiene che quanto più l'umanità sarà disposta a fondersi con le macchine tanto più guadagnerà l'immortalità, il più antico e grande sogno dell'uomo. 

Con l'intelligenza artificiale potremo, secondo il transumanesimo, trasferire la nostra personalità in un avatar che vivrà per sempre in una dimensione virtuale detta metaverso.

Il Narciso tecnologico chiede all'Ulisse umano di sacrificare la propria umanità per raggiungere una superumanità, che di umano non ha più nulla salvo che la pretesa immortalità. 


La nuova epoca è stata prefigurata, più che dal molto citato 1984 di George Orwell, dal Mondo nuovo di Aldous Huxley.

Orwell temeva dittatura del pensiero unico, mentre Huxley ci parlava di un mondo caratterizzato da un'assenza di pensiero, Orwell temeva la dittatura del potere politico, mentre Huxley prefigurava un mondo dove viene meno la stessa ragione politica e tutto è dominato dal potere tecno-finanziario che detta l’agenda politica. Orwell ci parlava di censura, nel mondo nuovo di Huxley non c'era bisogno di alcuna censura, perché la sovrabbondanza di informazioni genera di fatto un’indigenza conoscitiva che è quella che stiamo vivendo. 



Paolo Ercolani insegna Filosofia dell’educazione, Storia della filosofia e Teoria e tecnica dei nuovi media presso l’Università di Urbino. Si occupa di liberalismo e del passaggio epocale dalla società industriale a quella in Rete. Scrive per varie testate, tra cui “L’Espresso” e ha collaborato con “la Lettura” del “Corriere della Sera” e con Rai Educational Filosofia. Fondatore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio filosofico, è autore di vari articoli e libri, tra cui, Il Novecento negato. Hayek filosofo politico (Perugia 2006); System Error. La morte dell’uomo nell’era dei media (Perugia 2007); La storia infinita. Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche (Napoli 2011); L’ultimo Dio. Internet, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana (Bari 2012); Qualcuno era italiano. Dal disastro politico all’utopia della Rete (Milano 2013); Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio (Venezia 2016) e Figli di un io minore. Dalla società aperta alla società ottusa (Venezia 2019).