I primi libri di Beppe Fenoglio

I ventitrè giorni della città di Alba e La malora

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Beppe Fenoglio (Alba, Cuneo 1922 - Torino 1963) visse lavorando come impiegato. Scrisse libri e racconti, in gran parte ispirati alla Resistenza, alcuni dei quali usciti postumi. Tra le sue opere: I ventitré giorni della città di Alba (Torino 1952), La malora (Torino 1954), Il partigiano Johnny (Torino 1968).
Fenoglio fu un autore innovativo perché si staccò nettamente dai modelli della cultura italiana. L`amore per la lingua inglese non fu un semplice vezzo da scrittore. L`inglese rappresentò per lui, fin dai tempi del liceo, la chiave di lettura del mondo e delle vicende umane: fu allora che scelse i suoi modelli culturali nel mondo anglosassone. Si trattò della prima vera battaglia di Fenoglio, combattuta in un periodo in cui il fascismo teneva l’Italia fuori dal mondo libero, relegandola in un ruolo culturalmente arretrato e marginale. Incipit de I ventitré giorni della città di Alba:

Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell'anno 1944. Ai primi d'ottobre, il presidio repubblicano, sentendosi mancare il fiato per la stretta che gli davano i partigiani dalle colline (non dormivano da settimane, tutte le notti quelli scendevano a far bordello con le armi, erano esauriti gli stessi borghesi che pure non lasciavano più il letto), il presidio fece dire dai preti ai partigiani che sgomberava, solo che i partigiani gli garantissero l'incolumità dell'esodo. I partigiani garantirono e la mattina del 10 ottobre il presidio sgomberò.

 

Beppe (Giuseppe) Fenoglio nasce ad Alba (Cuneo), il 1º marzo 1922 da Amilcare e Margherita Faccenda. I genitori gestiscono una macelleria. Agli anni del liceo risale la sua passione per la lingua e la letteratura inglese e americana. S’iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino. Chiamato alle armi, interrompe gli studi universitari. Nel 1943 frequenta un corso per allievi ufficiali; quindi viene trasferito a Roma, da dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre, riesce a tornare ad Alba. Qui si arruola tra i partigiani. Negli ultimi mesi di guerra è ufficiale di collegamento con la missione inglese di stanza nel Monferrato. Dopo la liberazione, ritorna ad Alba. Lavora come procuratore presso un’azienda vinicola, la ditta Marenco e inizia a dedicarsi alla narrativa. Nel 1960 sposa Luciana Bombardi e nel 1961 nasce la figlia Margherita. Nel 1949 l’editore Einaudi rifiuta la sua prima raccolta Racconti della guerra civile; e l’anno successivo Elio Vittorini, sempre per Einaudi, gli consiglia di sacrificare il romanzo La paga del sabato per ricavarne due racconti. Solamente nel 1952 Vittorini gli pubblica, nella collana di narrativa I gettoni, di Einaudi, la raccolta di racconti I ventitregiorni della città di Alba. Poi, nel 1954, sempre nella stessa collana, esce il romanzo breve, centrato sul mondo delle Langhe, La malora. Deluso dalla sfavorevole accoglienza della critica e dalle riserve espresse da Vittorini su La malora, rompe con Einaudi e nel 1959 pubblica presso Garzanti il romanzo Primavera di bellezza, per il quale nel ’60 gli viene assegnato il Premio Prato. Nel 1962, inoltre, vince il Premio Alpi Apuane per il racconto Ma il mio amore è Paco, apparso sul n.150 di «Paragone». Nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963 Fenoglio muore a Torino per un cancro ai polmoni. Nello stesso 1963 viene edita, insieme con Una questione privata, la raccolta di racconti Un giorno di fuoco, che ottiene il Premio Puccini-Senigallia. Postumi appaiono Frammenti di romanzo su «Cratilo» (luglio 1963), Aloysius Butor su «45° Parallelo» (1964) e L’affare dell’anima su «Fenoglioinedito» (1968). Dai manoscritti, raccolti ad Alba in un apposito Fondo Fenoglio sono stati ricavati: Il partigiano Johnny, vincitore del Premio Prato (1968) e La paga del sabato (1969).