The Rooftop Concert e altre storie

Come sono cambiati i concerti dai tempi dei Beatles?

50 anni fa sui tetti della Apple Records i Beatles si esibivano dal vivo per l'ultima volta. Una riflessione di Terza Pagina sul modo in cui si sono evolute le esibizioni live. 


Londra, 30 gennaio 1969. Fa molto freddo sul tetto della Apple Records. Paul affronta impavido il vento con una semplice giacca di velluto, John è un po' impacciato nella piccola pelliccia di sua moglie Yoko. 

Da qualche settimana i Beatles sono in studio a cercare di registrare quello che sarebbe diventato il loro album postumo, Let It Be. La tensione è alle stelle, impietosamente ripresa dalle telecamere del regista Michael Lindsay-Hogg. L'esibizione sul tetto è un'idea sua: un modo veloce e indolore per avere l'ultima scena del documentario sui Fab Four che sta preparando. 
42 minuti e 5 canzoni, ripetute in versioni differenti come quando si registra un disco, che cambieranno la storia della musica.

Grazie a tutti, spero che abbiamo passato l’audizione

scherza Lennon al microfono mentre la polizia fa spegnere gli amplificatori e disperde la folla sottostante. 

Col suo strano miscuglio di spavalderia, intimità e disperazione, il rooftop concert è l'addio alle scene con cui i Beatles marcano un'era e inaugurano l'idea del live come happening. 

Poi vennero i Grandi Eventi: il sogno hippy di Woodstock e i morti di Altamont, a prefigurare la cupezza degli anni 70 … il Live Aid all'Arena di Wembley, con tutta la magniloquenza di cui furono capaci gli anni 80… Bruce Springsteen che a Berlino Est, nell'88, arringa la folla augurando che “tutte le barriere vengano abbattute”…

E poi ancora un ultimo piccolo concerto da camera nel novembre del '93. Lo registrano i Nirvana negli studi newyorkesi di MTV per la celebre serie Unplugged. Kurt Cobain canta con voce straziata lo standard blues di Leadbelly Where Did You Sleep Last Night. Il suo addio al gruppo e al mondo  racconta la fine di un'epoca e di un genere.

Il rock è morto. Lunga vita al rock!