Esperimenti, transistor e nove oscillatori

Storia ed esperimenti dello Studio di Fonologia della Rai

Lo Studio di Fonologia è il risultato di un incontro fra la musica e le possibilità dei nuovi mezzi di analisi e di trattamento del suono.

Luciano Berio

Lo Studio di Fonologia Musicale della Rai, progettato dal fisico Alfredo Lietti, aprì ufficialmente in Corso Sempione nel giugno del 1955 grazie ai musicisti Luciano Berio e Bruno Maderna. Rimase attivo fino al 28 febbraio 1983, quando il tecnico Marino Zuccheri andò in pensione.

Come il corrispettivo BBC Radiophonic Workshop (aperto nell'aprile del 1958 nei Maida Vale Studios della BBC a Londra), lo Studio di Maderna e Berio si proponeva principalmente due scopi: la produzione sperimentale di musica elettronica e la realizzazione di commenti e colonne sonore per la radio e la televisione.

Luciano Berio ed io abbiamo avuto la possibilità di fondare a Milano uno Studio di Musica elettronica. L'esperienza più palesemente positiva per noi, fino ad ora, è stato l'incontro fra tecnici e noi musicisti. I tecnici, infatti, ci sono venuti incontro con tale interesse e comprensione da fare loro i nostri stessi desideri.

Bruno Maderna

All'inizio le apparecchiature a disposizione sono semplicemente alcuni magnetofoni, dei giradischi con i quali poter cambiare velocità, qualche filtro e un'Onde Martenot (la tastiera analogica monofonica inventata nel 1928 da Maurice Martenot). Il salto di qualità avviene nel 1956 con l'acquisto dei mitici nove oscillatori e con la voce di Cathy Berberian, considerata il decimo oscillatore. Con lei Berio realizza Thema (Omaggio a Joyce) e Visage. In seguito vengono aggiunti dei generatori di rumore, diversi modulatori e filtri, e il Tempophon: un apparato con testine rotanti che permetteva di variare la durata del tempo di riproduzione di un suono registrato in precedenza, mantenendone inalterata l’altezza. 

Lo studio è vissuto dai compositori come mezzo di emancipazione dagli strumenti tradizionali. Un ambiente ricco di interessanti potenzialità che diventa in brevissimo tempo il terzo polo europeo per gli esperimenti di musica contemporanea con apparecchiature elettroniche sulla scorta di quanto già avvenuto presso lo Studio für Elektronische Musik di Colonia e il Groupe de Recherches Musicales di Parigi.

Nel 1955 il fatto di possedere 9 oscillatori intonati su frequenze diverse, rispetto a quello unico di Colonia, era come avere a disposizione un'intera orchestra, dove si potevano generare simultaneamente più suoni come in un accordo. Si aveva già un grappolo, una tavolozza di suoni che riduceva i tempi di produzione. L’orecchio era l’unico giudice che decideva se un suono funzionava o non funzionava, dopo vari tentativi ed errori, si registravano e si schedavano i nastri interessanti e si continuava fino a risultato ottenuto. 

Maddalena Novati, responsabile dell’archivio di Fonologia

Erano i tempi dei tecnici in camice bianco, ma una persona in particolare ha cambiato questa figura professionale: Marino Zuccheri. Nato il 28 febbraio 1923, fu assunto dall’Eiar nel 1942; l’anno successivo lasciò il lavoro a causa della guerra, per essere riassunto qualche anno dopo dal nuovo ente Rai.

Passavano di lì tutti i protagonisti della Neue Musik e sarà giustizia ricordare che, siccome molti avevano delle specie di borse per un periodo di studio a Milano, ma alla fine del periodo d ovevano presentare una composizione finita, e il periodo non era stato sufficiente per impadronirsi di tutti i segreti dei nove oscillatori, il grande Marino Zuccheri manovrando di qua e di là metteva insieme una composizione accettabile, sì che molti incunaboli della musica elettronica sono dovuti a lui e non agli autori che li hanno firmati.

Umberto Eco

Di quell'esperienza sonora rimane un archivio di circa 400 nastri audio da 1/4 di pollice a 1 o 2 tracce e nastri da 1 pollice a 4 tracce, registrati con tecnica analogica, per un totale di oltre 200 ore di musica.

Fino alla fine degli anni Ottanta non si  ha la cognizione di ciò che storicamente è stato lo Studio di Fonologia. Chiuso nel 1983, i suoi moduli vengono depositati (imballati e catalogati) in un magazzino del Museo della Radio della Rai di Torino insieme ad altro materiale dismesso, come telecamere, registratori, giradischi, microfoni, senza alcun progetto di restauro e di ricostruzione. Nel 1996 le apparecchiature storiche vengono esposte al Salone della Musica di Torino e nel 2003 sono riportate alla RAI di Milano e collocate al quinto piano, in una stanza adiacente a quella occupata originariamente dallo Studio di Fonologia. 

Dal giugno 2008 si trovano esposte a Milano all'interno del Castello Sforzesco, in una sala del Museo degli strumenti musicali che riproduce l'assetto che lo Studio aveva nel 1968.