Il pavimento del Duomo di Siena 

L'incontro tra la sapienza classica e il cristianesimo 

La Cattedrale di Siena conserva numerosi capolavori di ogni epoca. L’opera, per più versi eccezionale, è il pavimento, “il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”, secondo la definizione di Giorgio Vasari, frutto di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, tutti senesi, tranne il pittore umbro Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, autore, nel 1505, della tarsia con il Monte della Sapienza.


Nel video Giovanni Minnucci rettore dell'Opera della Metropolitana di Siena, Marilena Caciorgna storico dell’arte dell'Università degli Studi di Siena, il Rev. Enrico Grassini Direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena - Colle di Val d'Elsa – Montalcino e Tiziana Provvidera storico della filosofia dell’University College London raccontano la storia e l’importanza artistica, teologica e filosofica di questa straordinaria opera d’arte. 

All’ingresso della navata centrale, un’iscrizione invita il visitatore ad assumere un atteggiamento consono a chi sta per entrare nel sacro tempio:

CASTISSIMUM VIRGINIS TEMPLUM CASTE MEMENTO INGREDI (Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine).

Si osserva dunque la tarsia con l’Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana (eseguito da Giovanni di Stefano nel 1488) che, assieme alle Sibille (1482-83), raffigurate nelle navate laterali, fa parte dello stesso percorso iconografico ispirato alle Divinae Institutiones di Lattanzio, un autore cristiano del IV secolo.
Le Sibille, secondo lo schema varroniano, sono dieci (cinque per ogni navata) e derivano il loro nome dai luoghi di pertinenza geografica: la Sibilla Persica, l’Ellespontica, l’Eritrea, la Frigia, la Samia, la Delfica per quanto riguarda il mondo orientale e greco; la Libica per l’Africa; e poi quelle occidentali (con riferimento all’Italia): la Cumea o Cimmeria, la Cumana (virgiliana) e la Tiburtina.
Superato il riquadro con l’Ermete, lungo la navata centrale, ci troviamo di fronte alla Lupa che allatta i gemelli, inserita in un cerchio, cui sono collegati altri otto tondi di dimensione minore che mostrano gli emblemi di città centro-italiane.
Mentre nelle tre navate il percorso si snoda attraverso temi relativi all’antichità classica e pagana, nel transetto e nel coro si narra la storia del popolo ebraico, le vicende della salvezza compiuta e realizzata dalla figura del Cristo, costantemente evocato e mai rappresentato nel pavimento, ma presente sull’altare, verso cui converge l’itinerario artistico e spirituale. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne la Strage degli Innocenti di Matteo di Giovanni. La terribile scena, che si svolge sotto gli occhi dello spettatore, si affida al racconto del Vangelo di san Matteo.
Nell’esagono sotto la cupola (Storie di Elia e Acab), ma anche in altri riquadri vicini all’altare (Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; Storie di Mosè sul Sinai, Sacrificio di Isacco) lavora il pittore manierista Domenico Beccafumi, che a tal punto perfezionerà la tecnica del commesso marmoreo, da ottenere risultati sorprendenti di chiaro-scuro.

 

Richard Wagner durante il suo soggiorno a Siena nel 1880 di circa un mese ebbe modo di visitare la Cattedrale alla quale si è ispirato per realizzare le scene del Parsifal.
Giovanni Minnucci

Dico che quella di Siena è la Cattedrale più bella del mondo perché al suo interno c’è una quantità di opere d’arte di artisti di altissimo spessore che non si trovano da nessun’altra parte tutte insieme.
Giovanni Minnucci 

 

Il filo conduttore che lega i temi classici, Ermete le Sibille e i sapienti del mondo classico, alle tematiche bibliche è quello del sacrificio. 
Nelle tre navate abbiamo un percorso di conoscenza di Dio che è stato cercato anche dai filosofi e per questo abbiamo la presenza di Ermete Trismegisto che rappresenta il primo sapiente. 
Marilena Caciorgna

La tarsia del Pinturicchio descrive il contrasto tra l’instabilità della fortuna e la saldezza della sapienza per raggiungere la quale i saggi intraprendono un difficile percorso. Lo stesso tema continua nella Ruota della Fortuna che mostra la caducità del potere temporale e delle ricchezze materiali. 
Marilena Caciorgna

 

Il pavimento del Duomo di Siena è l’ultimo dei grandi pavimenti liturgici dell’occidente cristiano, che si colloca in una grandissima tradizione orientale: gli abati di Montecassino, dopo la seconda distruzione dell’Abbazia, mandarono i loro monaci a Costantinopoli ad imparare la tecnica di costruzione di un pavimento che doveva essere anche un indicatore del linguaggio liturgico e teologico.
Enrico Grassini 

Siamo di fronte ad una trama e ad un ordito di un tessuto preziosissimo che ha un suo linguaggio unitario, con una chiara matrice neoplatonica. Un duplice cammino dell’uomo verso Dio e di Dio verso l’uomo, attraverso la Sapienza di Cristo. La bellezza, l’eternità di Dio ci parla attraverso la bellezza dell’uomo, inteso come specchio dell’idea della perfezione divina. La gloria di Dio parte dall’uomo vivente, la carne rappresenta il cardine della salvezza: Dio pone il punto cruciale della salvezza proprio nella natura umana. 
Enrico Grassini 

Ermete Trismegisto è una divinità sincretistica greco-egiziana, potenza cosmica creatrice del cielo e della terra, con una triplice funzione di filosofo, legislatore e sacerdote. Nel III secolo Tertulliano osserva che anche la filosofia pagana e non solo il cristianesimo sostenne di aver attinto a testi sacri antichissimi e di aver avuto come maestri dei semidei o degli uomini divinamente ispirati, come Orfeo, Museo e Trismegisto, che erano stati a loro volta maestri di Platone e di Pitagora. 
Tiziana Provvidera 

Nel IV secolo Lattanzio nelle sue Divinae institutiones considera Ermete un autore antichissimo, che pur provenendo da un ambito pagano è stato in grado di essere apprezzato anche in epoca cristiana, in quanto le dottrine ermetiche sarebbero viste come una sorta di prefigurazione del cristianesimo. Secondo Lattanzio anche nell’ermetismo si troverebbe la dottrina cristiana del Figlio di Dio. Ermete avrebbe profetizzato il mistero fondamentale del cristianesimo: la nascita ab aeterno del Figlio dal Padre. 
Tiziana Provvidera