Andrea Carandini. Beni culturali 

La valorizzazione: raccontare i monumenti

Nel video Andrea Carandini parla di beni culturali e risponde ad alcune domande sullo stato della tutela e della valorizzazione del paesaggio e del patrimonio storico e artistico italiano.  

L’articolo 9 della Costituzione parla della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, quindi, il Ministero dei Beni culturali per molto tempo ha pensato che il suo dovere fosse quello di conservare i beni culturali. Nella coscienza del paese però si è sviluppata la sensazione che tutelare senza dare valore non abbia molto senso, soprattutto in una società di massa che non ha una preparazione culturale sufficiente. Pertanto, è nata l’idea, che io ho introdotto nel FAI quando sono stato presidente per otto anni, che oltre che tutelare bisogna valorizzare, ossia che bisogna dare al monumento il valore storico che ha, raccontandolo nelle sue caratteristiche, nelle sue trasformazioni e nel suo contesto, in modo da poter appassionare le persone. Oggi i turisti vengono a Roma l’attraversano, ma non capiscono nulla perché nessuno gliela racconta.

La tutela deve essere accompagnata da quel versante conoscitivo che è la valorizzazione, che non deve intendersi come valorizzazione economica ma culturale. 

Io sono contrarissimo alla definizione dell’Italia come museo diffuso. Un museo è una raccolta di oggetti estratti dal contesto paesaggistico, invece l’Italia è un paesaggio autentico in cui i monumenti e gli oggetti sono spesso ancora al loro posto. L’idea che l’Italia sia un museo diffuso è una perversione colossale, perché il paesaggio è l’opposto del museo. Il museo è una mitologia, sono gli oggetti strappati dal contesto, mentre il contesto è quello che possiede quei beni da sempre. 

È importante che alla tutela si accompagni una funzione civilizzatrice, che l’Italia potrebbe svolgere nei confronti del mondo, perché il mondo non conosce la ragione per la quale l’occidente ha avuto nella storia un ruolo così determinante e quindi ha bisogno che qualcuno gliela racconti 
Il problema è che il ministero dell'Istruzione non istruisce più, abbiamo un analfabetismo di ritorno mostruoso e questa è una tragedia non solo italiana, perché l’istruzione è crollata ovunque in occidente 



Andrea Carandini è un archeologo italiano. Professore nelle università di Siena e di Roma La Sapienza (1992-2010), presidente del Consiglio superiore dei beni culturali (2009-2011), presidente del FAI dal febbraio 2013 al dicembre 2021. Ha condotto numerosi importanti scavi, tra cui quelli della villa romana di Settefinestre (Grosseto) e quelli presso le pendici settentrionali del Palatino a Roma. Queste ultime ricerche, in particolare, che hanno messo in luce resti delle fasi più antiche della città, lo hanno portato a interessarsi delle origini di Roma e delle sue prime forme organizzative. Tra le sue numerose pubblicazioni: Settefinestre: una villa schiavistica nell'Etruria romana (1985); Storie dalla terra. Manuale di scavo archeologico (1991); La nascita di Roma: dei, lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà (1997); Remo e Romolo. Dai rioni dei Quiriti alla città dei Romani (775/750 - 700/675 a.C.) (2006); Roma. Il primo giorno (2007); Archeologia classica (2008); Le case del potere nell'antica Roma (2010). Nel 2012 ha pubblicato il saggio Il nuovo dell'Italia è nel passato, in cui pone la conoscenza della storia antica come snodo di interpretazione del presente e come terreno di progettazione del futuro, e Atlante di Roma antica, frutto di venticinque anni di ricerche. Tra le sue opere più recenti occorre citare: Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea (2015); Angoli di Roma. Guida inconsueta alla città antica (2016); La forza del contesto (2017); Io, Agrippina (2018); il testo autobiografico L'ultimo della classe (2021).