Marlon Brando

A 100 anni dalla nascita

Chi ha lavorato con Marlon Brando non lo ha più dimenticato. Aveva un carisma straordinario e una presenza scenica totalizzante. Se era in buona poi, era una persona deliziosa. Ricorre spesso, nella vita e nel cinema che ne è specchio fedele, questa dicotomia tra personaggio e uomo. Brando amava giganteggiare.

Estremamente presuntuoso, era consapevole dell’effetto che faceva, della sua bellezza e del suo carisma. Vanità? Certo, ma anche auto-sabotaggio, se si pensa a come ha vissuto gli ultimi anni della sua vita: quasi a voler cancellare, negare, tutto quello che era stato. Una grande contraddizione, un mistero. Ma il suo mito, quello, non è riuscito a cancellarlo.

Ancora oggi, a cento anni dalla nascita (3 aprile 1924), Brando è considerato uno degli attori più intensi della storia di Hollywood. Di film ne interpretò una quarantina, tra i più belli, oltre a Un tram che si chiama desiderio (1951) di Elia Kazan e Fronte del porto (1954) sempre di Elia Kazan, per cui vinse un Oscar nel 1955, ricordiamo Il selvaggio (1953) di László Benedek, Il Padrino (1972) di Francis Ford Coppola, per cui vinse il secondo Oscar, e il mitico Ultimo tango a Parigi (1972) del regista italiano Bernardo Bertolucci.