Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te

Da Sarajevo all'Italia

Comincia nel 1992 e finisce nel 2011 la storia raccontata da Rosella Postorino in Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli). Al centro ci sono un gruppo di ragazzi che nell’estate del 1992 vengono mandati in Italia da Sarajevo, che è sotto assedio da parte delle forze serbo-bosniache. Sono diversi per età, ceto sociale, religione: alcuni non sognano altro che integrarsi nel nuovo paese e dimenticare la paura e la fame, altri pensano in continuazione a chi è rimasto in quell’inferno. Tra questi ultimi c’è Omar, che pur legato al fratello maggiore Sen, sente la mancanza della madre, e nei primi mesi a Rimini si rifugia su un albero per non stare con gli altri;  dopo essere stato dato in affidamento a una coppia scappa di casa e si mette a vivere di espedienti finendo anche in prigione. Poi c’è Danilo che viene da una famiglia agiata e colta e in Italia studia legge e si riunisce con la madre e la sorella, traumatizzate gravemente dalla guerra. Il punto di unione tra questi due ragazzi è Nada, la bambina senza un dito, che spesso dice di averlo perso per la guerra per nascondere quello che succedeva a casa sua: sia Omar sia Danilo sono attratti da lei e traggono forza dalla sua presenza. Ma Mi limitavo ad amare te è anche un libro di madri: madri che si separano dai loro figli per proteggerli, madri che dopo aver visto l’orrore non ce la fanno ad andare avanti, madri adottive piene di dubbi e fragilità. Un romanzo in cui la Storia viene vista con gli occhi di giovani che al trauma della guerra hanno aggiunto anche quello dello sradicamento.  

Una volta Ivo le aveva detto: Quest'idea che ci hanno inculcato, di dover essere felici, è un castigo. Chi ce l'ha inculcata?, aveva chiesto Nada. Sei figlio di una prostituta, sei scappato da una guerra, ma chi ti ha inculcato a te l'idea di dover essere felice? Aveva riso anche lui. Boh, un certo cinema, aveva detto, certe storie. E quella cazzo di Costituzione americana. Lei si era piegata in due dalle risate. Non abitiamo in America, gli aveva risposto.

Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell'antologia Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2004). Ha pubblicato i romanzi La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Feltrinelli, 2018; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) ed è fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015). Con Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018) ha vinto il Premio Campiello 2018 e diversi altri premi letterari.