Stefania Spanò, Nannina

Il potere delle storie

Una ragazzina, Stephanie, che smania per uscire, per fare esperienze, e i suoi genitori che la vorrebbero in casa, protetta dai pericoli di Secondigliano; una nonna, Nannina, ora a letto e muta, ma un tempo attivissima nel raccontare storie, al punto di farne un vero e proprio mestiere: al centro del romanzo di Stefania Spanò, Nannina, pubblicato da Garzanti, ci sono questi due personaggi, e intorno a loro una folla di familiari, amici, conoscenti. Ispirandosi alla figura di sua nonna, Spanò evoca le “cuntastroppole”, donne che per celebrare riti familiari (dalle nascite ai matrimoni, dal menarca alla morte) radunavano il pubblico e lo affascinavano con i loro racconti. Tra eventi tragici (il ricovero della nonna per sei anni in un ospedale psichiatrico, l’omicidio del cugino), e momenti di divertimento, Stephanie cresce e matura la decisione di  di portare avanti l’arte del raccontare in pubblico.

Nannina racconta storie di femmine, bestie e mariti, le più belle che abbia mai ascoltato. La stanza si riempie di personaggi, odori e colori,  fino a quando il primo raggio di sole filtra dalle tapparelle e mi riporta al ticchettio dell’orologio, che fa sparire tutti gli ospiti invitati da nonna stanotte.


Stefania Spanò è cantastorie, interprete Lis e insegnante di sostegno nella scuola secondaria di primo grado. Conduce da anni laboratori di teatro, scrittura creativa, comunicazione empatica e poesia visiva nelle periferie turbolente dell’hinterland napoletano, nel resto d’Italia e all’estero.