Gabriella Caramore, L'età grande

Riflessioni sulla vecchiaia

In L’età grande, Riflessioni sulla vecchiaia (Garzanti) Gabriella Caramore si addentra nei meandri dell’ultima fase della vita. Lo fa usando i suoi strumenti di sempre, l’arte, la letteratura, la musica che alla vecchiaia hanno dedicato tanti capolavori, ma qui aggiunge anche una nota più personale, descrivendo il proprio modo di affrontare il tempo che passa e allargando lo sguardo ai vecchi che vediamo in giro per le nostre città. C’è il tempo penultimo, quello in cui tutto assume una pregnanza diversa, illuminato dalla consapevolezza che certe cose le facciamo per l'ultima volta e poi c’è il tempo ultimo, al cui centro, secondo Caramore, andrebbe messo il perdono, inteso come “un gesto che va compiuto tra gli umani, perché sono gli umani che infliggono ferite ad altri umani”. Caramore affronta anche il problema peggiore che affligge la vecchiaia, la solitudine - “nelle vecchiaie di tutti quello che fa la differenza maggiore sono gli affetti”: nessuno vecchio deve essere lasciato da solo, anche questo ci dice questo libro prezioso.

La vecchiaia non è certo la stagione più bella della vita. Però possiede questa unicità: le altre stagioni passano come in sogno, come se fossero ciascuna una stagione eterna, trasmigrano l’una nell’altra, inconsapevolmente. La vecchiaia è invece la stagione che davvero – qualora sia consentita lucidità – può pensare sé stessa, risignificando tutta la vita.


Gabriella Caramore è nata a Venezia (1945), vive a Roma. Ha lavorato a lungo per Rai Radio3, dove è stata autrice di numerosi programmi, tra cui Uomini e Profeti (1993-2018). Ha insegnato Religioni e comunicazione all’Università La Sapienza di Roma. Collabora a diverse testate.  Tra i suoi ultimi libri: Come un bambino. Saggio sulla vita piccola (2013); Pazienza. Parole controtempo (2014); La vita non è il male (2016, con Maurizio Ciampa); Croce e Resurrezione (2018 con Maurizio Ciampa); La parola “Dio” (2019).