Eleonora Duse la Divina

Cento anni dalla morte: 1924-2024

La grande attrice italiana Eleonora Duse (Vigevano, 3 ottobre 1858 - Pittsburgh, 21 aprile 1924), tra Otto e Novecento ha rivoluzionato le scene dei teatri di tutto il mondo.

Amata dal pubblico, osannata dalla critica, Duse moriva a sessantacinque anni durante una tournée in America

Figlia di attori, Vincenzo Duse (in arte Alessandro) e Angelica Cappelletto, Eleonora prende confidenza con il palcoscenico in giovanissima età; a quattro anni recita nella parte di Cosetta nei “I Miserabili” di Victor Hugo; a dodici, sostituisce la madre ammalata in “Francesca da Rimini” di Silvio Pellico. A quattordici anni interpreta Giulietta iniziando così un susseguirsi di prove sempre più impegnative, fino all’ingresso nelle importanti compagnie di Pezzana Brunetti (1875), Ciotti-Belli Blanes (1878) e nel 1880 in quella di Cesare Rossi, dove diventa prima attrice. 
Nel 1881, sposava l’attore Tebaldo Marchetti, in arte Checchi, un uomo buono e capace di sostenerla malgrado, quattro anni dopo, la coppia si separava: dal matrimonio nasceva Enrichetta, l’unica figlia dell’attrice.

In questo periodo, Eleonora Duse compie le sue scelte di repertorio che segneranno il percorso artistico e la carriera

I drammi di Victorien Sardou e Alexandre Dumas, figlio (La principessa di Bagdad, La signora delle camelie, La moglie di Claudio), diventano testi attraverso i quali l’attrice esprime il suo sentimento di crisi dell'epoca; le sue interpretazioni diventano moderne e mondane pièces alla francese di forte richiamo per il nuovo pubblico che affollava i teatri di fine Ottocento.
Una Duse, che è già "Divina", lancia dai maggiori palcoscenici del mondo messaggi del tutto personali contro la società borghese dell'epoca, perbenista e ipocrita: l'attrice parla di denaro, sesso, famiglia, matrimonio e del ruolo della donna, temi che la riguardano in prima persona.
Tale repertorio, già in parte trattato dalla grande attrice francese dell’epoca Sarah Bernhardt, ispirava anche Eleonora Duse dando vita a una rivalità tra le due dive che divise la critica.

Nel 1884, Duse inizia una relazione con il poeta, commediografo e musicista Arrigo Boito che lei definisce “il filo rosso della mia esistenza”

In questi anni, l’attrice sceglie letture impegnative, si dedica allo studio delle lingue straniere e di classici e moderni, sostenuta dall'intenso legame sentimentale e intellettuale con Boito.
Nei ruoli della Duse emerge un'interiorità femminile alienata e nevrotica, a tratti interpretata con un “verismo” tutto personale; ne è esempio il personaggio di Santuzza in “Cavalleria rusticana” di Giovanni Verga (1884).
Grande sperimentatrice, Eleonora affina con lo studio la propria ricerca, misurandosi anche con i personaggi moderni di Émile Zola (Teresa Raquin), e Henrik Ibsen (Casa di bambola; Rosmersholm; La donna del mare).
Nel 1905, al Teatro Verdi di Trieste, va in scena nel dramma di Ibsen, “Rosmersholm”, traducendo lei stessa il testo da una versione francese; ha quarantasette anni e interpreta Rebecca West, con gli attori Carlo Rosaspina e Ettore Mazzanti. Un anno dopo, alla “Pergola” di Firenze, l'apparato scenografico del dramma fu predisposto dall’attore e regista Gordon Craig.
Un critico dell’epoca così ricorda la scena:

Il palcoscenico appariva trasformato, veramente trasfigurato, altissimo, con un'architettura nuova, senza più quinte, di un solo colore fra il verde e il cilestrino, semplice, misterioso e affascinante, degno insomma di accogliere la vita profonda di Rosmer e di Rebecca West. La scena è la rappresentazione di uno stato d'animo

Sulla sua interpretazione, scriveva l’attore e drammaturgo Sergio Tofano: 

La sua recitazione era ridotta alla più pura e limpida essenzialità, assolutamente scevra dei tanti barocchismi e capricci vocali cari alle attrici sue contemporanee

Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio si incontrano per la prima volta nel 1882, grazie alla comune amicizia dei due con Matilde Serao. Tredici anni più tardi, inizierà la loro relazione travagliata: entrambi artisti, lei proveniente da rapporti sfortunati, lui collezionista di amanti, la coppia diventa protagonista delle cronache mondane, fra alberghi e teatri. D’Annunzio con i suoi drammi e Duse allettata dall’avere un autore tutto per sé per poter finalmente contrastare il successo dell’eterna rivale Bernhardt.
Schermaglie, gelosie, devozione e crudeltà successe in nove intensi anni di frequentazioni sono state dichiarate e descritte, nero su bianco, in centinaia di missive, in parte andate distrutte per volontà dell'attrice stessa.
Ad Eleonora Duse, musa ispiratrice di D’Annunzio, il poeta dedicherà il romanzo "Il Fuoco" (1900) e alcuni drammi.
Tra questi, due enormi successi: “Sogno d’un mattino di primavera” (1897) e “La città morta”, inizialmente interpretato da Sarah Bernhardt a Parigi (1896); solo nel 1901, Eleonora Duse saliva sul palco del Teatro Lirico di Milano per la prima italiana del dramma dannunziano. 
Chiusa e riservata, Duse diventa un punto di riferimento per chi crede nel teatro moderno. 

Nel 1898 parte per l’Egitto e la Grecia accompagnata da D’Annunzio

La storia d'amore tra l’attrice e il poeta finisce nel 1904, per ripetute conflittualità professionali. Mentre lei fa debiti per sostenerlo, D’Annunzio la umilia conferendo la parte all’attrice Irma Gramatica in “La figlia di Iorio”.
Nel 1909, a Berlino, dopo la rappresentazione de “La donna del mare” di Ibsen, Eleonora decide di lasciare il teatro, tornando sulla scena solo nel 1921 per necessità economiche.

Sempre attenta al teatro e alla scrittura, Duse trova rifugio nell’epistolario e intanto guarda con interesse la novella “settima arte”, il cinema 

Tra i diversi progetti mai realizzati, con il regista americano David Griffith, con il francese Louis Delluc e con l’italiano Giovanni Pastrone, l’unico film al quale parteciperà è “Cenere” di Febo Mari (1916). L'attrice di teatro più grande della storia italiana, appare nel film a cinquantotto anni, troppo tardi per essere considerata una diva, o una “donna fatale”; Duse veste i panni di una madre che sacrifica la sua vita per quella del figlio, è un’anti-diva per eccellenza. 
Nel 1919, ospite della sua amica Lucia Casale, si innamora della cittadina di Asolo. Qui, nelle colline venete che anticipano le prealpi bellunesi, l’attrice compra una casa che farà sistemare. 
Tornata alle scene teatrali intorno agli anni Venti del Novecento, la Duse forma una sua compagnia e inizia una tournée in Italia; nel 1923 è a Londra e a Vienna, il 10 ottobre parte per gli Stati Uniti. Minata dalla tubercolosi, sola e in una camera d’albergo di Pittsburgh, muore, il 21 aprile 1924. 

Eleonora Duse non amava le folle, era una solitaria. La sua ultima volontà fu di esser sepolta ad Asolo


CENTENARIO ELEONORA DUSE
"Cent'anni senza Eleonora"
A cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, (21 aprile 1924), la città di Asolo ricorda la grande attrice di fama internazionale in una giornata interamente dedicata alla memoria della Divina.
Tutti gli incontri, le visite guidate, le manifestazioni teatrali e le conferenze sono consultabili sul sito inserite in DUSE2024

Eleonora Duse. La Prima Donna che

FOTO DI COPERTINA
Eleonora Duse, Rebecca West, in Rosmersholm di Henrik Ibsen, 1906