A 100 anni dalla nascita (23 marzo 1922), Rai Cultura dedica uno speciale ad uno dei grandi artisti del cinema italiano, Ugo Tognazzi, attore non solo comico, considerato uno dei mattatori della Commedia all'italiana, regista e sceneggiatore, protagonista della televisione pioneristica. Ugo Tognazzi lo spettacolo ce l'aveva nel sangue. Già a 4 anni recita per beneficienza e, crescendo, calca le scene nei dopolavoro delle molte città nelle quali si trasferisce. Anche durante la Guerra intrattiene i commilitoni con spettacoli a base di gag e barzellette. Nel 1943 torna nella sua città natale, Cremona, dove organizza spettacoli di rivista. Nel 1945 è a Milano. La metropoli gli regala la sua prima soddisfazione: vince un concorso che gli apre le porte della rivista con la compagnia della soubrette Erika Sandri. Nel 1950 il cinema si accorge di lui e debutta nel film I cadetti di Guascona di Mario Mattoli.
Nel 1954 nasce sul piccolo schermo la coppia comica Ugo Tognazzi- Raimondo Vianello che dà vita al fortunatissirno varietà della Rai Un, due, tre, che lo impegnerà fino al 1959 e gli darà successo e notorietà. Nel 1956, insieme a Gianni Agus e Lia Zoppelli, crea la Compagnia Tognazzi con cui porta in giro i suoi spettacoli. Ma il cinema lo cattura sempre di più. Nel 1961, dopo aver interpretato Il federale diretto da Luciano Salce, decide di passare dietro la cinepresa e dirige Il mantenuto, primo di cinque film che, nel corso degli anni, l’attore vorrà dirigere: Il fischio al naso (1967), Sissignore (1968), Cattivi pensieri (1976), I viaggiatori della sera (1979) ai quali si aggiunge, nel ’70, l’esperienza di regista della serie televisiva F.B.I. Francesco Bertolazzi lnvestigatore.
Dopo La marcia su Roma (1962) di Dino Risi, trova la definitiva consacrazione con I mostri di Mario Monicelli. Nasce anche la collaborazione artistica con il regista più discusso e anticonformista dell'epoca: Marco Ferreri. Con lui gira Una storia moderna: l’ape regina (1963), La donna scimmia (1964), Controsesso (1964) e Marcia Nuziale (1966). E poi, con Antonio Pietrangeli (Io la conoscevo bene, 1965), con Pietro Germi (L'immorale, 1967), con Ettore Scola (Il commissario Pepe, 1969) e con Piepaolo Pasolini (Porcile, 1969). Federico Fellini lo scrittura per il film Viaggio di Mastorna che poi rinuncia a girare. Cercherà di riscattarsi nel ruolo di Trimalcione nel Satyricon (1969) di Gian Luigi Polidoro.
Con Mario Monicelli produce due grandi successi, Romanzo popolare (’74) e Amici miei (1975). Di nuovo con Dino Risi realizza ln nome del popolo italiano (1971), La stanza del vescovo (1977) e Primo amore (1978). Con Alberto Bevilacqua gira La Califfa (1970) e Questa specie d’amore (1972) e ritrova un Marco Ferreri più maturo in L’udienza (1971) e La grande abbuffata (1973). Con Il vizietto di Edouard Molinaro ottiene un riconoscimento a livello internazionale. Il Festival di Cannes, edizione 1981, lo premia per la sua interpretazione de Tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci: è il raggiungimento di un traguardo.