Mutilati del corpo e dell'anima
La vita dopo la trincea
Il programma Passato e Presente, in occasione del centenario della fine della Prima Guerra mondiale, dedica una serie di cinque puntate, analizzando alcuni aspetti specifici che hanno caratterizzato questo primo conflitto mondiale. La quarta puntata si sofferma su di un aspetto non secondario della guerra: intere generazioni muiono nelle trincee, sotto le bombe dell’artiglieria e i proiettili delle mitragliatrici. Solo in Italia seicentomila morti, un milione di feriti gravi, tra cui cinquecentomila mutilati. Sono numeri mai visti prima. I proiettili dilaniano i corpi, frantumano gli arti, distruggono i volti. La classe medica non ha mai visto simili devastazioni fisiche, al punto che i sanitari impegnati in prima linea trovano enormi difficoltà a fronteggiare gli orrori della guerra. Già dopo i primi mesi la sanità militare è al collasso al punto che vengono mobilitati per il fronte anche gli studenti di medicina. Ma sarà proprio la necessità di fare fronte a questa carneficina che paradossalmente promuoverà progressi importantissimi in campo medico.
Per approfondire meglio tutte le tematiche e saperne di più, visita anche il Portale di Rai Cultura interamente dedicato alla Grande Guerra, con speciali, trasmissioni andate in onda, gallerie fotografiche e molto altro ancora.
Lo vediamo all’Istituto ortopedico Rizzoli (IOR) di Bologna dove sono conservati documenti di grande valore storico e clinico: sono le cartelle cliniche dei ricoverati provenienti dai fronti del Carso e del Trentino fra il 1915 e il 1922. Ma non ci sono soltanto i feriti da arma da fuoco o da schegge di bomba. Ci sono anche quelli che sono stati chiamati i mutilati dell’anima. I giorni passati in trincea al gelo accanto a cadaveri ed escrementi tra le bombe e le raffiche di mitraglia producono shock e comportamenti mai visti prima dai medici. Le diagnosi sono le più diverse: neuropatie, neurastenia, isterismo, mutismo da choc, stati depressivi, stati di eccitamento, epilessia psichica, alcolismo cronico, paranoia, demenza precoce. Molti di questi disgraziati vengono inviati nel manicomio di Reggio Emilia dove psichiatri impreparati non possono che rispedirli al fronte o accusarli di simulazione. Moltissimi saranno per questo fucilati.I proiettili dilaniano i corpi, frantumano gli arti, distruggono i volti. La classe medica non ha mai visto simili devastazioni fisiche, al punto che i sanitari impegnati in prima linea trovano enormi difficoltà a fronteggiare gli orrori della guerra
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