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Ercole e Lica di Antonio Canova
Analisi dell'opera
Il gruppo scultoreo di Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822), qui illustrato da Maria Vittoria Marini Clarelli (Soprintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dal 2004 al 2014), rappresenta Ercole che, impazzito per il dolore procuratogli dalla vista della tunica intrisa dal sangue del centauro Nesso, scaglia nel mare il giovane e ignaro Lica dal quale l’ha ricevuta.
Commissionata dal Principe Onorato Gaetani D’Aragona nel 1795 per esaltare la dinastia borbonica a Napoli, l’opera fu tradotta in marmo solo nel 1812 e fu completata nel 1815 per volontà del banchiere Giovanni Raimondo Torlonia, che l’aveva acquistata nel 1800 al fine di celebrare la sua recente nobiltà.
Capolavoro dello stile “eroico” di Canova, la scultura esprime una fortissima energia scaturita dalla torsione dell’eroe, colto nel momento di massima tensione muscolare, e culminata nel volto disperato del giovane, che tenta invano di aggrapparsi all’altare per salvarsi dalla furia.
Una curiosità: il gruppo scultoreo è montato su perni per ruotarlo al fine di esaltare i molti punti di vista che l’opera offre.
L'opera fa parte della collezione della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.