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Alberto Burri: la plastica diventa arte

Plasmare la materia vivente

Un filmato storico in bianco e nero trovato nelle TECHE RAI va alla scoperta dell'arte di Alberto Burri.

 L’arte di Burri è una sorta di trompe-l’oeil a rovescio, nel quale non è più la pittura a fingere la realtà, ma la realtà a fingere la pittura
Giulio Carlo Argan

Burri abita quasi in campagna a pochi chilometri da Roma. Ѐ, forse, l'artista più schivo e irrequieto dell'ambiente romano ed è la prima volta che le nostre macchine da presa sono riuscite a violare il suo isolamento. Chi si immagina lo studio di un artista immerso nel disordine creativo sbaglierebbe. Il suo laboratorio è uno stanzone vuoto, essenziale, senza alcun fronzolo. Saranno le forme barocche della plastica e del cellophane bruciati a riempire lo spazio desolato di fantasie terribili, oscure.

Burri stabilisce un rapporto con la materia assai complesso, elevando la carne scomposta della materia alla dignità dell’opera
 Massimo Recalcati

Con la prima plastica, nel 1957, Alberto Burri abbandona il colore e il pennello e riproduce una forma più reale della figura, in cui la finzione coincide con la verità. E la verità è quella della materia. 

 La bellezza è la bellezza e basta, sia che sia un bellissimo sacco, sia che sia un bellissimo legno, ferro o altro
Alberto Burri