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Jackson Pollock e la Scuola di New York

Un linguaggio visivo rivoluzionario

Di tanto in tanto un pittore deve distruggere la pittura. Lo fece Cézanne, poi Picasso con il cubismo. E poi Pollock, che ha mandato in frantumi la nostra idea di che cos’è un dipinto. In seguito potranno essercene degli altri
Willem de Kooning

La tecnica di pittura spontanea sviluppata da Jackson Pollock ebbe un impatto profondo nell’elaborazione di un’estetica astratta del tutto inedita. Un linguaggio visivo rivoluzionario che incarnò lo spirito dell’America del secondo dopoguerra e che fu interpretato con caratteri e accenti diversi da tante personalità riunite nella cosiddetta Scuola di New York. Definizione coniata quale sinonimo di Abstract Expressionism, proprio per trovare un comune denominatore a quegli artisti che furono per la prima volta esposti insieme in una grande mostra, la 9th Street Art Exhibition, organizzata a New York dal gallerista Leo Castelli nel maggio del 1951.

Negli anni Cinquanta, la capitale dell’arte si sposta definitivamente da Parigi a New York. […] È proprio lì che nasce una scuola di pittori, tutti autenticamente americani, tutti piuttosto giovani, con anche significative presenze femminili, che ‘riformano’ la pittura astratta e gli danno quel senso di americanità, che prima non aveva
Luca Beatrice, curatore della mostra

Un'esposizione romana ha raccolto una serie di capolavori realizzati da quei pittori, soprannominati anche Gli Irascibili, che vissero nella Grande Mela e crearono e definirono i confini del nuovo astrattismo di matrice americana. Oltre a celebri lavori di Pollock, tra cui la monumentale Number 27 del 1950, circa cinquanta opere – tra cui dipinti di Mark Rothko, Willem de Kooning e Franz Kline – provenienti dalla collezione del Whitney Museum di New York.

Questo servizio è stato realizzato da RAI Cultura nel 2018, in occasione della mostra Pollock e la scuola di New York, Complesso del Vittoriano, Roma