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Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra


E’ di origini italiane il direttore della National Gallery di Londra, un museo che in tempi pre-Covid accoglieva 16 .000 visitatori al giorno e circa 6 milioni all’anno. E’ uno storico dell’arte, esperto di pittura italiana e spagnola, nato in Inghilterra da padre italiano e madre anglo-polacca e si chiama Gabriele Finaldi.  

Ebbe l’incarico come direttore alla National Gallery a 36 anni nell’ agosto 2015, con una lunga e qualificata esperienza già alle spalle. Per dieci anni, dal 1992 al 2002, era stato curatore responsabile nello stesso museo per i dipinti tardo italiani e spagnoli della collezione. In seguito è stato nominato direttore aggiunto del museo del Prado a Madrid per poi tornare a Londra nel 2015, questa volta in veste di direttore della National Gallery.

Rai Cultura l’ha incontrato per parlarci della sua vicenda professionale e del periodo difficile che stiamo vivendo a causa del COVID. Finaldi, appassionato del suo lavoro, è stato particolarmente colpito dal dover chiudere il “suo” museo al pubblico durante il lock-down nella capitale britannica, dal marzo a luglio. Un periodo in cui a momenti- ci racconta il direttore: “sentiva un bisogno quasi fisico di poter tornare in sede”, avendo presente che nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale la National Gallery era rimasta chiusa.
 


Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra  © The National Gallery, London

Sono cresciuto con la musica, la cucina, le abitudini italiane, in una grande famiglia. Ogni ritorno in Italia d’estate, è un’occasione per vedere da vicino Botticelli, Michelangelo, Caravaggio.
Gabriele Finaldi

  
Appena è stato possibile (dopo esattamente 111 giorni di chiusura) Finaldi è tornato al lavoro per sfruttare al meglio questo periodo prima della riapertura al pubblico. In particolare, per poter rivedere l’allestimento della “room 32”, famosa ala del museo che contiene i dipinti barocchi italiani in preziose cornici dorate.


Room 32 . Dopo la ristrutturazione.   © The National Gallery, London

Dal 4 luglio, primo giorno di riapertura dei musei dopo il lock-down, questi quadri sono ora presentati al pubblico su pareti avvolte in un lussuoso tessuto rosso nella sala che ha recuperato gran parte della decorazione originale del XIX secolo, dominata dall’opera monumentale l’Adorazione dei pastori di Guido Reni. Questa stanza, come le altre della collezione permanente del museo, sono di accesso gratuito per il pubblico (ingresso a pagamento è solo per le mostre temporanee).


Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra  © The National Gallery, London

La National Gallery riceve ogni anno circa 24 milioni di sterline dal governo (circa 26,6 milioni di euro) ma Finaldi ha bisogno del doppio della cifra per la gestione del museo, introiti che normalmente sono coperti dagli ingressi, il catering, l’affitto della Gallery per eventi e dal merchandising, tutte attività che sono per ora estremamente ridotte.

E’ un anno difficile per tutti. La National Galley ha dovuto purtroppo cancellare una mostra sulla pittura fiamminga prevista per l’anno prossimo. Intanto però è in corso la prima mostra in Inghilterra dedicata a Artemisia Gentileschi, la pittrice più importante del Barocco, che proprio a Londra nel 1639 aveva lavorato accanto al padre Orazio, alla corte di Carlo I d’Inghilterra.
La mostra presenta circa trenta opere di Artemisia Gentileschi e documenti mai mostrati al pubblico prima d’ora, grazie a una collaborazioni internazionale in cui l’Italia ha avuto un ruolo di peso. 

 L’acquisto da parte della National Gallery dell’opera di Artemisia “ Autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria”, nel 2018, è stato lo stimolo per l’inizio del progetto su questa grande mostra dedicata alla famosa artista seicentesca, in corso fino al 24 gennaio 2021.




Artemisia Gentileschi, Autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria, 1615–17. © The National Gallery, Londra
 
 
In quest’intervista Gabriele Finaldi ci racconta della sua famiglia numerosa, delle vacanze in Italia, del suo primo incontro con il mondo dell’arte e di come ha gestito il museo  prima, durante e dopo il lock-down. 

Si ringrazia Marco Varvello, corrispondente Rai Londra, per la collaborazione.