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Volumi e lettere dei Piranesi alla Biblioteca Civica di Bassano

Un racconto di Stefano Pagliantini

In occasione della mostra allestita ai Musei Civici di Bassano per i 300 anni di nascita di Piranesi (Giambattista Piranesi Architetto senza tempo), Stefano Pagliantini racconta la storia del fondo sull'artista conservato alla Biblioteca Civica della città (Il fondo Piranesi alla Biblioteca Civica di Bassano, Stefano Pagliantini, catalogo mostra Gianbattista Piranesi architetto senza tempo, Milano 2020).
La Biblioteca di Bassano conserva un fondo di volumi piranesiani e materiali differenti, confluiti in epoche diverse, mentre nel Gabinetto delle stampe del Museo Civico, sono conservate alcune incisioni staccate. Gran parte di questi tesori, ben 18 titoli di Giambattista e Francesco Piranesi, provengono dalla biblioteca personale di Antonio Canova. La raccolta è pressoché completa se non fosse per la lacuna delle 14 tavole della prima edizione delle Carceri (1749-50). 

I volumi entrarono nella Biblioteca Civica tra il 1852 e il 1857, grazie al fratellastro di Canova, l'erudito abate e vescovo Giambattista Sartori Canova, che fu anche suo segretario e confidente 

Giambattista Piranesi, Ritratto di Clemente XIII Rezzonico, 1761, da Anton Raphael Mengs, © Archivio GBB/ Contrasto

Dalla metà degli anni Trenta dell'Ottocento, iniziava il trasferimento dei beni di Canova da Roma, ad alcune città venete, soprattutto Possagno patria dell'artista. All'epoca anche il Museo di Bassano si arricchì del lascito dello scultore, sia dei volumi piranesiani catalogati sotto "Belle Arti", sia di gessi, busti e monocromi dello stesso. Parte dei volumi del Piranesi, erano di provenienza illustre; nel 1769, li aveva avuti in eredità da Clemente XIII, il nipote, principe e ultimo Senatore di Roma, Abbondio Rezzonico. Canova a Roma era entrato in stretto contatto con Rezzonico, fu lui a commissionargli il Monumento Funebre di Clemente XIII a San Pietro, assieme a numerosi bassorilievi per la sua villa di Bassano. Alla sua morte, nel 1810, il dotto Abbondio cedeva allo scultore parte della sua biblioteca.


Giambattista Piranesi, Le Antichità Romane, Frontespizio tomo II (1756), II ed., Roma 1784, Bassano del Grappa, Biblioteca Civica

Il nucleo centrale dell'opera piranesiana custodito nella Biblioteca di Bassano, è costituito dai quattro volumi delle Antichità Romane (1784), raccolta ambiziosa con la quale Piranesi si prefiggeva di offrire un compendio della romanità, dagli inizi della civiltà, fino agli ultimi imperatori. Questa ampia e complessa raccolta, che non poteva mancare nella biblioteca di Canova, è in parte di dubbia provenienza, lo scultore infatti, era solito far acquisti anche nel mercato antiquario romano. 


Giambattista Piranesi, Cinerario romano, in Giovanni Bottari, Del Museo Capitolino, vol. IV, Roma 1782, Bassano del Grappa, Biblioteca Civica

Nel 1853, con il lascito Rezzonico, arrivò a Bassano il carteggio Remondini, 8000 lettere che fotografano la fitta rete di contatti con ambienti politici, culturali e religiosi dell'impresa dei noti stampatori. Nel carteggio compaiono anche 19 lettere di Francesco Piranesi, scritte tra il 1783 e il 1798 a Giuseppe e Antonio Remondini, inerenti questioni commerciali con la Svezia, dunque risalenti al periodo in cui era agente artistico di Gustavo III. Francesco si serviva anche dei contatti provenienti dagli stampatori bassanesi per ampliare il suo mercato, oltre ad inviare loro stampe in cambio di carta. 

Imploro la vostra amicizia e la vostra benevolenza … Io spero che non permettano che l'unico superstite figlio di Piranesi sia esule dalla sua Patria e ridotto a mendicare in paesi esteri un modo di sussistenza
Lettera di Pietro Piranesi ad Antonio Canova, 1816

L'ultima tardiva presenza dei Piranesi nel carteggio con i Remondini, riguarda Pietro, l'ultimogenito che alla morte del padre aveva solo dieci anni. Si tratta di due lettere del 1816, indirizzate ad Antonio Canova, che l'erede di Giambattista scrive in supplica allo scultore per salvare alcuni rami del padre, dopo la morte del fratello e la svendita per fallimento della stamperia parigina. Le lastre, furono acquistate dalla casa Firmin Didot Frères, che ne continuò le tirature sino al 1838, quando furono vendute alla Calcografia Camerale di Roma, in una trattativa condotta dal cardinale Tosti per papa Gregorio XVI. 
Su Pietro Piranesi, che forse non ha mai praticato l'incisione, limitandosi al ruolo di editore in società con Francesco, le informazioni pervenute riguardano soprattutto la sua attività politica nelle fila della Repubblica Romana. Sicuramente rimase esule in Francia e non ci sono notizie circa la sua fine.

Foto di Copertina 
Giambattista Piranesi, Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo descritte ed incise da Giovambatista Piranesi, Roma 1764, Bassano del Grappa, Biblioteca Civica.
Legatura papale a cartoni rivestiti in cuoio marrone marmorizzato, decorazioni dorate con al centro lo stemma di Clemente XIII, Carlo Rezzonico. 


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