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Progetto Piranesi. Il restauro delle matrici

Una visita all'Istituto Centrale per la Grafica di Roma

Dal magazine della Rai, Viaggio in Italia (1996), un tour presentato dalla giornalista Roberta Gisotti che conduce nelle stanze del palazzo della Calcografia, nucleo storico dell'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, situato dietro la grande Fontana di Trevi

Nel 1975, con l’unione della Calcografia Nazionale (Palazzo della Calcografia) e del Gabinetto Nazionale delle Stampe (Palazzo Poli), nasceva l'Istituto Nazionale per la grafica che, dal 2014, assumeva la denominazione di Istituto Centrale. Il palazzo della Calcografia, costruito nei primi anni dell'Ottocento da Giuseppe Valadier, era nato per ospitare la Calcografia della Camera Pontificia che, in precedenza, era situata nel vicino Palazzo della Stamperia. 
Le antiche tradizioni artistiche della stampa d'arte che determinano il profilo specialistico dell’istituzione, sono qui esposte dalla dottoressa Serenita Papaldo, da poco nominata direttrice dell'Istituto (1995-2009), un luogo che conserva e valorizza una raccolta di opere unica al mondo nel suo genere. 
Più della Calchographie del Louvre (Parigi), o dell'Accademia San Fernando (Madrid), l'Istituto di Roma, situato nella splendida sede storica romana di via della Stamperia, custodisce la maggiore collezione di matrici, stampe e disegni di artisti, a partire dal Cinquecento, fino al Novecento e sottolinea Papaldo, fino "al contemporaneo", come infatti iniziava a fare allora l'Istituto, promuovendo la Collezione di grafica contemporanea di importanti autori della scena artistica. 

La visita al prestigioso Istituto statale riconosciuto in tutto il mondo per la secolare esperienza, inizia dalla stamperia che conserva presse, torchi e macchine tipografiche, veri e propri gioielli di storia, importati dalla Francia e l'Inghilterra nella prima metà dell'Ottocento, quando la produzione di quelli in ghisa sostituiva il legno 

La preziosa collezione dell'Istituto vanta 24.000 matrici di stampa, conservate come opere d'arte per unicità, rarità e delicatezza dei supporti, dentro locali appositamente climatizzati. Nel passato, la Stamperia dell’Istituto riproduceva e vendeva opere, ma dagli anni Settanta del Novecento, le matrici storiche iniziano ad essere considerate a pieno titolo “beni culturali”, pertanto l'Istituto smette le sue tirature per avviare un lento processo di museificazione diventando centro di tutela e conservazione. Da allora, la stampa da matrici storiche della collezione avviene solo per finalità espositive o di documentazione e la vendita, quando prevista, viene realizzata a partire da matrici duplicate, nei suoi laboratori, tramite tecnica galvanica.
Nel servizio, assistiamo ad alcune fasi di preparazione e stampa da lastre storiche, effettuata da specialisti del settore.

Stiamo preparando una mostra-studio sulla collezione di matrici di Piranesi, interamente in nostro possesso, che riteniamo potrebbe gettare nuova luce sulle sue modalità di lavoro
Serenita Papaldo, 2008

Con il Progetto Piranesi (2009), promosso sotto la direzione di Serenità Papaldo, l'Istituto che conserva l'intero fondo di 1191 matrici in rame dell'artista, promuoveva una campagna di restauro anche in vista delle celebrazioni per i trecento anni di nascita (Giambattista Piranesi. Sognare il sogno impossibile). 

Mentre le stampe di Piranesi sono presenti in moltissime collezioni di importanti musei internazionali, le sue matrici sono conservate solo in questo istituto

La maggior parte delle matrici in rame, usate da Giambattista Piranesi (1720-1789) nel pieno Settecento romano, sono particolarmente fragili, rispetto allo zinco o al legno. Il loro restauro ultradecennale, ha comportato la pulitura profonda dei supporti e contestualmente, ha permesso l'analisi del segno inciso in modo da consentire uno studio più approfondito del processo creativo di Piranesi.
Il Laboratorio diagnostico per le matrici che si occupò del restauro, applicando protocolli conservativi studiati appositamente per queste particolari opere in metallo, come prima cosa rimosse dalle lastre il sottile e dannoso rinforzo effettuato con uno strato di ferro (galvanostegia), tra fine Ottocento e inizio Novecento. Il trattamento, definito acciaiatura e volto a preservare l'inciso e prolungare così la tiratura di stampa, nel tempo fu causa di gravi forme di degrado, come la ruggine che intaccava i segni dell'incisione. Un'altra fase importante del restauro, riguardò lo strato di protezione superficiale delle matrici protette da una vernice bituminosa che, a lungo termine, essendo una resina naturale, tendeva a scurire di bruno le superfici impedendo l'osservazione dell'inciso. 

L’opera di Piranesi merita una speciale attenzione nella storia dell’incisione anche per aver contribuito a diffondere ovunque un’immagine nuova e moderna del genere della Veduta 

Fino a pochi anni fa, gli storici dell'arte hanno indirizzato le loro ricerche quasi univocamente all’analisi delle stampe di Piranesi, mentre oggi è ormai noto che la matrice rappresenta la testimonianza diretta del linguaggio grafico di un incisore, come testimoniano i numerosi studi condotti in modo pionieristico proprio in questo Istituto. Il restauro delle matrici di Piranesi, ha permesso il loro studio e i dati emersi, hanno consentito di evidenziare il procedimento tecnico alla base della realizzazione delle stampe, fondamentale per l’individuazione di collaboratori e quindi utile per ricostruire il funzionamento della famosa bottega del grande incisore veneto, prima in via del Corso e poi in via Sistina.

Rai Web Cultura ringrazia
Istituto Centrale per la Grafica
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