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I primi 100 anni di Pietro Cascella
Cinque dinastie di artisti
Lo scultore Pietro Cascella (1921-2008) era un figlio d'arte. Erede artistico del nonno, il pittore Basilio (1860–1950) e del padre Tommaso (1890–1968), nonché degli zii Michele (1892–1989) e Gioacchino (1903-1982), con il fratello maggiore Andrea (1919-1990), Pietro appartiene alla terza generazione dei Cascella, una dinastia di artisti oggi giunta alla quinta, con il nipote Matteo Basilè (1974).Il 2 febbraio del 1921, cento anni fa, nasceva a Pescara lo scultore Pietro Cascella
Il filmato propone un servizio giornalistico di Franco Farias, trasmesso nel maggio del 2008 (TGR. Il settimanale, Rai Tre Abruzzo), in occasione della scomparsa di Pietro Cascella. Tracciando un breve profilo della fortunata carriera dello scultore, in un repertorio del 1990, vediamo un'intervista a Cascella che ricorda l'importanza del rapporto con il padre Tommaso, gli anni di formazione nella sua terra natia di Pescara, le visite alla romanica Abbazia di San Clemente a Casauria.
Pietro Cascella accanto a un Guerriero di terracotta
Pietro fu un giovane precoce, cresciuto sotto la guida del padre e del nonno, entrambi pittori, e Tommaso anche ceramista, dentro uno stabilimento litografico di Pescara che sarebbe diventato un laboratorio, il circolo artistico dei Cascella. In mezzo a rulli, torchi, lastre, tele e colori, Pietro muove i primi passi, apprende le tecniche e forgia un suo gusto e un suo fare.Sono le mani che realizzano le opere. È il mestiere che traduce le idee in materia, fin dalla più remota antichità, fino dalla preistoria. Le sculture urlano in silenzio e ci raccontano il tempo. Lo scultore prende un frammento di poesia e lo fa diventare pietra
Pietro Cascella
Inizia con i pennelli, ma a diciassette anni lascia la casa di Pescara per trasferirsi a Roma dove frequenta, all’Accademia di Belle Arti, i corsi di Ferruccio Ferrazzi.
Nel 1943, partecipa alla IV edizione della prestigiosa Quadriennale di Roma e subito dopo la guerra, nel 1948, viene invitato alla Biennale di Venezia che riapriva i battenti in quell'anno.
Nel dopoguerra romano, assieme al fratello Andrea, Pietro lavora la ceramica nella fornace di Valle dell'Inferno e la sera, frequenta l’Osteria Fratelli Menghi, luogo storico di incontro, tra gli anni Quaranta e Settanta del secolo scorso, per pittori, attori, musicisti e scrittori. Qui conosce e sposa, nel 1945, la mosaicista trentina Anna Maria Cesarini Sforza con la quale, avrà tre figli: Benedetta, Tommaso jr. e Susanna. Negli anni Cinquanta, con la moglie e il fratello Andrea, collabora alla realizzazione dei mosaici per la sala del Cinema America di Roma. In questi anni, Cascella inizia progressivamente ad orientarsi verso la scultura e sotto l’influenza dell’artista cileno Sebastian Matta (1911–2002), assorbe ed elabora i temi del surrealismo in un linguaggio plastico di grandi volumi.
Pietro Cascella, Monumento ai martiri di Auschwitz, Campo di concentramento di Auschwitz a Birkenau, 1967
Nel 1956, partecipa per la seconda volta alla Biennale di Venezia e un anno dopo, vince il concorso per il Monumento di Auschwitz eretto nel campo di Birkenau. Al primo progetto, elaborato a fine anni Cinquanta con il fratello Andrea e l’architetto madrileno Julio Lafuente, Cascella ne fece seguire altri; il monumento finale, inaugurato dieci anni dopo nel 1967, sarà firmato dall'artista con l’architetto Giorgio Simoncini.
Il progetto di Cascella fu selezionato tra 426 proposte, esaminate dal Comitato Internazionale di Auschwitz a cui aderivano importanti personalità della cultura europea, da Carlo Levi a Dmitri Shostakovich e Pablo Casals. La giuria era guidata dallo scultore inglese Henry Moore (1898–1986), prima, e dal critico d’arte Lionello Venturi (1885-1961), poi. L'intervento di Cascella e Simoncini riusciva a sottolineare la drammaticità del posto senza cancellare le tracce di quello che era stato un campo di sterminio. Il Monumento rimane una delle opere pubbliche più importanti di Cascella.Un continuum di forme antropomorfe incastrate le une nelle altre si eleva poco oltre sopra della linea d'orizzonte nel campo polacco di Auschwitz-Birkenau e solo una lastra squadrata di granito nero, con al centro il triangolo emblema dei prigionieri politici, raggiunge l’altezza di quattro metri e mezzo
Pietro Cascella (in primo piano) con Gino De Dominicis alla Biennale di Venezia 1972
Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, Cascella realizza numerose personali in gallerie e spazi prestigiosi. Nel 1962 espone alla Galleria dell’Obelisco (Roma) la sua opera ceramica e nello stesso anno, tiene una personale alla Galleria del Milione (Milano); nel 1965, è a New York presso la Galleria Bonino e nel 1966, è presente con una sala personale alla Biennale di Venezia, dove replica anche nel 1972. Nel 1968, è presente alla Galèrie du Dragon (Parigi) e al Musée d’Ixelles (Bruxelles). Nel 1971, partecipa al XXIII Salon de la Jeune Sculpture di Parigi, tiene una mostra al Palais de Beaux Arts di Bruxelles e allestisce un’ampia personale alla Rotonda della Besana di Milano.
Cascella alla Biennale di Venezia nel 1972 © foto Contrasto
Nel 1966, a Carrara, Cascella conosce la scultrice svizzera Cordelia von den Steinen (1941) con la quale di lì a poco, convolerà a seconde nozze. Dal secondo matrimonio nascerà Jacopo (1972), anche lui futuro pittore.
Negli anni Settanta ed Ottanta, fino alla sua scomparsa, Cascella intensifica l’attività della scultura con progetti monumentali di dimensione urbana, spesso portatori di impegno civile: l'Arco della Pace di Tel Aviv (1971), il Monumento a Mazzini di Milano (1974), quello alla Resistenza, Bella Ciao, di Massa (1979), i Due Carabinieri caduti, di Monteroni d’Arbia (1983) e ancora, la Fontana la Nave di Pescara (1987), la Porta della Sapienza di Pisa (1994), per citarne solo alcuni, tutti realizzati con marmo travertino di Carrara e pietra, materiali prediletti dall'artista.
Pietro Cascella, Fontana La Nave, Pescara, 1987
Il 20 aprile del 2006, Pietro Cascella fu insignito della Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte.
L'artista si spegneva nel maggio del 2008 a Pietrasanta (Lucca), dove si era trasferito da qualche tempo.
Le spoglie del maestro furono deposte nel Cimitero di San Silvestro a Pescara, in una tomba di famiglia da lui stesso realizzata, che già custodiva le spoglie del padre Tommaso, della madre Susanna e del nonno Basilio.
FOTO DI COPERTINA
Monumento ai martiri di Auschwitz, Campo di concentramento di Auschwitz, 1967