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Canova e la sua terra

La mostra di Possagno e Bassano del 2003

La grande mostra "Canova" allestita al Museo Civico di Bassano del Grappa e alla Gipsoteca di Possagno tra il 2003 e il 2004, rappresentò la più completa esposizione su un artista nato a metà Settecento in un paesino del Veneto e poi divenuto importante e ammirato in tutto il mondo.

Antonio Canova fu il più grande artista della sua epoca, una figura eclettica e infaticabile, simbolo di raffinatezza e gusto, interprete degli ideali più sublimi dello stile Neoclassico 

L’esposizione fu promossa da due centri rappresentativi per la vita e l'opera di Canova: Possagno, paese natale e di primissima formazione artistica e Bassano, luogo di intensa attività lavorativa che ancor oggi, presso il Museo cittadino, conserva l'archivio dello scultore. 
Nelle due splendide sedi espositive furono radunate circa quattrocento opere di Canova, marmi, gessi, monocromi, dipinti, tempere, disegni e incisioni, tutte a testimoniare le sue più importanti commissioni provenienti dalle principali case reali d’Europa, dallo Stato Pontificio e da Napoleone stesso, a riprova che Canova fu il primo grande artista internazionale. 

Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza come avevano fatto i greci 
Stendhal

Curata da Sergej Androssov, Giuseppe Ravanello e Mario Guderzo, qui intervistato, l’esposizione presentava una serie di  prestiti eccezionali ("Amore e Psiche", "Le tre Grazie", "Tersicore", "Ebe", "Maddalena Penitente"), tra cui opere mai viste in Italia come, la "Musa Polimnia" (Vienna), ritratto di Elisa Bonaparte Baciocchi granduchessa di Toscana, la straordinaria "Pace" (Kiev) scolpita da Canova in tempi di guerra, la "Venere" (Leeds) e la "Ninfa dormiente" (Londra). Oltre alla collaborazione di grandi musei europei, partecipò anche l’Ermitage di San Pietroburgo, uno dei luoghi principe di collezione canoviana che per l'occasione prestava ben sette statue. 
Queste opere furono radunate in una sezione straordinaria titolata “L’emozione dei marmi”, tredici imponenti capolavori dell’artista esposti assieme a circa venti busti, steli funerarie ed erme. 

Canova rendeva la “viva carne” delle sue figure, scolpite nel marmo in forme perfette, ispirandosi alle statue antiche reinterpretate con spirito profondamente moderno

Partecipe del gusto archeologico illuminista, Canova era ossessionato dal bello, dalla sensualità e dalla grazia, caratteristiche che resero i suoi marmi oggetto di desiderio della società cosmopolita tardo settecentesca.
Ancora in vita, lo scultore divenne simbolo di eleganza, promotore di quel "bello ideale" maturato, da acuto studioso, sia dalle opere di artisti contemporanei quali David e Mengs, sia dai grandi teorici del movimento neoclassico Winckelmann ed Hamilton (Neoclassicismo). A questo aspetto era dedicata la parte introduttiva della mostra che esponeva le corrispondenze dello scultore con i suoi contemporanei, relazioni che spesso intratteneva in veste di ambasciatore culturale. 
Nel 1802, infatti, Canova veniva nominato Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato Pontificio, dell’Accademia di San Luca, dei Musei Vaticani e del Campidoglio; nel decennio successivo poi, poteva permettersi di rifiutare l’incarico di soprintendente conferitogli da Napoleone.

Grazie allo spiccato senso civico di uomo e artista, Canova utilizzò le sue doti diplomatiche per far rientrare in Italia, dopo il Congresso di Vienna, molte opere italiane fra cui alcune tele di Caravaggio 

La mostra dedicava una sezione anche a un centinaio di studi preparatori eseguiti dall'artista a fini accademici, affiancati a splendidi monocromi su tela di sacco greca, trattati con lievi tocchi di pittura a biacca. 
Interessante e significativa, una selezione di ben quaranta opere grafiche create da Canova per diffondere il suo lavoro nel mondo. È questo un capitolo importantissimo della carriera dell'artista che, per raggiungere i potenti, sceglieva collaboratori incisori e stampatori qualificati e capaci di restituire l'epidermide chiaroscurale dei suoi marmi (Le incisioni di Antonio Canova).

Idea straordinaria, la rievocazione in mostra dello studio romano di Canova tratto da riproduzioni d'epoca e allestito con attrezzi originali provenienti dalla Gipsoteca 

Morto il 13 ottobre del 1822, quattro anni dopo veniva venduto lo studio romano dell’artista a via delle Colonnette. Tutti i gessi e i bozzetti in terracotta ed argilla confluirono nella casa di Possagno vicino alla quale, per volere di Giovanni Battista Sartori, fratellastro di Canova, sorse la Gipsoteca, attualmente la più grande monografica d’Europa. 
Nel 1853, la Gipsoteca e la casa di Canova furono cedute da Sartori al comune di Possagno. La parte più recente della Gipsoteca venne realizzata nel 1957 dall’architetto veneziano Carlo Scarpa.
Come volontà dell’artista, nel 1830 venivano deposte le sue spoglie nell'appena ultimato "Tempio di Possagno" progettato da Canova, un antico Pantheon sulla collina prospiciente la sua casa.

FOTO DI COPERTINA
Antonio Canova, Amore e Psiche, dettaglio, 1787-'93, Museo del Louvre, Parigi