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Canova e i capolavori dell'Ermitage

Una mostra al Museo Archeologico di Napoli del 2019

Nel 2019, in occasione della mostra “Canova e l’antico”, giunsero al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) ben sei opere di Antonio Canova conservate all’Ermitage di San Pietroburgo, uno dei musei stranieri che conserva il maggior numero di opere dello scultore.
Curata da Giuseppe Pavanello, tra i massimi esperti di Canova qui intervistato, il filmato (Save the date, 2019) attraversa la mostra lungo un percorso espositivo straordinario di marmi, gessi, bozzetti, disegni e tempere posti accanto a capolavori antichi delle raccolte del Mann.

La mostra metteva a fuoco quel rapporto continuo, intenso e fecondo che legò Canova al mondo classico, facendone agli occhi dei suoi contemporanei un “novello Fidia”, capace di scardinare e rinnovare l’antico guardando alla natura

Al Museo Archeologico di Napoli, inoltre, sono conservati parte dei capolavori ammirati dal giovane Canova nel suo primo soggiorno in città del 1780: le pitture e le sculture di Ercolano e i marmi farnesiani, già studiati quand’erano a Roma in Palazzo Farnese, poi trasferiti a Napoli per volontà di Ferdinando IV. Queste celeberrime opere antiche sono state all’origine di creazioni canoviane importanti, come “Amorino alato Jusupov” (1793–‘95), chiara rivisitazione dell’”Amore Farnese” presente nel Museo.
Il dialogo fra antico e moderno, costante irrinunciabile per Canova, è ben esplicato anche nella vicenda emblematica del suo “Perseo trionfante” (1800-’01; Musei Vaticani). Infatti, l’opera canoviana venne commissionata da Pio VII per essere posta sul piedistallo dell'”Apollo del Belvedere”, dopo che la statua antica era stata portata in Francia all’epoca delle spoliazioni napoleoniche. 

Le proporzioni e la carica espressiva della statua neoclassica vennero riprese dall’opera antica, così che un “novello Apollo”, emblema di rinnovamento politico, etico e sociale, rimpiazzava la grave perdita nel Cortile del Belvedere 

E ancora. In occasione della mostra, la grande statua dedicata a Ferdinando IV di Borbone (1800) venne collocata nell’originaria nicchia dello scalone dove lo scultore l’aveva concepita; solo così l’opera tornava nella sua giusta luce zenitale che colpisce il doppio elmo del personaggio, creato per evocare le figure antiche di Pericle, principe di democrazia e Minerva, dea della sapienza e delle arti. 
Come Canova annotava …

L’antico bisognava mandarselo in mente, sperimentandolo nel sangue, sino a farlo diventare naturale come la vita stessa

Tra i capolavori esposti provenienti dall’Ermitage: il busto marmoreo del “Genio della morte” (1798-1805), la “Danzatrice” (1811-1812), “Ebe” stante (1800-1805), “Amorino alato” (1797), il gruppo marmoreo di “Amore e Psiche” stanti (1800-1805) e “Le Tre Grazie” (1812-1817), quest’ultime, concepite frontali come tre amiche del suo tempo e tuttavia, opera simbolo universale di bellezza e icona del grande Canova nel mondo. 
Dall’Ermitage, proveniva anche la grande statua romana dell’”Ermafrodito dormiente” (lll-l secolo a.C.) e il gruppo bronzeo di “Ercole e Lica”.
Proveniente da Kiev (Ucraina), l’imponente statua alta quasi tre metri, raffigurante “La Pace” e dal Getty Museum di Los Angeles, l’”Apollo che s’incorona”. 
Tra i capolavori in marmo che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo, la bellissima “Maddalena penitente” (Genova), il “Paride” (Museo Civico di Asolo) e la “Stele Mellerio”, vertice ineguagliabile di rarefazione formale e di pathos. 
Straordinaria anche la presenza di alcuni delicatissimi e grandi gessi, come il “Teseo vincitore del Minotauro” e l’”Endimione dormiente” (Gipsotheca di Possagno) e l’”Amorino” Campbell.

Canova e l’antico, 28 marzo – 30 giugno 2019 
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
MiBAC, MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), The State Hermitage Museum; Patrocinio di: Comune di Napoli, Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Museo Biblioteca Archivi di Bassano del Grappa

FOTO DI COPERTINA
Immagine della mostra “Canova e l’Antico”