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I Dioscuri. Giorgio de Chirico e Alberto Savinio

Un racconto di Philippe Daverio

Philippe Daverio ci conduce alla scoperta dei “Dioscuri” attraverso due mostre storiche, la prima dedicata al confronto tra la pittura dei due (Düsseldorf e Monaco di Baviera, 2001-‘02), la seconda interamente incentrata su Savinio (Milano, 2002-‘03, Fondazione Mazzotta).  

La prima esposizione tedesca che Daverio visitava a Monaco metteva in luce la collaborazione dei fratelli de Chirico nella creazione dell’estetica metafisica: ricordi di infanzia e di viaggio, vividi dettagli di paesaggi e architetture, letture profonde intrise di nichilismo nietzschiano, appaiono nelle tele di de Chirico prima e Savinio poi

Tuttavia, anche se Alberto prendeva in mano i pennelli solo nel secondo soggiorno parigino, tra il 1926 e il '32, l'esposizione di Monaco riusciva ad evidenziare i medesimi intenti dei due artisti attraverso il superamento del tradizionale ordine espositivo cronologico a favore di quello tematico. 
L'accostamento delle opere evidenziava lo stretto rapporto tra de Chirico e Savinio che, malgrado di tre anni più giovane del fratello, lo affiancava con una sua particolare interpretazione pittorica di temi legati alla memoria, l’infanzia, la preistoria, fino all’identità nazionale-culturale. Infatti, Savinio aveva trattato questi temi fin da giovane attraverso la musica (per la quale aveva conseguito un diploma in pianoforte a dodici anni) e poi l'opera, il teatro e la letteratura. 
A Parigi, nel 1910, Savinio pubblicava sulla rivista di Apollinaire "Les Soirées de Paris", un'opera oggi considerata il primo esempio di contaminazione di generi nella storia del teatro: Les Chants de la mi-mort (Savinio incanto e mito. Una mostra di Ester Coen).

A detta di Savinio, le note di "Les Chants de la mi-mort" erano l'equivalente musicale della poesia di Apollinaire e le muse ispiratrici della prima pittura Metafisica del fratello Giorgio

La grande antologica milanese su Alberto Savinio allestita per ricordare il cinquantesimo anniversario della morte dell'artista vedeva tra i curatori una delle maggiori esperte della sua opera, Pia Vivarelli (Alberto Savinio. "Grandi mostre" 1978). 
La mostra scavava a fondo nell’immaginario e nelle fonti visive del Dioscuro più giovane. Pittore, musicista, poeta e teorico, fin da subito partecipe alla Metafisica di Giorgio espressa a Parigi in tele serie e malinconiche, la pittura di Savinio si differenziava da quella del fratello per una spiccata ironia e un sentimento del meraviglioso molto singolare. 
Nelle sue tele del periodo parigino sono presenti tutti i temi cari all'artista. L'infanzia e i giocattoli, la riflessione sull'antico nelle varianti della citazione o dello stravolgimento dei modelli, la ricerca sui primordi del mondo e della cultura occidentale e soprattutto, il motivo principale che contraddistingue Savinio, ossia il continuo modificarsi della realtà naturale che dà luogo a metamorfosi e a strabilianti "apparizioni". 

Nell'ultima produzione dell'artista, il tema della metamorfosi coincide con una lucida consapevolezza di corrosione, qualcosa che minaccia la materia e intacca in maniera definitiva le certezze razionali dell'uomo contemporaneo

Al nucleo importante di tele, la mostra milanese affiancava anche una sezione molto originale e inedita: per la prima volta, un excursus sull'attenzione dell'artista per le arti decorative, disegni per tappeti e stoffe, mosaici e ceramiche, bozzetti per pitture murali, decorazioni di interni di navi e una larga scelta dei lavori realizzati negli anni Quaranta per illustrazioni di libri e articoli e per rappresentazioni teatrali e musicali.

APPROFONDIMENTO
Art Night. Fratelli Pennelli 
Giorgio de Chirico. L'uomo e l'artista