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Capogrossi alla Biennale del 1962
Arte figurativa e arte astratta: un dibattito acceso
Giuseppe Capogrossi partecipa con una sala personale alla XXXI Esposizione della Biennale Internazionale d'Arte, a Venezia nel 1962, e vince il primo premio per la pittura, ex aequo con Ennio Morlotti.Tornare all’oggetto non mi interessa più. Il fatto è che non sono in una fase diversa e parallela, ma sono più avanti. Le figure le vedo anch’io, solo che le assimilo, non le imito.
Giuseppe Capogrossi, 1964
Il filmato proveniente dalle Teche Rai, estratto dal programma ARTI E SCIENZE - CRONACHE DI ATTUALITA, propone l'intervista a Umbro Apollonio (1911-1981), Conservatore dell'Archivio Storico dell'Arte Contemporanea della Biennale di Venezia. Il documento costituisce una testimonianza del clima culturale segnato da contrasti, scissioni, abbandoni, ma anche d’imbocco di vie nuove, in cui il dibattito su arte figurativa e atsratta è ancora acceso. Al di là della distinzione tra figurativo e astratto, l’arte di ricerca del dopoguerra era chiamata a superare anche concettualmente le dicotomie, come Capogrossi stesso avrebbe ribadito ancora nel 1961, in uno dei suoi rari interventi: l’avanguardia non era più interessata alle divisioni di anacronistiche classificazioni, e la sua personale ricerca era riconosciuta ormai come un caso esemplare.
Io non faccio nessuna questione fra il figurativo e l’astratto. Ci sono cattivi pittori da una parte e dall’altra e questo basta per dimostrare che sono due modi validi di dipingere. Il mio passaggio non è stato improvviso, non è stata una folgorazione: è avvenuto attraverso una crisi di qualche anno. Anzi, la necessità del cambiamento m’è stata suggerita proprio dal lavoro, dal desiderio di ricominciare da capo. L’arte astratta è una forma d’arte autentica, ma non è sufficiente essere astratti per essere del buoni pittori.
Capogrossi partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1930, un appuntamento che si ripeterà nel ’34 e nel ’36, edizione in cui presenta uno dei suoi soggetti figurativi più frequenti: Arlecchino. Ritorna alla grande Esposizione Internazionale nel 1948, presentando esempi del percorso intrapreso verso l'astrattismo con opere neocubiste che testimoniano della sua partecipazione al clima generale, fra i pochi artisti “anziani” a mettersi pienamente in discussione. Tornerà alle Biennali veneziane nel 1950 e nel ’52 con cinque opere presentate in catalogo con un semplice numero. E' invitato, ancora all'Esposizione Internazionale nel 1954 dove partecipa con un'impegnativa sala personale costituita unicamente da opere segniche, concepita insieme al suo mercante Carlo Cardazzo al fine di consolidare la sua affermazione sulla scena artistica internazionale, già sancita dalla monografia dedicata all'artista da Michel Seuphor.
Nell'edizione del '54 Capogrossi presenta la prima opera che contiene un ovale Superficie 69 (1953). Giulio Carlo Argan, convinto che l’arte è un “atto della coscienza”, dopo avere visitato l’esposizione scrive in privato all’artista “Tra i pittori d’oggi tu sei uno dei pochi che si preoccupano assai più della forma che del quadro; e si rendono conto che, per salvare la prima, può essere necessario e mette comunque conto di sacrificare il secondo (…) Perciò io penso che la tua posizione, anche se qualcuno possa giudicarla ostinatamente appartata e astrattamente contemplativa , sia generosa ed umana.(…) Fa sempre piacere ritrovare nella pittura di un amico le sue più autentiche qualità morali; e di questo, non d’altro.”