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La Maddalena giacente di Canova

Un racconto di Mario Guderzo

Lo storico dell’arte Mario Guderzo, ex direttore della Gipsoteca di Possagno e grande studioso di Antonio Canova, in questa intervista racconta lo straordinario ritrovamento di un inedito dell'artista. Si tratta della “Maddalena giacente” (1819-’22, Collezione privata, Regno Unito), marmo a grandezza naturale, qui esposto per la prima volta, assurto agli onori della cronaca mondiale dopo quasi due secoli di oblio.

Ad identificare e provare l’originalità dell’opera, l’esistenza di un calco in gesso nella Gipsoteca di Possagno e vari disegni preparatori di Canova

Ultimata nel 1822, anno della morte dell’artista, la travagliata vicenda della “Maddalena giacente”, a lungo spostata tra collezioni ed aste inglesi, inizia con la commissione da parte dell’illustre Robert Jenkinson, II conte di Liverpool e primo ministro inglese. 
L’opera appartiene a una serie di figure “giacenti” che l’artista si apprestava a realizzare nell’ultima parte della sua vita, esprimendo così un sentimento già romantico tipico anche di altre realizzazioni dell’epoca (Paolina Borghese come Venere vincitrice, Najade con Amorino, Dirce, Ninfa dormiente), tra cui un “Endimione” qui esposto vicino alla “Maddalena” (“Endimione dormiente, 1819-’22, gesso, Accademia di Belle Arti, Ravenna).
Lo sguardo della "Maddalena", la testa reclinata all’indietro, la lacrima a rigarle il volto, evocano la figura berniniana di Ludovica Albertoni (Gian Lorenzo Bernini, Estasi della Beata Ludovica Albertoni, 1674, Chiesa di San Francesco a Ripa, Roma) di cui quest’opera ritrovata assume la posa estatica.

FOTO DI COPERTINA
Antonio Canova, La Maddalena giacente, 1819-‘22, marmo, 75x176x84,5cm., Collezione privata, Regno Unito