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Cimabue, Madonna con Bambino in trono con Angeli e profeti, 1290-1300 ca., tempera su tavola, fondo oro; 384x223cm. Proveniente dalla chiesa di Santa Trinità a Firenze, il dipinto è ricordato fin dal '500 come opera di Cimabue, importante pittore fiorentino del XIII secolo attivo in Toscana e documentato a Roma, Assisi e Bologna.
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Giotto, Madonna con Bambino e Santi, 1300-1305 ca., tempera su tavola, fondo oro, 325x204cm. L'opera proviene dalla chiesa fiorentina di Ognissanti (XIII sec.) e fu eseguita quando Giotto era già artista di grande fama. Questa Maestà, iconografia molto diffusa all'epoca, rappresentò un modello di ispirazione per molti pittori.
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Simone Martini, Annunciazione e i santi Ansano e Massima, 1333, scomparto di trittico, tempera su tavola, fondo oro, 184x210cm. La tavola firmata e datata, fu eseguita per l’altare di Sant’Ansano del transetto del Duomo di Siena, dove rimase fino al 1799, quando il Granduca Pietro Leopoldo la portò agli Uffizi. La straordinaria raffinatezza lineare che non ha modelli coevi in Italia, aprì la strada all'artista fra i pittori italiani alla corte papale di Avignone.
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Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, 1435-1440 ca., tempera su tavola, 182x323cm. La tavola era parte di un ciclo di tre dipinti che celebrava la vittoria dei fiorentini sulle truppe senesi e sull’alleanza guidata dal duca di Milano nella battaglia di San Romano (1432). Niccolò da Tolentino, a capo dell’esercito fiorentino, è raffigurato mentre con l’asta colpisce e disarciona Bernardino della Carda, il condottiero alla guida delle truppe avversarie.
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Piero della Francesca, Ritratto di Battista Sforza, 1473-1475 ca., olio su tavola 47x33cm. Opera tra le più famose dell'artista, il doppio ritratto attesta il consolidato rapporto fra il pittore e i duchi, alla cui corte, ambiente colto e raffinato, Piero soggiornò ripetutamente. La rigorosa impostazione prospettica si fonde con la lenticolare rappresentazione della natura propria della pittura fiamminga.
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Piero della Francesca, Ritratto di Federico da Montefeltro Duca di Urbino, 1473-1475 ca., olio su tavola 47x33cm. Celebre ritratto di Federico da Montefeltro, parte del dittico con il ritratto della moglie Battista Sforza; i due signori di Urbino, in accordo con la tradizione quattrocentesca ispirata alla numismatica antica, sono rappresentati di profilo, un taglio che garantiva la verosimiglianza senza che trasparissero gli stati d’animo.
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Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, 1432 ca., tempera su tavola, 112x114cm. Vasari ricorda la tavola nella chiesa di Sant'Egidio; l'opera, in origine aveva una predella con due pannelli (Sposalizio ed Esequie della Vergine), oggi al Museo di San Marco. La struttura del dipinto e l'uso splendente dei colori sull'oro, richiama il maestro dell'Angelico, Lorenzo Monaco, autore di un'altra Incoronazione della Vergine sempre agli Uffizi.
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Filippo Lippi, Madonna con Bambino e angeli, 1460-1465 ca., tempera su tavola, 95x62cm. Celebre opera di Filippo Lippi caratterizzata dalla straordinaria spontaneità della giovane Madonna intenta a contemplare il figlio verso il quale rivolge un gesto di preghiera. Le prime notizie di quest'opera votiva risalgono alla fine del '700, quando si trovava nella Villa medicea del Poggio Imperiale a Firenze.
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Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1485 ca., tempera su tela, 172,5x278,5cm. La composizione raffigura l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e Aura. L’atteggiamento pudico di Venere deriva dalla statuaria classica, mentre la coppia dei Venti che volano abbracciati, è una citazione da un’opera ellenistica posseduta da Lorenzo il Magnifico.
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Leonardo, Annunciazione, 1472 ca., olio su tavola, 90x222cm. L’opera è ritenuta del periodo giovanile di Leonardo, quando era ancora a bottega da Andrea Verrocchio. Pervenuta agli Uffizi nel 1867 dalla sagrestia della chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto, della tavola non si conoscono né la collocazione originaria, né la committenza.
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Michelangelo, Sacra Famiglia, 1505-06, tempera grassa su tavola, diametro 120cm. Michelangelo dipinse quest'opera per il matrimonio del 1504 di Agnolo Doni, prestigioso mercante fiorentino, con Maddalena Strozzi. La compresenza a Firenze di Leonardo, Michelangelo e Raffaello aprì, nel primo decennio del secolo, una stagione di altissimo fervore culturale.
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Parmigianino, Madonna dal collo lungo, 1534-1540 ca., olio su tavola, 216×132 cm. Opera rappresentativa del Manierismo italiano, stile anticlassico e ricco di allusioni e trasposizioni simboliche. La Madonna fu commissionata da Elena Baiardi Tagliaferri per la sua cappella nella chiesa di Santa Maria dei Servi a Parma; nel 1698 la tavola giunse a Firenze e nel 1799, con le spoliazioni napoleoniche, fu portata a Parigi, dove restò fino al 1815.
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Rubens, Le conseguenze della guerra, 1637-1638 ca., olio su tela, 206x305cm. Conservato nella Galleria Palatina, il soggetto mitologico allegorico nasce dalle riflessioni maturate dall'artista durante la Guerra dei Trent'anni. Il quadro, completa un percorso iniziato con l'Allegoria della Pace, dipinta da Rubens nel 1630 per Carlo I d'Inghilterra.
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Il Corridoio Vasariano fu progettato da Giorgio Vasari nel 1565, per consentire ai Granduchi di muoversi in sicurezza dalla loro residenza di Palazzo Pitti, alla sede del governo in Palazzo Vecchio, passando sopra Ponte Vecchio. Dagli anni '70 del '900, il corridoio ha ospitato la corposa collezione di autoritratti delle Gallerie, avviata nel '600 dal Cardinale Leopoldo de’ Medici. Oggi in ristrutturazione.
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Il terzo Corridoio di ponente è una galleria che ospita la collezione di statue classiche, soprattutto romane, provenienti in gran parte da Cosimo III. Alla fine del corridoio è esposta la copia del gruppo ellenistico del Laocoonte (1520-1525) eseguita da Baccio Bandinelli, a testimonianza del grande impatto che tale rinvenimento romano, del 1506, ebbe sugli artisti del tempo.
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Galleria degli Uffizi. Focus sulla collezione