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Biennale della Fotografia Femminile
A Mantova grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose iniziative per una riflessione sull'eredità che lasciamo alle generazioni future.
Lo sguardo femminile su un mondo lacerato da conflitti e violenze, da imponenti migrazioni che fanno vacillare identità secolari, origine di traumi individuali e collettivi; reportage fotografici lucidi e appassionati dal pianeta Terra segnato da catastrofi naturali, da cambiamenti ambientali che cancellano i paesaggi, offendono le memorie, rendendo incerto e minaccioso il tempo futuro.
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminile, a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 (con la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova), propone una riflessione intorno al concetto di Legacy, termine che riassume diversi significati: Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future.
LE ARTISTE E I PROGETTI
DANIELLA ZALCMAN
Signs of Your Identity, 2016 - in corso
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietnamita-americana con base a Parigi e New York. È beneficiaria del Pulitzer Center on Crisis Reporting e della National Geographic Society, borsista della International Women's Media Foundation e la fondatrice diell'organizzazione no profit Women Photograph. Il suo lavoro si concentra sulle eredità della colonizzazione occidentale, dall'ascesa dell'omofobia nell'Africa orientale all'educazione e all'assimilazione forzata dei bambini indigeni del Nord America messa in atto negli ultimi decenni del secolo scorso.Tema, quest'ultimo, al centro del progetto in corso Signs of Your Identity che ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
SOLMAZ DARYANI
The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia), 2014 – in corso
Tempo fa, il Lago di Urmia, in Iran, era il lago più grande del Medio Oriente e il secondo più grande del mondo. Le sei milioni di persone circa che vivono nel bacino di Urmia hanno legami sociali ed economici profondi con questa fonte d'acqua in esaurimento. I turchi azeri lo chiamano “il solitario turchino dell’Azerbaijan”. Con l’inaridimento del Lago, il turismo locale e l’agricoltura hanno subito un tracollo In questa continua e prolungata storia ambientale e personale, iniziata nel 2014, Daryani dimostra l’impatto sulla famiglia e su un più ampio ecosistema al fine di riflettere l’interconnessione tra gli esseri umani e l’ambiente.
Solmaz Daryani è una fotografa documentarista iraniana. Vive tra l’Iran e il Regno Unito. È beneficiaria della Magnum Foundation, della National Geographic Society, ed è membro di Women Photograph e Diversify Photo. Il suo lavoro si concentra maggiormente sulla nostra relazione con l’ambiente ed esplora il suo impatto sociale, culturale, religioso e politico.
FATEMEH BEHBOUDI
The War is Still Alive, 2014 – in corso
Fatemeh Behboudi è nata a Teheran, in Iran. Ha studiato fotografia e dopo il 2007, ha lavorato per diversi servizi di informazione iraniani, tra cui l'Iranian Quran News Agency (IQNA), l'agenzia di stampa studentesca Pana, Bornanews e Mehr (MNA). Nel simposio Doorbin.net (2010) ha vinto il 2°premio al concorso per documentari. Nel 2015, ha vinto il World Press Photo, si è classificata al 1°posto nella categoria Feature Picture Story-Freelance/Agency di Pictures of the Year International ed è stata esposta nell'Asian Women Photographers’ Showcase di Obscura. Il progetto The War is Still Alive su cui la fotografa iraniana lavora da sei anni racconta le conseguenze devastanti della guerra tra Iran e Iraq a trent'anni dalla risoluzione ONU del 1988.
TAMI AFTAB
The Dog’s in the Car, 2019 – in corso
Tami Aftab nasce e vive a Londra. Il suo lavoro tocca temi di intimità, performance e giocosità attraverso la forma della ritrattistica. Ha studiato Fotografia al London College of Communication ed è stata ospite alla UWE Bristol e alla MMU Manchester. Ha vinto una borsa di studio Getty e i suoi lavori sono stati pubblicati sul Der Greif, Der Spiegel, sul British Journal of Photography e sul The Washington Post.
The Dog's in the Car è una storia che parla della relazione padre - figlia e di come una famiglia affronti la malattia e l'identità. L'artista mette in discussione i toni sommessi che caratterizzano la malattia, le domande sulla collaborazione e il consenso nonché la famiglia come soggetto e lo spazio tra documentario e spettacolo.
SARAH BLESENER
Beckon Us from Home, 2017 – in corso
Il lavoro di Sarah Blesener si sviluppa attorno all'adolescenza raccontando - con un doppio sguardo da educatrice e fotografa - le sfumature di un’età in crescita e l'innocente spensieratezza delle/i cadette/i militari, tra Russia e in USA. Blesener ha visitato le Accademie militari e scuole russe per Toy Soldiers, mentre per Beckon Us From Home (iniziato nel 2016 e tuttora in corso) sta mappando i Camp che insegnano - sin dai sei anni - i valori americani, la fede ed il militarismo negli Stati Uniti.
Sarah Blesener vive a New York. Dopo la laurea ha studiato alla Bookvar Russian Academy di Minneapolis, concentrandosi sulla lingua russa. Si è diplomata all'ICP di New York frequentando il corso in “Visual Journalism and Documentary Practice”. I suoi ultimi lavori ruotano attorno al rapporto tra ideologie e i giovani di Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Il suo progetto, Beckon Us From Home, ha ricevuto il 1°premio nella categoria Long-Term Project del World Press Photo 2019.
Solmaz Daryan: The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia), 2014
ILVY NJIOKIKTJIEN
Born Free, 2007-2019
In Born Free, un progetto che integra fotografia e video, realizzato in dodici anni, Ilvy Njiokiktjien esplora cosa vuol dire “convivere con l'eredità della disuguaglianza” nel paese dell’apartheid, il Sudafrica. Gli scatti in mostra entrano nella vita, nei divertimenti, nelle scuole per mostrarci la prima generazione nata libera, la cui sfida sarà realizzare l'eredità di Mandela di una “Nazione Arcobaleno".
Ilvy Njiokiktjien è una fotografa indipendente e giornalista multimediale che vive nei Paesi Bassi. Come fotografa documentarista, lavora su temi contemporanei e questioni sociali. Njiokiktjien ha lavorato in molte parti del mondo, con un focus sull'Africa. I suoi lavori sono apparsi su The New York Times, Der Spiegel, NRC Handelsblad e altri ancora. È rappresentata dalla VII Photo Agency ed è Canon Ambassador. Riconoscimenti includono premi al World Press Photo, Pictures of the Year -POYi e altri.
MYRIAM MELONI
Insane Security, 2012, 2013 e un Site Specific per BFF 2022
La maggior parte delle società democratiche moderne sancisce nelle proprie costituzioni l'inviolabilità dell'integrità fisica dei cittadini. Tuttavia, esiste una tensione costante tra la protezione di questo diritto e l'uso effettivo della forza da parte degli organismi di sicurezza. Nella Repubblica Argentina, dove il tasso di criminalità è più basso che in altri paesi latinoamericani, il "senso di insicurezza" è tra i più alti dell'America Latina. Questa costante percezione del pericolo, esacerbata dai media, si trasforma in una crescente domanda sociale dell'uso della forza, spesso letale, per ridurre i livelli di criminalità del paese.
Myriam Meloni è una fotografa italiana. Originariamente formata come avvocato presso l'Università di Bologna e specializzata in criminologia a Barcellona, si avvicina alla fotografia con il corso triennale. Dopo essersi trasferita in Argentina, si specializza in fotografia documentaria e inizia a collaborare con testate nazionali e ONG internazionali. Ha concentrato il suo lavoro sulla questione sociale contemporanea, utilizzando la vita quotidiana nella nostra società per approcciare tematiche più generali. Nel 2013 ha ricevuto il 2° premio al Firecracker Grant per le fotografe europee.
FLAVIA ROSSI
Nuovo Patrimonio, 2018 - in corso
L’Italia è un paese che possiede un grande numero di beni ereditati dal suo passato. La fotografa di architettura Flavia Rossi in “Nuovo Patrimonio” punta il suo obiettivo documentando i beni culturali e le architetture vittime del terremoto che nel 2016 ha colpito il centro Italia. Sempre con maggiore urgenza in tutto il territorio gli edifici necessitano di essere puntellati, stampellati, per evitarne il collasso strutturale. Sostegni che nelle lunghe attese d’intervento diventano parte integrante della struttura, sia essa un edificio o un affresco, andando così ad articolarsi in nuove forme ibride. Questi provvedimenti prolungati modificheranno la struttura degli edifici stessi, andando a costituire un Patrimonio - né storico né contemporaneo - semplicemente Nuovo perché non collocabile in alcuno stile o concetto di riferimento. Quale Legacy lasceremo di tutto questo grande patrimonio in pericolo? Il lavoro nasce da una collaborazione con l'architetto Giulio Luccioni.
Flavia Rossi è una fotografa italiana che ha ricevuto diversi premi e partecipato a residenze in Italia e all'estero e che ha lavorato frequentemente per il Ministero Italiano dei Beni Culturali. I suoi lavori sono stati in mostra alla Triennale di Milano nel 2021 e in diversi altri contesti in Europa.
ESTHER RUTH MBABAZI
This Time We Are Young, 2017 - in corso
L’Africa è il continente più giovane del mondo, con il 60% della sua popolazione al di sotto dei 25 anni. Un continente in cui non sempre c'è lo spazio necessario alle giovani generazioni per sperimentare e crescere, attraverso i loro sogni e le loro speranze. This Time We Are Young indaga sugli effetti dei cambiamenti demografici nel continente africano, dal Sud Sudan all'Uganda, al Kenya e oltre. Nel 2019, Mbabazi ha deciso di ampliare il progetto fotografando i giovani africani in Europa, evidenziando soprattutto, quali eredità e originalità sono emerse dalla fusione delle culture dei due mondi in cui vivono.
Esther Ruth Mbabazi vive a Kampala, in Uganda. Come fotografa documentarista, utilizza lo storytelling e il fotogiornalismo per affrontare i problemi della sua società. Il suo lavoro esplora le condizioni del continente africano, con particolare attenzione agli aspetti sociali, fisici ed emotivi della vita quotidiana. È spinta a portare alla luce questioni spesso trascurate. È un'esploratrice del National Geographic, una fotografa della Fondazione Magnum & Social Justice Fellow e uno dei sei talenti per il ciclo 2020 del WPP 6x6 Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste e le sono stati commissionati da ONG e organizzazioni internazionali.
DELPHINE DIALLO
Highness, 2012 - in corso
Delphine Diallo conduce una ricerca specifica sul ritratto e attinge dall'antropologia alla mitologia sino allo studio dell'iconografia tradizionale per ampliare il suo punto di osservazione, integrando le nuove suggestioni in maniera trasversale alla pura indagine fotografica e creare forme inedite. Il risultato si traduce nel progetto Highness: una serie di ritratti di donne, anche molto differenti tra loro, in cui si coglie uno studio sulle tradizioni culturali ma in una totale rielaborazione della fotografa, tra ricerca e creatività.
Delphine Diallo è un'artista visiva e fotografa franco-senegalese. Laureata a Parigi, nel 2008 si trasferisce a New York. Ha collaborato al servizio fotografico del calendario Pirelli in Botswana. Ispirata dai nuovi ambienti, ha deciso di tornare nella città natale di suo padre a Saint-Louis in Senegal, per iniziare una nuova ricerca della sua visione. Combina l'arte con l'attivismo, spingendo sulle molte possibilità di responsabilizzare le donne, i giovani e le minoranze culturali attraverso la provocazione visiva.
BETTY COLOMBO
La Riparazione, 2019-2020
Betty Colombo è una fotoreporter che ha all’attivo diverse mostre fotografiche nel mondo, 5 libri e 2 premi alla carriera. Immagini sue sono state acquistate dal Centre Pompidou, dal Guggenheim e dal Museo d’arte moderna di Stoccolma. Il suo lavoro è viaggiare: sceglie una destinazione, studia i percorsi, parte, incontra gente, scatta circa 18.000 foto in 10 giorni. Molte delle foto sono utilizzate per pubblicazioni, altre da Save the planet per raccontare storie del mondo.
Il progetto La riparazione apre quattro finestre su altrettanti momenti in cui l’uomo e la natura cercano un dialogo per la salvezza comune.Un territorio colpito da un incendio e la sua rinascita; un uomo che torna alla vita attraverso la donazione degli organi; il salvataggio di un animale da parte di un veterinario; un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva in seguito a un’ustione. Come il bosco incendiato cambia parte di sé, allo stesso modo l’uomo cambia la propria pelle.
LUMINA COLLECTIVE
Fondato nel 2017, Lumina è un collettivo impegnata a rivelare storie e narrazioni diverse all'interno del paesaggio australiano e non solo. L'obiettivo principale di Lumina è costruire capacità attraverso la collaborazione e la comunità. Ogni artista porta al collettivo una voce e una visione unica. I membri fondatori sono: Donna Bailey, Chloe Bartram, Jessie Boylan, Aletheia Casey, Anna Maria Antoinette D'Addario, Lyndal Irons, Morganna Magee e Sarah Rhodes. Gli artisti di Lumina Collective lavorano in tutta l'Australia in diverse aree regionali e nelle principali città.
Alla BFF presentano Echoes, una mostra che vuole porre domande sull'idea di identità attraverso esplorazioni nella storia delle famiglie, nel trauma e la perdita, la migrazione, nozioni di casa e la formazione di identità australiane in contesti sociali e culturali.
BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE
LEGACY
II ed. 3-27 marzo 2022, Mantova
In copertina: Fatemeh Behboudi, The War is Still Alive, 2014
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminile, a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 (con la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova), propone una riflessione intorno al concetto di Legacy, termine che riassume diversi significati: Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future.
Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020, realizzata con un programma parziale a causa della pandemia, ha suggerito il tema di questa edizione, ideata e promossa, come la precedente, dall'associazione la Papessa. La BFF 2022 seguirà lo stesso format ideato per la prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali, ospitate, in particolare, a Palazzo Te e presso la Casa di Mantegna, e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni che animeranno cinema, librerie, gallerie della città di Mantova.Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea. Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importante lavoro culturale e di ricerca - anche a livello internazionale - portato avanti da BFF.In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata.
LE ARTISTE E I PROGETTI
DANIELLA ZALCMAN
Signs of Your Identity, 2016 - in corso
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietnamita-americana con base a Parigi e New York. È beneficiaria del Pulitzer Center on Crisis Reporting e della National Geographic Society, borsista della International Women's Media Foundation e la fondatrice diell'organizzazione no profit Women Photograph. Il suo lavoro si concentra sulle eredità della colonizzazione occidentale, dall'ascesa dell'omofobia nell'Africa orientale all'educazione e all'assimilazione forzata dei bambini indigeni del Nord America messa in atto negli ultimi decenni del secolo scorso.Tema, quest'ultimo, al centro del progetto in corso Signs of Your Identity che ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
SOLMAZ DARYANI
The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia), 2014 – in corso
Tempo fa, il Lago di Urmia, in Iran, era il lago più grande del Medio Oriente e il secondo più grande del mondo. Le sei milioni di persone circa che vivono nel bacino di Urmia hanno legami sociali ed economici profondi con questa fonte d'acqua in esaurimento. I turchi azeri lo chiamano “il solitario turchino dell’Azerbaijan”. Con l’inaridimento del Lago, il turismo locale e l’agricoltura hanno subito un tracollo In questa continua e prolungata storia ambientale e personale, iniziata nel 2014, Daryani dimostra l’impatto sulla famiglia e su un più ampio ecosistema al fine di riflettere l’interconnessione tra gli esseri umani e l’ambiente.
Solmaz Daryani è una fotografa documentarista iraniana. Vive tra l’Iran e il Regno Unito. È beneficiaria della Magnum Foundation, della National Geographic Society, ed è membro di Women Photograph e Diversify Photo. Il suo lavoro si concentra maggiormente sulla nostra relazione con l’ambiente ed esplora il suo impatto sociale, culturale, religioso e politico.
FATEMEH BEHBOUDI
The War is Still Alive, 2014 – in corso
Fatemeh Behboudi è nata a Teheran, in Iran. Ha studiato fotografia e dopo il 2007, ha lavorato per diversi servizi di informazione iraniani, tra cui l'Iranian Quran News Agency (IQNA), l'agenzia di stampa studentesca Pana, Bornanews e Mehr (MNA). Nel simposio Doorbin.net (2010) ha vinto il 2°premio al concorso per documentari. Nel 2015, ha vinto il World Press Photo, si è classificata al 1°posto nella categoria Feature Picture Story-Freelance/Agency di Pictures of the Year International ed è stata esposta nell'Asian Women Photographers’ Showcase di Obscura. Il progetto The War is Still Alive su cui la fotografa iraniana lavora da sei anni racconta le conseguenze devastanti della guerra tra Iran e Iraq a trent'anni dalla risoluzione ONU del 1988.
TAMI AFTAB
The Dog’s in the Car, 2019 – in corso
Tami Aftab nasce e vive a Londra. Il suo lavoro tocca temi di intimità, performance e giocosità attraverso la forma della ritrattistica. Ha studiato Fotografia al London College of Communication ed è stata ospite alla UWE Bristol e alla MMU Manchester. Ha vinto una borsa di studio Getty e i suoi lavori sono stati pubblicati sul Der Greif, Der Spiegel, sul British Journal of Photography e sul The Washington Post.
The Dog's in the Car è una storia che parla della relazione padre - figlia e di come una famiglia affronti la malattia e l'identità. L'artista mette in discussione i toni sommessi che caratterizzano la malattia, le domande sulla collaborazione e il consenso nonché la famiglia come soggetto e lo spazio tra documentario e spettacolo.
SARAH BLESENER
Beckon Us from Home, 2017 – in corso
Il lavoro di Sarah Blesener si sviluppa attorno all'adolescenza raccontando - con un doppio sguardo da educatrice e fotografa - le sfumature di un’età in crescita e l'innocente spensieratezza delle/i cadette/i militari, tra Russia e in USA. Blesener ha visitato le Accademie militari e scuole russe per Toy Soldiers, mentre per Beckon Us From Home (iniziato nel 2016 e tuttora in corso) sta mappando i Camp che insegnano - sin dai sei anni - i valori americani, la fede ed il militarismo negli Stati Uniti.
Sarah Blesener vive a New York. Dopo la laurea ha studiato alla Bookvar Russian Academy di Minneapolis, concentrandosi sulla lingua russa. Si è diplomata all'ICP di New York frequentando il corso in “Visual Journalism and Documentary Practice”. I suoi ultimi lavori ruotano attorno al rapporto tra ideologie e i giovani di Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Il suo progetto, Beckon Us From Home, ha ricevuto il 1°premio nella categoria Long-Term Project del World Press Photo 2019.
Solmaz Daryan: The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia), 2014
ILVY NJIOKIKTJIEN
Born Free, 2007-2019
In Born Free, un progetto che integra fotografia e video, realizzato in dodici anni, Ilvy Njiokiktjien esplora cosa vuol dire “convivere con l'eredità della disuguaglianza” nel paese dell’apartheid, il Sudafrica. Gli scatti in mostra entrano nella vita, nei divertimenti, nelle scuole per mostrarci la prima generazione nata libera, la cui sfida sarà realizzare l'eredità di Mandela di una “Nazione Arcobaleno".
Ilvy Njiokiktjien è una fotografa indipendente e giornalista multimediale che vive nei Paesi Bassi. Come fotografa documentarista, lavora su temi contemporanei e questioni sociali. Njiokiktjien ha lavorato in molte parti del mondo, con un focus sull'Africa. I suoi lavori sono apparsi su The New York Times, Der Spiegel, NRC Handelsblad e altri ancora. È rappresentata dalla VII Photo Agency ed è Canon Ambassador. Riconoscimenti includono premi al World Press Photo, Pictures of the Year -POYi e altri.
MYRIAM MELONI
Insane Security, 2012, 2013 e un Site Specific per BFF 2022
La maggior parte delle società democratiche moderne sancisce nelle proprie costituzioni l'inviolabilità dell'integrità fisica dei cittadini. Tuttavia, esiste una tensione costante tra la protezione di questo diritto e l'uso effettivo della forza da parte degli organismi di sicurezza. Nella Repubblica Argentina, dove il tasso di criminalità è più basso che in altri paesi latinoamericani, il "senso di insicurezza" è tra i più alti dell'America Latina. Questa costante percezione del pericolo, esacerbata dai media, si trasforma in una crescente domanda sociale dell'uso della forza, spesso letale, per ridurre i livelli di criminalità del paese.
Myriam Meloni è una fotografa italiana. Originariamente formata come avvocato presso l'Università di Bologna e specializzata in criminologia a Barcellona, si avvicina alla fotografia con il corso triennale. Dopo essersi trasferita in Argentina, si specializza in fotografia documentaria e inizia a collaborare con testate nazionali e ONG internazionali. Ha concentrato il suo lavoro sulla questione sociale contemporanea, utilizzando la vita quotidiana nella nostra società per approcciare tematiche più generali. Nel 2013 ha ricevuto il 2° premio al Firecracker Grant per le fotografe europee.
FLAVIA ROSSI
Nuovo Patrimonio, 2018 - in corso
L’Italia è un paese che possiede un grande numero di beni ereditati dal suo passato. La fotografa di architettura Flavia Rossi in “Nuovo Patrimonio” punta il suo obiettivo documentando i beni culturali e le architetture vittime del terremoto che nel 2016 ha colpito il centro Italia. Sempre con maggiore urgenza in tutto il territorio gli edifici necessitano di essere puntellati, stampellati, per evitarne il collasso strutturale. Sostegni che nelle lunghe attese d’intervento diventano parte integrante della struttura, sia essa un edificio o un affresco, andando così ad articolarsi in nuove forme ibride. Questi provvedimenti prolungati modificheranno la struttura degli edifici stessi, andando a costituire un Patrimonio - né storico né contemporaneo - semplicemente Nuovo perché non collocabile in alcuno stile o concetto di riferimento. Quale Legacy lasceremo di tutto questo grande patrimonio in pericolo? Il lavoro nasce da una collaborazione con l'architetto Giulio Luccioni.
Flavia Rossi è una fotografa italiana che ha ricevuto diversi premi e partecipato a residenze in Italia e all'estero e che ha lavorato frequentemente per il Ministero Italiano dei Beni Culturali. I suoi lavori sono stati in mostra alla Triennale di Milano nel 2021 e in diversi altri contesti in Europa.
ESTHER RUTH MBABAZI
This Time We Are Young, 2017 - in corso
L’Africa è il continente più giovane del mondo, con il 60% della sua popolazione al di sotto dei 25 anni. Un continente in cui non sempre c'è lo spazio necessario alle giovani generazioni per sperimentare e crescere, attraverso i loro sogni e le loro speranze. This Time We Are Young indaga sugli effetti dei cambiamenti demografici nel continente africano, dal Sud Sudan all'Uganda, al Kenya e oltre. Nel 2019, Mbabazi ha deciso di ampliare il progetto fotografando i giovani africani in Europa, evidenziando soprattutto, quali eredità e originalità sono emerse dalla fusione delle culture dei due mondi in cui vivono.
Esther Ruth Mbabazi vive a Kampala, in Uganda. Come fotografa documentarista, utilizza lo storytelling e il fotogiornalismo per affrontare i problemi della sua società. Il suo lavoro esplora le condizioni del continente africano, con particolare attenzione agli aspetti sociali, fisici ed emotivi della vita quotidiana. È spinta a portare alla luce questioni spesso trascurate. È un'esploratrice del National Geographic, una fotografa della Fondazione Magnum & Social Justice Fellow e uno dei sei talenti per il ciclo 2020 del WPP 6x6 Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste e le sono stati commissionati da ONG e organizzazioni internazionali.
DELPHINE DIALLO
Highness, 2012 - in corso
Delphine Diallo conduce una ricerca specifica sul ritratto e attinge dall'antropologia alla mitologia sino allo studio dell'iconografia tradizionale per ampliare il suo punto di osservazione, integrando le nuove suggestioni in maniera trasversale alla pura indagine fotografica e creare forme inedite. Il risultato si traduce nel progetto Highness: una serie di ritratti di donne, anche molto differenti tra loro, in cui si coglie uno studio sulle tradizioni culturali ma in una totale rielaborazione della fotografa, tra ricerca e creatività.
Delphine Diallo è un'artista visiva e fotografa franco-senegalese. Laureata a Parigi, nel 2008 si trasferisce a New York. Ha collaborato al servizio fotografico del calendario Pirelli in Botswana. Ispirata dai nuovi ambienti, ha deciso di tornare nella città natale di suo padre a Saint-Louis in Senegal, per iniziare una nuova ricerca della sua visione. Combina l'arte con l'attivismo, spingendo sulle molte possibilità di responsabilizzare le donne, i giovani e le minoranze culturali attraverso la provocazione visiva.
BETTY COLOMBO
La Riparazione, 2019-2020
Betty Colombo è una fotoreporter che ha all’attivo diverse mostre fotografiche nel mondo, 5 libri e 2 premi alla carriera. Immagini sue sono state acquistate dal Centre Pompidou, dal Guggenheim e dal Museo d’arte moderna di Stoccolma. Il suo lavoro è viaggiare: sceglie una destinazione, studia i percorsi, parte, incontra gente, scatta circa 18.000 foto in 10 giorni. Molte delle foto sono utilizzate per pubblicazioni, altre da Save the planet per raccontare storie del mondo.
Il progetto La riparazione apre quattro finestre su altrettanti momenti in cui l’uomo e la natura cercano un dialogo per la salvezza comune.Un territorio colpito da un incendio e la sua rinascita; un uomo che torna alla vita attraverso la donazione degli organi; il salvataggio di un animale da parte di un veterinario; un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva in seguito a un’ustione. Come il bosco incendiato cambia parte di sé, allo stesso modo l’uomo cambia la propria pelle.
LUMINA COLLECTIVE
Fondato nel 2017, Lumina è un collettivo impegnata a rivelare storie e narrazioni diverse all'interno del paesaggio australiano e non solo. L'obiettivo principale di Lumina è costruire capacità attraverso la collaborazione e la comunità. Ogni artista porta al collettivo una voce e una visione unica. I membri fondatori sono: Donna Bailey, Chloe Bartram, Jessie Boylan, Aletheia Casey, Anna Maria Antoinette D'Addario, Lyndal Irons, Morganna Magee e Sarah Rhodes. Gli artisti di Lumina Collective lavorano in tutta l'Australia in diverse aree regionali e nelle principali città.
Alla BFF presentano Echoes, una mostra che vuole porre domande sull'idea di identità attraverso esplorazioni nella storia delle famiglie, nel trauma e la perdita, la migrazione, nozioni di casa e la formazione di identità australiane in contesti sociali e culturali.
BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE
LEGACY
II ed. 3-27 marzo 2022, Mantova
In copertina: Fatemeh Behboudi, The War is Still Alive, 2014