VOLTI, la pittura italiana di ritratto nel XX secolo
Oltre sessanta artisti italiani dal 1900 a oggi
La mostra celebra la pittura di ritratto tra ‘900 e contemporaneità, tra committenza e libera interpretazione, attraverso oltre sessanta opere realizzate dal 1910 a oggi, che testi moniano l'evoluzione del ritratto e riflettono sulla sua importanza storica e attuale.
Le opere, provenienti da collezioni private, sono la testimonianza dell’indagine che quattro generazioni di artisti italiani hanno condotto fra le oscurità e la meraviglia dello sguardo, con particolare attenzione alle somiglianze somatiche, agli umori, ai luoghi comuni, alle complessità psicanalitiche e all’infinita sfaccettatura dei caratteri umani.
Gli artisti presenti sono Evangelina Alciati, Cesare Maggi, Matteo Olivero, Pompeo Borra, Jessie Boswell, Cagnaccio di San Pietro, Felice Casorati, Alberto Savinio, Mario Sironi, Gisberto Ceracchini, Alberto Ziveri, Gigi Chessa, Italo Cremona, Aroldo Bonzagni, Anselmo Bucci, Giorgio De Chirico, Ernesto Thayaht, Ferruccio Ferrazzi, Achille Funi, Carlo Levi, Ruggero Alfredo Michahelles (RAM), Nella Marchesini, Cesare Monti, Pietro Marussig, Francesco Menzio, Ubaldo Oppi, Lalla Romano, Enrico Baj, Carol Rama, Giancarlo Vitali, Giacomo Soffiantino, Giosetta Fioroni, Giovanni Testori, Mario Ceroli, Mario Merz, Salvo, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Thorsten Kirchhoff, Daniele Vezzani, Antonio Nunziante, Giovanni Frangi, Velasco Vitali, Luca Pignatelli, Daniele Galliano, Corrado Zeni, Stefano Arienti, Luca Caccioni, Massimo Kaufmann, Vanessa Beecroft, Livio Scarpella, Giovanni Iudice, Andrea Martinelli, Francesco Vezzoli, Enrico Tealdi, Valerio Berruti, Andrea Barzaghi, Luca De Angelis, Davide Serpetti.
Lo Spazio Circolo è allestito come una quadreria, una grande stanza dove i ritratti sembrano vere e proprie presenze in stretto dialogo con il visitatore. A Villa del Balbianello grazie all’allestimento di Velasco Vitali, i dipinti si inseriscono tra gli arredi storici negli ambienti adiacenti alla Loggia, la Biblioteca e la Sala del Cartografo e nel Salotto e Camera da letto della madre di Guido Monzino, integrati con l’attuale collezione di stampe e di libri.Il progetto si sviluppa in due luoghi opposti del Lago di Como, su due diverse sponde tradizionalmente
unite però da una via d’acqua che le accomuna per geografia e cultura: il ramo lecchese e quello
comasco, l’area manifatturiera e quella del Grand Tour disseminata di ville storiche.
Luca Beatrice commenta: Nel corso della storia dell’arte il genere del ritratto ha ricoperto funzioni sociali, politiche e culturali: ha mostrato il potere, la bellezza, l’importanza, la ricchez za e persino idealizzato l’uomo comune. Con l’avvento della fotografia divenuta in brevissimo tempo il mezzo più utilizzato per la ritrattistica il XX secolo segna una svolta fondamentale. Gli artisti cominciano a esplorare nuovi approcci;molti cercano di raccontare il carattere e la sfera emotiva dei soggetti, altri di esprimere il rapporto tra pittore e modello. L’interesse sempre più forte per la psicologia, unito al desiderio di rompere con la tradizione del passato, porta questi artisti a compiere innovazioni formali che cambieranno per sempre il modo di
rappresentare le persone.
La mostra VOLTI è un frammento narrativo lungo cent’anni, un focus surrogato di un sottoinsieme che
comprende tutti gli otto miliardi di volti possibili, ognuno degno di essere ritratto Si tratta di oltre sessanta
dipinti che raccontano un ritaglio d’occidente autentico, di un’area del mondo limitata, l’Italia, dove qualcuno
è stato a sua volta regista di un tempo che è fuggito e ha prestato attenzione a un volto che l’ha guardato”
spiega Velasco Vitali. “Gli artisti esposti hanno indagato fra le oscurità e le meraviglia dello sguardo, con
particolare attenzione alle somiglianze somatiche, alle atmosfere umane, ai luoghi comuni e alle complessità
psicanalitiche più con torte e all’infinita sfaccettatura dei caratteri. Se è vero che da questo tipo d’indagine è
derivata l’insaziabile voglia di vedersi da fuori di guardare le nostre sembianze da un punto di vista nuovo
che non sia il nostro, è altrettanto vero che il nost ro desiderio è stato quello di popolare il nostro mondo di
icone, che ci somigliassero e nelle quali poterci riconoscere.”.