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Divina Deneuve

Gli 80 anni di Catherine

Les Collégiennes di André Hunebelle del 1957 segna il debutto di Catherine Deneuve, appena adolescente, nel mondo del cinema. Un mondo che conosceva bene fin dalla nascita essendo figlia d’arte e sorella minore dell’attrice Françoise Dorléac, morta tragicamente in un incidente d’auto. 

Registi del calibro di Jacques Demy, Roman Polanski, Luis Buñuel, affascinati dal suo fare elegante ed algido, l’hanno fortemente voluta e amata, nutrendo il suo personale talento di attrice. Oui, je suis Catherine Deneuve, lo può dire ad alta voce l’attrice francese, essendo diventata negli anni, non solo ambasciatrice del cinema d’Oltralpe ma anche una delle interpreti di spicco del cinema internazionale nonché impegnata nel sostegno ad importanti cause umanitarie.

La sua bellezza elegante, da copertina su Vogue, ha fatto perdere la testa a molti uomini tra cui Roger Vadim, Francois Truffaut e Marcello Mastroianni che hanno condiviso con lei set cinematografici e vita privata. Ma la sua mano l’ha concessa solo una volta, al fotografo britannico David Bailey, sposato a Londra nel 1965, in pieno agosto, indossando un anticonformista abitino nero. Le immagini che vi proponiamo in questa clip, tratte dal documentario David Bailey, il fotografo delle star, del regista Jérôme de Missolz, immortalano la cerimonia, il rinfresco e contengono una breve intervista alla Deneuve.

Alla fine degli anni ’60 Catherine il suo ingresso trionfale ad Hollywood, forte del successo internazionale che nel 1967 aveva ottenuto con il film di Buñuel Bella di giorno. La sua interpretazione di Sèverine Sérizy, donna borghese, castrata dalle convenzioni sociali che però nasconde una seconda vita, in tutto e per tutto opposta a quella ufficiale, fa scandalo.

A parte la parentesi di Tristana, che la vede ancora una volta diretta dal Maestro spagnolo, negli anni ’70 si divide tra gli Stati Uniti e l’Italia dove, con Marco Ferreri gira La cagna (1972). E’ questa l’occasione dell’incontro con Marcello Mastroianni, con lui e con Ferreri tornerà a lavorare nel 1974 nel film Non toccare la donna bianca. Nel frattempo con l’attore italiano era nata una relazione e la piccola Chiara, venuta alla luce nel 1972. Nel 1977 interpreta Anima persa diretta da Dino Risi e nel 1977 recita per Sergio Citti in Casotto. E’ suo il David di Donatello 1981 per la migliore attrice straniera per la sua interpretazione in L'ultimo metrò di François Truffaut. 

La nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista arriva nel 1992 per il melodramma esotico Indocina di Régis Wargnier. Non vincerà la statuetta ma inizierà una proficua collaborazione con il regista portoghese Manoel De Oliveira che la inserisce nel cast de Il Convento, in coppia con John Malkovich (1995), Ritorno a casa (2000) e Un film parlato (2003). 

Nel 1998 con il film Place Vendome si aggiudica un doppio riconoscimento: Coppa Volpi a Venezia e Orso d’oro a Berlino, successo che ripeterà nel 2002 con il musical Otto donne e un mistero che le regalerà anche un Orso d’argento.

Non faccio cinema per denaro e il giorno in cui mi sembrerà di aver dato tutto, di ripetermi, mi fermerò
Catherine Deneuve

Il pubblico la apprezza, i registi se la contendono. In Francia la sua notorietà è pari all’icona della Marianne, simbolo patriottico e personificazione della Repubblica. Il suo nome sul grande schermo continua a brillare con, tra gli altri, Genealogia di un crimine (1997), Il tempo ritrovato (1999), Dancer in the Dark (2000) di Lars von Trier  e poi I tempi che cambiano (2004), Tre cuori (2014) di Benoît Jacquot, A testa alta (2015) di Emmanuelle Bercot fino a Dio esiste e vive a Bruxelles (2015) di Jaco Van Dormael.

Solo nel 2019 gira ben tre film. L’ultimo, Le verità del regista giapponese Kore'eda Hirokazu, la vede nei panni di Fabienne Daugeville, diva del cinema francese. Praticamente se stessa.