Rai Cultura

"Germania anno zero" di Rossellini al 36° Trieste Film Festival

Retrospettiva: 1945

Al 36° Trieste Film Festival (16 al 24 gennaio 2025) nella sezione RETROSPETTIVA: 1945. LA GUERRA È FINITA? TRAUMI, ROVINE, RICOSTRUZIONE verrà riproposta la visione del capolavoro neorealista di Roberto Rossellini Germania anno zero (1948), in programma al Teatro Miela lunedì 20 gennaio. La pellicola proviene dall'archivio della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia.

La sezione del TRFF Retrospettiva: 1945 offre al pubblico materiale proveniente dagli archivi mondiali, capolavori di finzione e documentari realizzati nel secondo dopoguerra, per comprendere un’epoca di disperazione e speranza.

Germania anno zero, che fa parte della cosiddetta "trilogia della guerra" di Rossellini insieme a Roma città aperta e Paisà, è ambientato nella Berlino occupata dagli Alleati, appena un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, quasi totalmente distrutta dopo sei anni di conflitto. Qui il regista utilizza principalmente attori non professionisti o locali. Anche il protagonista è interpretato da Edmund Moeschke, un ragazzino di 11 anni che nella vita si esibiva al circo come acrobata con la famiglia. Sembra che Rossellini lo avesse scelto anche perché gli ricordava il figlio Romano, prematuramente scomparso all'età di nove anni nel 1946, e alla cui memoria il film fu dedicato nei titoli di testa.

La pellicola di Rossellini propone un ritratto realistico e crudo di un bambino cresciuto troppo in fretta a causa degli orrori della guerra ma che vorrebbe tornare a godersi il gioco e la spensieratezza dell'infanzia nonostante quello che ha visto e che fa, senza però riuscirci. Il dolore e la pietà che Rossellini prova nei confronti del suo protagonista si trasmette con maestria allo spettatore le cui emozioni sono rese più intense dal contesto in cui si svolge la vicenda: le macerie di Berlino non sono solo fatte di mattoni ma simboleggiano la distruzione interiore e morale dei personaggi con cui Edmund viene in contatto. Il risultato porta alla disillusione, la disperazione, la presa di coscienza dell’impossibilità di un reale cambiamento e quindi di una vera salvezza.

L’errare solitario di Edmund attraverso i detriti materiali e morali della Germania e dell’umanità postbellici costituisce una via crucis dell’innocenza, dell’infanzia. Le colpe degli adulti ricadono sui bambini, che diventano le vittime sacrificali di un mondo in rovina