Rai Cultura
Mario Monicelli con Elsa Martinelli nel 1956
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Girando una scena di Amici miei, 1982
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Con il regista Alessandro Blasetti nel 1980
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Sul set di "Un borghese piccolo, piccolo" con Alberto Sordi, 1977
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Sul set di "Casanova70" con Marcello Mastroianni e Virna Lisi, 1965
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Con il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno nel 2005
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Sul set de "Il marchese del Grillo" nel 1981
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Da sinistra: Monicelli, Lizzani, Pontecorvo e l'attore Giulio Scarpati. 2001
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Nel 1979 sul set di Viaggio con Anita
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1992
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2002
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2007
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2009
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Il suo posto: la sedia del regista
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Sul set de "Il marchese del Grillo" con Aberto Sordi nel 1981
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Da sinistra: Alberto Sordi, Mariangela Melato e Mario Monicelli. 2000
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Monicelli con il costumista Piero Tosi (alla sua destra). A seguire Leo Mondadori e Lina Wertmuller. 1997
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Con Carlo Verdone
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Monicelli con Ettore Scola nel 2002
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Monicelli mon amour

Maestro nella vita e sul set

La commedia all'italiana è finita quando i registi hanno smesso di prendere l'autobus
Mario Monicelli

Poteva ben dirlo lui, Mario Monicelli, e nessuno meglio di lui che ne era stato uno dei Padri. Quando girò I soliti ignoti aveva ben chiaro che il pubblico voleva ridere. Ma questo non gli bastava, con un cinismo intelligente e arguto, volle trovare il modo di far divertire mettendo sulla ribalta quelli che erano considerati gli scarti della società borghese: fame, morte, malattia e miseria entrarono a spintoni nel genere commedia, con il successo che sappiamo. All'inizio la critica aveva storto il naso, il pubblico invece era entusiasta così, in un percorso rovesciato, la critica alla fine ci ripensò. Nella sua lungimiranza, Monicelli aveva persino previsto la morte delle sale cinematografiche ma non del cinema, mai: una volta nato non sarebbe più potuto sparire. 

Mario Monicelli è cattivissimo. Per fortuna, una gemma rara in questa epoca di insopportabile buonismo
Luciana Castellina

Per rendere omaggio ad uno dei più grandi maestri del cinema italiano, una carrellata fotografica ne ripercorre la carriera dagli anni Cinquanta al 2007. Il 29 novembre 2020 Monicelli, afflitto da un male incurabile in fase terminale, si tolglie la vita gettandosi dalla finestra della stanza che occupava nel reparto di urologia, al quinto piano dell'Ospedale San Giovanni Addolorata, dove era ricoverato. Aveva 95 anni. La scelta estrema del suicidio per Monicelli non è un gesto dettato dallo sconforto della malattia e della vecchiaia, al contrario è un atto di rivendicazione della sua libertà, nato dalla lucida constatazione che non avrebbe più potuto essere se stesso.