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Edoardo Albinati. Le possibilità della convivenza

L'esperienza di un educatore carcerario

 

Lo scrittore Edoardo Albinati, intervistato al Festival Materadio, la festa di Radio3 del 2016 Utopie e Distopie, parla di convivenza, portando la sua ventennale esperienza di insegnante nel carcere di Rebibbia a Roma, il luogo dove più spesso ha potuto riflettere su questo tema, in una situazione dove centinaia di persone convivono forzatamente in spazi molto ristretti.
Secondo l’etologia e la psicologia la convivenza forzata in spazi ristretti dovrebbe far crescere l’aggressività, ma invece – riferisce Albinati dalla sua esperienza di educatore in carcere, anche tra maschi adulti, che hanno commesso reati gravi, si possano realizzare forme paradossale di solidarietà, di convivenza, di reciproco rispetto. Il che dimostra l’esistenza di una capacità di adattamento tra gli uomini, che permette di limitarne l’aggressività. E se questo si verifica nel caso estremo della detenzione carceraria a maggior ragione deve potersi verificare nel mondo libero, dove anche i conflitti più gravi non possono dirsi insanabili.

Il segreto della convivenza sta nel trovare quello che tutti abbiamo in comune che è irrinunciabile. Sui fattori innati, si innestano gli aspetti educativi ed anche in da un ambiente familiare delinquenziale è possibile uscire, rompendo la tradizione e sottraendosi ad un destino che può sembrare già scritto, creando una comunità alternativa e un modo diverso di vivere.


Edoardo Albinati è nato a Roma nel 1956. Lavora come insegnante nel carcere di Rebibbia. Tra i suoi libri Maggio selvaggio, Orti di guerra, 19, Sintassi italiana, Svenimenti, Tuttalpiù muoio (scritto con Filippo Timi), Vita e morte di un ingegnere. Nel 2016 ha vinto il Premio Strega con La scuola cattolica.