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Paolo Ercolani. Un'umanità capovolta
Social. Soggetti in rete oggetti nella realtà
Le persone che si forniscono di un profilo virtuale smettono di essere dei soggetti, delle persone dialoganti che usano il logos e diventano degli oggetti, degli strumenti della macchina e funzionano come la macchina. Basta osservare le discussioni che avvengono in rete, che non sono mai improntate al dialogo e al confronto con le opinioni diverse dalla propria. In rete c’è una diffusa intolleranza per tutte le opinioni difformi, rispetto alle quali si reagisce con un’intolleranza e un’aggressività ancora per fortuna non così diffuse nella vita reale.
C’è una sorta di identità preconfezionata a cui ci chiedono di aderire, dobbiamo esporre una bella fotografia, comunicare tutti i nostri gusti e soprattutto fornire un’immagine di successo. Siamo dei prodotti in vetrina, le nostre identità finiscono in una sorta di vetrina virtuale in cui siamo in vendita e c’ è anche una moneta contante che sono i like e le condivisioni, all’interno di una logica quantitativa che mette ansia. Oggi i ragazzi sono drogati di notifiche, hanno un bisogno costante di sapere che qualcuno ha prestato loro attenzione, con un commento o un messaggio, incrementando quel narcisismo che, all’interno di questa logica quantitativa, diventa patologico.
Il narcisista è un soggetto estremamente fragile insicuro rispetto alla propria identità e che in virtù di questa insicurezza radicale ricerca compulsivamente approvazione nel mondo virtuale. Questo sta creando un’umanità capovolta, dove le persone si preoccupano di apparire vincenti nella vita virtuale, disinteressandosi del fatto che nella vita reale stanno diventando sempre più sole, aggressive e con difficoltà relazionali.
Gli elementi critici delle nuove tecnologie colpiscono gli esseri umani nelle loro facoltà principali, come la facoltà di pensiero, la capacità di allacciare relazioni con gli altri e anche la capacità di costruirsi una sfera emotiva sana, equilibrata, che possa permettere all’individuo di vivere una vita serena. Oggi invece i ragazzi sono costantemente agitati, in conflitto con il mondo reale e portati a trovare un rifugio all’interno di quel mondo dei balocchi che rappresentato dal virtuale.I ragazzi oggi sono disabituati ad essere contraddetti, vivono ogni critica come un trauma, mentre la difformità di opinioni è una ricchezza ed eliminare questo aspetto significa eliminare uno dei fattori principali di crescita dell’essere umano.
Paolo Ercolani insegna Filosofia dell’educazione, Storia della filosofia e Teoria e tecnica dei nuovi media presso l’Università di Urbino. Si occupa di liberalismo e del passaggio epocale dalla società industriale a quella in Rete. Scrive per varie testate, tra cui “L’Espresso” e ha collaborato con “la Lettura” del “Corriere della Sera” e con Rai Educational Filosofia. Fondatore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio filosofico, è autore di vari articoli e libri, tra cui, Il Novecento negato. Hayek filosofo politico (Perugia 2006); System Error. La morte dell’uomo nell’era dei media (Perugia 2007); La storia infinita. Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche (Napoli 2011); L’ultimo Dio. Internet, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana (Bari 2012); Qualcuno era italiano. Dal disastro politico all’utopia della Rete (Milano 2013); Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio (Venezia 2016) e Figli di un io minore. Dalla società aperta alla società ottusa (Venezia 2019).