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Simone Regazzoni. La dimensione del gioco

Il piacere della filosofia non asservita

Simone Regazzoni, intervistato in occasione della Festa della Filosofia, che si è tenuta, per la prima volta, 19 gennaio 2020, in Triennale Milano, parla della dimensione del gioco, tradizionalmente trascurata dalla filosofia. 
La dimensione del gioco è una dimensione di spazio libero, e, come diceva Benjamin, il cinema e le nuove tecnologie vanno ad ampliare lo spazio di gioco. Recuperare il gioco significa recuperare una dimensione assolutamente umana, che non è solo quella produttiva del lavoro. 

Il gioco è senza scopo e permette di mettere in atto una libertà che non è asservita ad altro, la filosofia è davvero libera quando non serve nessun potere ma gioca, perché il gioco è sempre uno spazio in cui si sperimenta, non è mai uno spazio statico.  Un'altra parola che quasi non si usa è divertimento, in nome di un’etica austera che limita il pensiero, ci può essere divertimento, piacere nel fare filosofia, e questo non è affatto un male. Una filosofia che gioca è una filosofia assolutamente temibile perché libera 


Simone Regazzoni (Genova 1975) è stato allievo di Jacques Derrida. Ha insegnato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università di Pavia. Al pensiero di Derrida ha dedicato diversi testi tra cui: “La decostruzione del politico. Undici tesi su Derrida”, il melangolo, 2006; “Derrida. Biopolitica e democrazia”, il melangolo, 2012; “Derridario. Dizionario della decostruzione”, il melangolo, 2012 (co-autore). È autore di due romanzi il cui protagonista è ispirato alla figura di Derrida: “Abyss”, Longanesi, 2014 e “Foresta di tenebra”, Longanesi, 2017.