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Giuseppe Barzaghi. Semplificare una società complessa
Riflessioni sulla pandemia
Giuseppe Barzaghi, intervistato nel marzo 2021, parla della situazione pandemica e di come contrastare l’angoscia che essa ha causato nelle persone.
Barzaghi parla dell’importanza della scuola per la cura dei giovani e della necessità di ridurre il numero degli studenti a dodici per classe, dodici quanti erano i discepoli di Cristo.
Quanto più una cosa è enorme tanto meno è attenta, perché per prestare attenzione dobbiamo essere messi in tensione e la tensione ha sempre due poli, uno dalla nostra parte, l’altro dall’altra: se io sono attento vuol dire che dall’altra parte c’è qualcuno che mi attende, mi mette in tensione e questa tensione è fatta di percezione, di compassione, di affidamento.
Giuseppe Barzaghi è un sacerdote domenicano. Dottore in Filosofia (Università Cattolica di Milano) e Teologia (Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma). Insegna Filosofia teoretica presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna e Teologia fondamentale e dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Ha diretto la rivista Divus Thomas e ha insegnato per dieci anni Introduzione alla teologia all’Università Cattolica di Milano e nei corsi di specializzazione in Teologia tomista presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma.
Oggi sentiamo questo motivo di compassione universale, che è il centro della rivelazione cristiana e per il quale nasce la fede. Nel Vangelo di Luca la parabola del ricco e del povero Lazzaro dimostra che se viviamo nell’affidamento generoso l’universo divino si muove e ci fa compagnia.San Paolo dice che il cristiano è triste eppure sempre gioioso, il che vuol dire che è sereno e questa serenità si trova nella fede. In questo periodo c’è un grande recupero del senso della fede.
Barzaghi parla dell’importanza della scuola per la cura dei giovani e della necessità di ridurre il numero degli studenti a dodici per classe, dodici quanti erano i discepoli di Cristo.
Quanto più una cosa è enorme tanto meno è attenta, perché per prestare attenzione dobbiamo essere messi in tensione e la tensione ha sempre due poli, uno dalla nostra parte, l’altro dall’altra: se io sono attento vuol dire che dall’altra parte c’è qualcuno che mi attende, mi mette in tensione e questa tensione è fatta di percezione, di compassione, di affidamento.
La scienza dei tempi moderni finora celebrata come rivoluzione scientifica oggi è risoluzione scientifica e risolvere vuol dire sciogliere.Stiamo passando attraverso un disagio che poteva essere sfruttato favorevolmente e invece ci stiamo facendo fagocitare dal disagio.
Barzaghi contrappone alla certezza, che scatena guerre, la sicurezza: il sicuro, da “sine cura”, ossia senza preoccupazione, non ha bisogno di combattere, perché guarda alle cose con serenità, con attenzione compassionevole, che ha come suo punto di fuga l’Agnello immolato nello stesso atto creatore, nella sua Gloria.La scienza non è il progresso: Pirrone lo scettico diceva che non c’è niente di certo tra gli uomini, per cui solo andando oltre l’ordine dell’umano si può trovare la certezza.
L’intelligenza in una società complessa come la nostra dovrebbe indicarci la strategia per semplificarla.
Giuseppe Barzaghi è un sacerdote domenicano. Dottore in Filosofia (Università Cattolica di Milano) e Teologia (Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma). Insegna Filosofia teoretica presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna e Teologia fondamentale e dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Ha diretto la rivista Divus Thomas e ha insegnato per dieci anni Introduzione alla teologia all’Università Cattolica di Milano e nei corsi di specializzazione in Teologia tomista presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma.