Il tuo browser non supporta video HTML5
Vittorino Andreoli riscrive «Pinocchio» di Carlo Collodi
L'amore come metodo educativo
Pinocchio è la più bella favola della nostra tradizione culturale e l’ho “riscritto” perché credo che questo romanzo sia ancora utile per la pedagogia moderna, per far crescere bene i bambini e per rendere attuale il messaggio di Collodi, che aveva scritto Pinocchio nel 1883 a puntate su un giornale per bambini.
Il titolo originario era Storia di un burattino, che diventa un bambino, con una vera e propria metamorfosi. A quel tempo dominava dal punto di vista educativo la filosofia positivista che voleva fondarsi sui dati e che aveva ridotto la pedagogia a due elementi fondamentali, l’intendere e il volere, ossia far comprendere le idee e rafforzare la volontà per tradurre quelle idee in comportamenti. Oggi la pedagogia è cambiata moltissimo grazie agli insegnamenti di Maria Montessori (Chiaravalle, Ancona, 1870 - Noordwijk, Olanda, 1952), che diceva che l’educazione non consiste nel riempire di idee la testa del bambino, ma, al contrario, nel tirarle fuori: il bambino ha dentro di sé un mondo che bisogna aiutarlo ad esprimere.
E anche la scoperta dell’inconscio da parte di Sigmund Freud (Freiberg, Moravia, 1856 - Londra 1939) è successiva alla scrittura di Pinocchio.
Andreoli, pertanto, riscrive il romanzo alla luce dell’evoluzione della pedagogia montessoriana e della psicoanalisi freudiana.
Il positivismo, che fondava tutto sull’intendere e il volere, trascurava l’affettività, mentre oggi noi abbiamo imparato che uno strumento fondamentale per educare è l’amore o comunque il coinvolgimento, la relazione: un insegnante deve saper trasmettere la conoscenza, diventando un esempio per i ragazzi.
Il naso di Pinocchio è la misura dei suoi desideri. La bugia di Pinocchio, a differenza della menzogna, non fa male a nessuno ed è solo l’espressione del suo desiderio di diventare bambino ed è l’affetto della Fatina e l’amore di Geppetto che rendono possibile questa trasformazione.
L’educazione ha bisogno dell’affettività: grazie ai sentimenti Pinocchio diventa non solo un bambino ma un bambino meraviglioso. Al contrario, la violenza non educa mai e l’insegnamento quasi automatico del Grillo Parlante nemmeno.
Oggi c’è bisogno delle favole ed è necessario che le favole siano piene d’amore, l’amore che non si trova nel mondo virtuale, dove ci sono tante cose, ma non i sentimenti.
Vittorino Andreoli è uno psichiatra italiano. Laureatosi in Medicina presso l'Università di Padova, ha condotto ricerche sperimentali sull’encefalo presso l'Istituto di farmacologia dell'Università di Milano, lavorando successivamente presso il Department of Biochemistry di Cambridge, il Cornell Medical College di New York e la Harvard University; tali ricerche gli hanno consentito di postulare una correlazione tra plasticità encefalica e comportamenti devianti e di stabilire l’estrema labilità dei confini tra normalità e patologia. Fulcro dei suoi studi è stato il tema della pazzia come forma adattativa modulata sulla base dei campi esperienziali individuali e delle influenze provenienti dall’ambiente esterno; contribuendo a spezzare l’assunto lombrosiano della malattia mentale come degenerazione delle funzioni cerebrali, Andreoli ne ha indagato anche il ruolo contestativo e gli aspetti creativi. Saggista prolifico e abile divulgatore, della sua vastissima produzione vanno citati almeno: Un secolo di follia (1991); Voglia di ammazzare: analisi di un desiderio (1996); Istruzioni per essere normali: comprendere le follie quotidiane per dare armonia alla propria vita (1999); I miei matti. Ricordi e storie di un medico della mente (2004); La vita digitale (2007); L'uomo di superficie (2012); nel 2013, I segreti della mente, il saggio Il Gesù di tutti e il romanzo La quarta sorella, in cui svolge in chiave narrativa i temi del disagio esistenziale che caratterizzano la sua produzione scientifica; L'educazione (im)possibile. Orientarsi in una società senza padri e Il corpo segreto, entrambi editi nel 2014; nel 2015, Ma siamo matti. Un Paese sospeso fra normalità e follia, lucida analisi dei mali privati e collettivi che affliggono l'Italia, e il romanzo L'uomo senza identità; tutti nel 2016, La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza, il testo autobiografico La mia corsa nel tempo. Romanzo di una vita e La nuova disciplina del benessere. Vivere il meglio possibile; nel 2017, La gioia di pensare. Elogio di un’arte dimenticata, Le forme della bellezza, I principi della nuova psichiatria e Uomini di Dio. Un'indagine sui preti e il sacro; nel 2018, Il silenzio delle pietre, Beata solitudine. Il potere del silenzio e Homo stupidus stupidus. L'agonia di una civiltà; nel 2019, Il rumore delle parole e L'uomo col cervello in tasca; nel 2020, Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia, Le sorgenti del sogno. Un viaggio nella psiche umana e Fare la pace; nel 2021, La famiglia digitale. Come la tecnologia ci sta cambiando e Baby gang. Il volto drammatico dell'adolescenza.