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La natura paradossale della parola filosofica
Luigi Vero Tarca. Filosofia, verità e negazione
La verità perfettamente positiva che, mediante la pura differenza, si distingue anche dal non negativo, si differenzia, per ciò, anche dall’in-negabile. Essa risulta dunque espressa da formule pienamente positive, quali in particolare “Tutto è vero” e “Tutto è positivo”.
Ma si riesce a pensare davvero che tutte le pro posizioni sono vere e che tutto è positivo? Tutto? Anche gli errori? Anche gli orrori? Proprio a causa di tali domande la parola del filosofo viene di solito respinta dai mortali. Così, il rischio peculiare della filosofia è che proprio la parola con la quale il filosofo enuncia la verità perfettamente positiva costituisca un gesto il quale, generando un contrasto, rende falso il suo stesso discorso che annuncia l’accordo completo; e nella misura in cui questo accade il filosofo può essere definito come “il grande mentitore”.
Ciò implica che il dire filosofico è verace solo se comprende il riconoscimento del suo stesso essere ‘falso’ nella misura in cui il gesto in cui esso consiste genera una contrapposizione. Sicché la parola del filosofo è vera solo a condizione che anche l’attività filosofica possegga una natura ‘positiva’. Per questo, compito essenziale del filosofo è quello di creare le condizioni alle quali il dire la verità appartenga al positivo di cui parla; condizioni che consistono in contesti comunicativi, relazionali e sociali di tipo puramente positivo.
Così, pensando a quel “canto di giubilo e di gloria” che Rilke invoca nella decima elegia duinese, il discorso filosofico potrebbe essere presentato, un po’ scherzosamente, come “l’undicesima elegia duinese” (scherzosamente perché la decima è l’ultima delle elegie duinesi); cioè come quella parola che qui ed ora esprime davvero il perfetto positivo.
Luigi Vero Tarca è Professore Onorario all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è stato Professore Ordinario di Filosofia teoretica, Direttore (poi Emerito) del CESTUDIR (Centro Studi sui Diritti Umani), Presidente del Corso di Laurea in Filosofia e Responsabile per la Ricerca scientifica del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali. Ha insegnato anche all’Università di Salerno e, oltre a Filosofia teoretica, ha tenuto vari insegnamenti tra i quali Logica, Epistemologia ed Ermeneutica filosofica.
Allievo di Emanuele Severino, cui è poi succeduto sulla cattedra veneziana, ha elaborato una originale concezione filosofica che – grazie alla distinzione tra la differenza e la negazione, resa possibile dall’introduzione di peculiari nozioni quali la pura differenza, il puro positivo e la necazione – mostra la via che libera il pensiero dalla trappola del negativo (quella per la quale anche il non negativo, in quanto negativo del negativo, è negativo).
Questa visione filosofica si è incarnata regolarmente in dialoghi e pratiche filosofiche che da un lato hanno consentito a Tarca di entrare in contatto, in particolare attraverso la figura di Raimon Panikkar, con esperienze sapienziali diverse da quelle Occidentali (Buddhismo, Induismo etc.), e dall’altro lato hanno messo il suo pensiero in proficua relazione con esperienze spirituali ed istituzionali di vario tipo, quali quelle connesse ai Diritti Umani e ai problemi della medicina nel mondo contemporaneo, per i quali egli è stato nominato dalla FNOMCeO Esperto per gli Stati Generali della Professione Medica.
Tra i suoi numerosi scritti ricordiamo qui: Il linguaggio sub specie aeterni. La filosofia di Ludwig Wittgenstein come attività razionale ed esperienza mistica (1986); Elenchos. Ragione e paradosso nella filosofia contemporanea (1993); Differenza e negazione. Per una filosofia positiva (2001); La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche (2003, con R. Màdera); Quattro variazioni sul tema negativo/positivo. Saggio di composizione filosofica (2006); Verità e negazione. Variazioni di pensiero (2016, a cura di Th. Masini).