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Grazia Marchianò. La filosofia di Elémire Zolla
Il silenzio del lavoro dello spirito
La profondità della scrittura di Zolla è nata da un lavoro interiore indefesso che lui ha fatto a partire da una malattia, che lo ha colpito in giovane età e attraverso la quale ha conosciuto il dolore.
Non c’entra in questo nessun credo, il credere è una energia che ci può portare in tutte le direzioni possibili, è una forma di energia aperta che Zolla ha utilizzato nella direzione della conoscenza per conoscere il più possibile il mondo, sfuggendo ad ogni identificazione con la società e il suo tempo storico.È stato un uomo d’azione, che ha lottato per sconfiggere la solitudine, la tristezza la malattia, che si è servito della malattia per lavorare su sé stesso e cercare il punto più profondo della propria interiorità.
Ha cercato di visitare le epoche passate, senza confini, occidente e oriente per lui costituivano l’unico mondo in cui potersi muovere, a partire dall’esperienza interiore.Zolla ha sempre visto il mondo come testimone e da questo punto di vista si può dire che è stato un mistico, che significa “uno che ha fatto il silenzio dentro di sé”.
Il lavoro interiore che ha fatto su di sé non ha a che fare con la psicoanalisi. La spiritualità è una dimensione sottile della consapevolezza che va sviluppata con i propri sforzi, per sfuggire alla schiavitù della retorica mondana, che è la falsificazione del mondo esterno. Una volta conquistata questa “consapevolezza persuasa” non siamo più schiavi della retorica mondana.
Anima viene da “anemos” che vuol dire vento, quindi ossigeno, respiro e nella dimensione indiana lo spirito non è altro che la capacità di respirare. Al contrario di quello che si pensa, la nozione di spirito è una nozione molto fisicista, è la capacità di essere consapevoli dell’essere in vita respirando.
Noi siamo vittime delle tossine tecnologiche, non perché la tecnologia sia un male, ma perché viene usata per incantare soprattutto le generazioni che non hanno anticorpi in grado di frenare questo eccesso di dati.
Nella civiltà greca ci sono due miti che si contrappongono, quello di Orfeo, il cantore che suonava il flauto incantando uomini e animali, e che è strumento di una pacificazione e quello di Prometeo, che è il mito opposto, della forza e della guerra. Zolla diceva che l’Occidente è dominato da questi due miti e la scelta, che la storia ha fatto di Prometeo rispetto ad Orfeo, ci ha portato alla situazione di conflitto di cui noi siamo tutti vittime oggi.
Per avere un’esperienza piena della vita dovremmo raggiungere la quiete interiore, avere un’esperienza dell’infinito. Se in matematica e in cosmologia è stata dimostrata l’infinitudine della realtà, non si pensa all’infinito come esperienza interiore e questo è un modo di diminuire l’ampiezza del nostro essere umani.L’umano include il disumano, l’inumano e anche il sovrumano.
Il limite dell’antropologia di Claude Lévi-Strauss è stato quello di credere che il progresso avviene attraverso la storia, il criterio dell’avanzamento misurato solo in base al progresso tecnologico è un errore, un indigeno è una persona sapiente.
Grazia Marchianò estetologa e orientalista, responsabile del Fondo Scritti Elémire Zolla e autrice della biografia intellettuale dello scrittore, Il conoscitore di segreti (Marsilio 2012), ne ha curato i volumi: Conoscenza religiosa 1969-1983 (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006), Le potenze dell’anima (Milano, bur, 2008 ), Gli arcani del potere. Elzeviri (Milano, bur, 2009); la ristampa del romanzo Opera prima, Minuetto all’inferno (Torino, Aragno, 2004), e la miscellanea antropologica, Civiltà indigene d’America (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015).