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Mirabile Visione: Inferno

L'attualità della Divina Commedia  

Il regista Matteo Gagliardi, autore di Fukushima: a nuclear story, parla del suo docufilm Mirabile Visione: Inferno, un’opera sull'Inferno di Dante con vocazione pedagogica, ma rivolta a un pubblico trasversale. 

La nascita del docufilm avviene con la riscoperta di Matteo Gagliardi delle Tavole ispirate alla Divina Commedia dipinte da Francesco Scaramuzza, un'opera monumentale che ispirò Dorè, il quale bruciando in velocità il pittore parmigiano gli tolse la fama che forse questi ambiva. Sembra che, Scaramuzza, amareggiato dal rivale artistico divenuto celeberrimo, volesse addirittura abbandonare il completamento dell’opera, ma infine la completò lasciando ai posteri ben 243 tele su cartone: 73 per l'Inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.

Se Dante tornasse ora, cosa potrebbe dire del nostro mondo? Abbiamo provato a spiegarlo attraverso un docufilm, limitandoci per ora all’Inferno. Descrivendone alcuni aspetti che in molti, troppi non abbiamo colto quando lo abbiamo studiato al Liceo. E cioè che l’Inferno (come gli altri regni danteschi) non è un luogo estraneo di un incomprensibile aldilà, ma la raffigurazione profonda e attualissima dell’uomo, delle sue possibilità, dei suoi limiti e dei continui superamenti che può intraprendere. Come dice il Poeta: in hac vita. I fenomeni, i processi e la crisi della società capitalista, che crea disuguaglianze e accumulo smisurato per pochi. Ecco la terribile lupa! La manipolazione massmediatica, la rassegnazione che ci fa, passivamente, accettare l’inaccettabile. E poi l’assenza di spiritualità, la distruzione dell’ambiente, la predazione delle risorse, l’oppressione esterna ed interiore. “Mirabile Visione: Inferno” è quindi un grande mosaico dove si fondono, necessariamente, diversi linguaggi. Ma su che piano? Laico o spirituale? Di qui l’idea di (non) risolvere questo dualismo affidando la narrazione a due distinte entità narrative, una Prof di Liceo da una parte, un prete cattolico dall’altra. Aspetto secolare e aspetto cristiano che convivono e si compenetrano. Un prete che non cita mai Dante, eppure sembra raccontare la Commedia. Una Prof che non cita mai il Vangelo, eppure sembra, in qualche modo, volerci “salvare”. In mezzo, il racconto del viaggio con una selezione di terzine dantesche come pietre miliari di un percorso di emozioni, suggestioni e riflessioni profonde sull’essere umano e sulla società moderna, in un periodo storico particolarmente sensibile alle tematiche care al Sommo Poeta. 
Matteo Gagliardi