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Manlio Sgalambro. Consumare la civiltà

Dall'etica della rinunzia allo sciupio

Nel video un intervento del filosofo Manlio Sgalambro, tratto dalla prima puntata del programma Bitte, keine Réclame (Per favore, niente pubblicità), curato Franco Battiato e dallo stesso Sgalambro, andato in onda sul canale satellitare Rai Doc il 5 dicembre del 2004.  

La massa del desiderabile, che una volta era limitata una mela, a una donna, alle terre del vicino, oppure alla luna, si è allargata a dismisura. Il rapporto con le cose diventa un rapporto pari almeno a quello con gli individui. Non si sa granché delle cose, esse sono là dietro spesse vetrine, ben disposte luccicanti. Un abito serve a vestirsi, ma un abito che si vede dietro le vetrine è un abito alla seconda potenza, non serve a vestirsi, anzi non serve a niente o meglio serve a soddisfare il desiderio che suscita. Davanti a questa enorme massa di cose l’etica della rinunzia accusa la sua impotenza, si tratta veramente di vuotare il mare.  

L’etica della rinuncia non si accorge che la concupiscenza è desiderio non soddisfatto e quindi esasperato, bisogna soddisfarlo, il desiderio soddisfatto giace come una spoglia morta. 

Il malinconico individuo che si reca in un negozio e compra come un disperato insegue l’illusione di bruciare con un solo atto la vanità alla sua fonte, le cose si moltiplicano sotto i suoi occhi come cellule malsane, nel consumo è come se egli ingaggiasse una lotta a morte contro di esse. Stupito e incerto, l’individuo non sa che pesci pigliare, egli oscilla tra rinunzia e sciupio, ma nei suoi atti si legge egualmente il suo oroscopo: consumare tutta la civiltà dal di dentro. Senza saperlo egli obbedisce al sapere assoluto. 


Manlio Sgalambro (Lentini, Catania 1924 - Catania, 2014). Intellettuale tra i più originali e indipendenti del panorama culturale italiano, fuori dei quadri accademici e libero dai condizionamenti del pensiero dominante. Dopo la pubblicazione, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di brevi articoli su riviste di nicchia quali “Prisma”, “Incidenza” e “Tempo Presente”, esordisce tardivamente nella scrittura filosofica con il libro La morte del sole (1982) in cui sistematizza la sua precedente e copiosa produzione, dando voce a un nichilismo estremo – seppure non scevro di sfumature metafisiche – che lo avvicina a pensatori quali Nietzsche, Cioran e Karl Kraus.
La sua visione esistenziale, fatalista e quasi paradossale nella sua drasticità, e comunque sempre ancorata a una Sicilia che sembra sostanziarne il pensiero nel suo orizzonte di disperazione, si articola nei numerosi altri libri pubblicati negli anni successivi, tra i quali ricordiamo: Trattato dell’empietà (1987), Anatol (1990), Del pensare breve (1991), Dell’indifferenza in materia di società (1994), La consolazione (1995), Trattato dell’età (1999), De mundo pessimo (2004), La conoscenza del peggio (2007), Del delitto (2009), Della misantropia (2012), Variazioni e capricci morali (2013). L’ultimo è Dal ciclo della vita, pubblicato postumo nel giugno 2014.