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Sebastiano Valerio. Il Galateo di Benedetto Croce
Un testimone della crisi
Dal 1894 Benedetto Croce si occupa dell’opera di Antonio De Ferraris, detto Il Galateo, un umanista poco conosciuto all’epoca, nato nel Salento, una terra periferica in cui però la grecità, la classicità era ancora viva nel XV secolo.
Il Galateo aveva creduto di ritrovare la rinascita della classicità nell’azione politica del Regno Aragonese, che era per lui la proiezione nella modernità della classicità, pensava che la cultura dei classici rivivesse, così come la prospettiva etica e politica, nella nuova organizzazione del Regno aragonese, per cui quando questo regno crolla crollano anche le sue certezze culturali.
De Ferraris, secondo Croce è il testimone della crisi, colui che meglio di altri riesce a comprendere il drammatico passaggio tra XV e XVI secolo ed è anche colui che ravvisa nella crisi la grandezza della tradizione classica dell’eredità che l’umanesimo sta lasciando al Cinquecento.
Nel 1938, anno delle leggi razziali, Croce, che aveva ripreso lo studio del Galateo insieme alla figlia Alda l’anno precedente, compie un atto di militanza straordinario, pubblicando sulla rivista La Critica una lettera che Antonio Galateo nei primi anni del XVI secolo aveva scritto ad un signore locale per difendere la scelta, che questo signore aveva fatto, di far sposare al figlio un’ebrea convertita. In quello stesso anno, Croce pubblica un’edizione critica di un’operetta di Galateo, ricordando nella prefazione come il popolo napoletano si fosse opposto alla persecuzione degli ebrei perché questa significava perdita della libertà per tutti.
Sebastiano Valerio è professore ordinario presso l’Università degli Studi di Foggia, dove insegna Letteratura Italiana. È dal 2021 segretario dell’Associazione degli Italianisti ADI ed è membro del direttivo dal 2014. È tra i coordinatori e i fondatori del gruppo di lavoro sugli “Studi delle donne nella letteratura italiana” dall’ADI. È attualmente direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia.
Si è occupato di Umanesimo meridionale e in modo specifico di Antonio Galateo, di cui ha pubblicato il dialogo Eremita (Roma 2010) e su cui ha scritto numerosi saggi. Si è interessato di Dante e della sua fortuna. Si è occupato anche di tradizione lirica nell’Ottocento, pubblicando un’antologia Amor d’Italia nel 2011. Ha studiato la cultura italiana a cavallo tra Otto e Novecento e Giovanni Pascoli, ponendo particolare attenzione alla produzione latina (Tra lo stil de’ moderni e il sermon prisco, Bari 2004) e alla riflessione sulla lingua (Letteratura, scienza e scuola nell’Italia post-unitaria, Firenze 2014). Ha lavorato sulla tradizione medico scientifica e sulla narrazione delle epidemie (ha curato il volume L’ultima peste, Bari 2020). È visting professor presso l’Università di Szczecin (Polonia) dal 2014.