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Manlio Sgalambro. Dialogo sul comunismo
Contro le disparità metafisiche
Nel video Manlio Sgalambro, filosofo e poeta italiano, parla del suo libro Dialogo sul comunismo, pubblicato dalla De Martinis & C. nel 1995 e ripubblicato in De mundo pessimo. Adelphi, 2004.
L'intervista è tratta da una puntata di Gap del 2013 dedicata al grande filosofo, realizzata da Francesco Iannello.
La sua visione esistenziale, fatalista e quasi paradossale nella sua drasticità, e comunque sempre ancorata a una Sicilia che sembra sostanziarne il pensiero nel suo orizzonte di disperazione, si articola nei numerosi altri libri pubblicati negli anni successivi, tra i quali ricordiamo: Trattato dell’empietà (1987), Anatol (1990), Del pensare breve (1991), Dell’indifferenza in materia di società (1994), La consolazione (1995), Trattato dell’età (1999), De mundo pessimo (2004), La conoscenza del peggio (2007), Del delitto (2009), Della misantropia (2012), Variazioni e capricci morali (2013). L’ultimo è Dal ciclo della vita, pubblicato postumo nel giugno 2014.
L'intervista è tratta da una puntata di Gap del 2013 dedicata al grande filosofo, realizzata da Francesco Iannello.
Io parlo di un comunismo neoplatonico, che potrebbe esistere forse solo in un convento di altri tempi. Ho sempre avuto una forte propensione verso la conventualità, ma poi ho ritenuto che il mio convento fosse la mia stanza, il mio modo di pensare.
Manlio Sgalambro (Lentini, Catania 1924 - Catania, 2014). Intellettuale tra i più originali e indipendenti del panorama culturale italiano, fuori dei quadri accademici e libero dai condizionamenti del pensiero dominante. Dopo la pubblicazione, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di brevi articoli su riviste di nicchia quali “Prisma”, “Incidenza” e “Tempo Presente”, esordisce tardivamente nella scrittura filosofica con il libro La morte del sole (1982) in cui sistematizza la sua precedente e copiosa produzione, dando voce a un nichilismo estremo – seppure non scevro di sfumature metafisiche – che lo avvicina a pensatori quali Nietzsche, Cioran e Karl Kraus.Volevo dominare il mio corpo, per affermare la volontà di un mio io su quell’altro che era il corpo. Ho ucciso in me, non del tutto, il buffone, l’apparire. Io sono, l’apparenza mi molesta, non ho più vanità semmai ne ho avuta.
La sua visione esistenziale, fatalista e quasi paradossale nella sua drasticità, e comunque sempre ancorata a una Sicilia che sembra sostanziarne il pensiero nel suo orizzonte di disperazione, si articola nei numerosi altri libri pubblicati negli anni successivi, tra i quali ricordiamo: Trattato dell’empietà (1987), Anatol (1990), Del pensare breve (1991), Dell’indifferenza in materia di società (1994), La consolazione (1995), Trattato dell’età (1999), De mundo pessimo (2004), La conoscenza del peggio (2007), Del delitto (2009), Della misantropia (2012), Variazioni e capricci morali (2013). L’ultimo è Dal ciclo della vita, pubblicato postumo nel giugno 2014.