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Intelligenza artificiale ed empatia artificiale: limiti etici
Luisa Damiano. Il caso della robotica sociale
I cosiddetti “robot sociali”, oggi in diffusione, sono agenti robotici progettati per comunicare con noi attraverso segnali sociali compatibili con i nostri e, su questa base, essere riconosciuti da noi come nuovi “partner sociali”, ovvero interlocutori artificiali con cui stabilire interazioni caratterizzate da (inediti) tratti sociali.
L’introduzione di questi robot nelle nostre ecologie sociali è suscettibile di trasformare la struttura, l’esperienza e persino la concettualizzazione della nostra socialità, arrivando a toccare la nostra auto-descrizione – la modellizzazione di noi stessi – in quanto agenti sociali. Sono trasformazioni che sfuggono a ogni determinismo tecnologico. Si inscrivono in una pluralità embricata di circuiti di co-determinazione tra tecnologia robotica e società, la cui complessità traduce l’impossibilità di generare previsioni.
Il dibattito sui robot sociali oggi tende a essere polarizzato tra gli estremi del tecno-entusiasmo e della tecnofobia. Questa polarizzazione caratterizza in particolare la riflessione etica sulla robotica sociale, il cui “polo negativo” pone enfasi sulla possibilità che la loro diffusione coincida con una progressiva degenerazione del legame sociale.
L’ “etica sintetica” è un approccio all’etica della robotica sociale, di matrice epistemologica, che da alcuni anni sto sviluppando insieme a Paul Dumouchel. L’idea di base è che l’introduzione dei robot sociali da un lato richiede e dall’altro permette una crescita della conoscenza etica. Interagire con questi robot impone nuove sfide, ma, al contempo, apre una nuova angolazione all’esplorazione del nostro comportamento etico, allo sviluppo della nostra conoscenza di esso e, su questa base, alla nostra capacità di affrontare nuove sfide etiche.
L’obiettivo è quello di sviluppare nuove regole, formulandole specificamente per le esigenze attuali e in accordo con gli sviluppi inediti – in questo caso lo sviluppo di relazioni uomo-robot caratterizzate da tratti sociali.
L’idea centrale è che la robotica sociale ci offra una nuova angolazione su noi stessi – un nuovo accesso alla nostra auto-conoscenza. Il tentativo della robotica sociale di costruire machine capaci di interagire “socialmente” con noi – di diventare per noi “partner sociali” – apre la possibilità di investigare da un nuovo punto di vista la nostra socialità. Il nucleo metodologico del mio lavoro epistemologico sulla robotica sociale è questo. Ogni robot sociale incorpora una serie di ipotesi sulla nostra socialità. Gli esperimenti di human-robot interaction effettuati dalla robotica sociale possono dirci molto su di noi. Più in generale, l’intero processo di integrazione dei robot sociali nei nostri contesti sociali può essere interpretato come un esperimento, o una serie di esperimenti, che ci offre la possibilità di avanzare nella nostra auto-conoscenza.
L’impossibilità di generare previsioni sulle trasformazioni che i robot sociali produrranno, su di noi e sul nostro mondo sociale, ci chiede di rinunciare all’esercizio del controllo. Facendolo, apre l’opzione della transizione da un approccio prescrittivo a un approccio esplorativo per affrontare in modo efficace il problema di orientare queste trasformazioni verso la sostenibilità. L’idea centrale è che l’incertezza sul futuro delle nostre interazioni con i robot sociali possa essere affrontata attraverso lo studio delle nostre interazioni con queste nuove macchine; un’esplorazione orientata a una comprensione più profonda di noi stessi e dei complessi processi di co-evoluzione che strutturiamo con i nostri artefatti. Questo tipo di studio deve coinvolgere tutte le scienze umane, che in questo caso non possono permettersi di condurre esplorazioni a posteriori – a cose fatte, come spesso accade rispetto alle tecnologie di frontiera.
I robot sociali non possono prendere il nostro posto nelle interazioni sociali e affettive. Ci sono insuperabili differenze sussistenti tra le nostre interazioni emozionali con i robot e le interazioni emozionali che caratterizzano le relazioni che instauriamo con altri umani e con animali. I robot sociali – e, in particolare, i robot detti emozionali ed empatici perché capaci di entrare in coordinazione affettiva con gli umani, cioè di comunicare con noi attraverso segnali affettivi – possono essere usati sia a detrimento, sia a sostegno di relazioni sociali tra umani. L’andare in una direzione o nell’altra dipende dalle decisioni che prendiamo sia nel progettare l’uso e la diffusione di questi robot, sia nel disegnarli, costruirli, testarli e integrarli nelle nostre ecologie sociali. Per questo è essenziale sviluppare un approccio partecipativo alla robotica sociale, in conformità al quale l’indagine etica sia attivamente coinvolta nei processi di progettazione, costruzione e integrazione “sociale” di queste macchine.
Luisa Damiano, professore associato di logica e filosofia della scienza prima presso l’Università di Messina (2015-2021) e poi presso l’Università IULM di Milano (dal 2021), è coordinatrice del Research Group on the Epistemology of the Sciences of the Artificial (RG-ESA). Le sue principali aree di ricerca sono l’epistemologia dei sistemi complessi, l’epistemologia delle scienze cognitive e l’epistemologia delle scienze dell’artificiale. A partire dal 2007, ha lavorato su temi di ricerca relativi a queste aree all’interno di o in stretta collaborazione con team scientifici (Origins of Life Group, Università di Roma Tre, Roma, progetto europeo SynthCells; Adaptive Systems Research Group, Developmental Robotics Division, University of Hertfordshire, Hatfield, Regno Unito, progetti europei Felix Growing e Aliz-é; Graduate School of Core Ethics and Frontier Sciences, Ritsumeikan University, Kyoto, Giappone, progetti JSPS Empathy and Frontier Sciences e Artificial Empathy; attualmente: Università del Salento, Lecce, e JAMSTEC, Yokosuka, Giappone, progetto SB-AI; Graduate School of Core Ethics and Frontier Sciences, Ritsumeikan University, Kyoto, Giappone, progetto Artificial Empathy). Tra le sue pubblicazioni rientrano molti articoli, i libri Unità in dialogo (Bruno Mondadori, 2009) e Living with robots (con Paul Dumouchel, Harvard University Press, 2017, pubblicato originariamente in francese da Seuil, 2016, con il titolo Vivre avec les robots. Essai sur l’empathie artificielle, in coreano da HEEDAM, 2019 e in italiano da Raffaello Cortina, 2019, con il titolo Vivere con i robot; una traduzione in cinese è in preparazione presso Peking University Press) e alcuni numeri speciali di riviste scientifiche (e.g., Artificial Empathy, International Journal of Social Robotics, con Paul Dumouchel e Hagen Lehmann, 2014; What can Synthetic Biology offer to Artificial Intelligence (and vice versa), BioSystems, con Yutetsu Kuruma e Pasquale Stano, 2016; Synthetic Biology and Artificial Intelligence: Towards Cross-fertilization, Complex Systems, con Yutetsu Kuruma e Pasquale Stano).