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Giancristiano Desiderio. I Poerio nostri contemporanei
La libertà e l'eterno
Il premio Poerio, nato dalla felicissima intuizione di una discendente dei Poerio, la professoressa Anna Poerio Riverso, porta il nome della famiglia Poerio, ma potremmo quasi dire che è dedicato a noi stessi, perché, come aveva intuito Benedetto Croce, i Poerio sono nostri contemporanei.
Carlo Poerio eredita dal padre Giuseppe la fede nella Costituzione, la cultura illuministica, pagandone il prezzo sul piano politico e intellettuale, rinchiuso nelle prigioni borboniche che, come disse William Ewart Gladstone, erano la negazione di Dio. In prigione rimase sempre fedele all’idea costituzionale e per questo è stato considerato una sorta di Socrate italiano.Nello storico discorso tenuto al Parlamento napoletano il 24 marzo del 1821, nel quale Giuseppe Poerio invitava i deputati napoletani a resistere mentre i soldati austriaci stavano entrando in città, c’è il senso della frase di Benedetto Croce, che, nel libro Storia d'Europa nel secolo decimonono, dice che la libertà è più importante dello stesso avvenire perché ha per sé l’eterno.
I Poerio sono nostri contemporanei perché centro della loro cultura e della loro azione politica vi è l’idea di libertà. Ma è tutto il XIX secolo ha per noi un particolare rilievo perché, a differenza del XX secolo caratterizzato dal ritorno dei totalitarismi, ha al centro l’idea di libertà dalla quale dipende la nostra stessa vita civile.
Giancristiano Desiderio vive e scrive a Sant’Agata dei Goti e dove capita. È stato cronista parlamentare di «Libero», vicedirettore de «L’Indipendente» e ha collaborato con il «Giornale». Oggi scrive per il «Corriere della Sera». È autore della biografia Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce (Premio Acqui Storia 2014 e Premio Sele d’Oro 2015), La verità, forse, Lo scandalo Croce, Lo spirito liberale, Il Bugiardo metafisico, Le uova e la frittata, Il divino pallone e con il volume La libertà della scuola ha curato gli scritti di Luigi Einaudi e Salvatore Valitutti sull’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Per Rubbettino ha pubblicato Hegel in redazione (2006), Della barzelletta (2007), Scritti selvaggi (2017), La selva (2018) e Pontelandolfo 1861 (2019, II ed.).