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Thomas Mann. Umanesimo e Europa
Domenico Conte
Nel 1929 Thomas Mann vinse il Premio Nobel per la letteratura, che gli viene conferito soprattutto per i Buddenbrook, il grande romanzo che inaugura il Novecento, un romanzo meno «intellettuale» degli altri, ma più che mai romanzo della «decadenza», Verfall, come indica il sottotitolo: «Decadenza di una famiglia».Si tratta di romanzi che non sono solo letteratura nel senso delle «belles lettres», ma di romanzi nel senso più alto, opere in cui prendono forma e si oggettivano i grandi problemi spirituali del tempo, tra cui i problemi della decadenza e della crisi, verso cui Thomas Mann fu sensibilissimo, che possono essere definiti «romanzi intellettuali», intellektuelle Romane.
Thomas Buddenbrook, attraverso la lettura del Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, entra in una dimensione di profondi problemi di carattere metafisico, una vera e propria crisi che lo spinge a fare testamento.
La montagna incantata, si svolge nel sanatorio di Davos, che è un luogo della crisi, perché è il luogo della malattia, non solo malattia dei corpi, ma anche delle anime. Uno dei personaggi del romanzo è l’italiano Settembrini, un umanista, ancora fiero di essere tale, amico del progresso, che è posto in contrapposizione con l’anti umanista disumano Naphta.
Anche nel Doctor Faustus c’è un umanista, Serenus Zeitblom, ma che è ormai ripiegato su se stesso sentendosi già sconfitto. Serenus incontra l’elemento faustiano-demoniaco, Adrian Leverkühn, il grande compositore e suo amico che vende l’anima al diavolo. Ma a precipitare nell’inferno con il protagonista dell'opera di Mann è anche la Germania nel suo complesso. che ha venduto l’anima al demone del XX secolo, Hitler. La preghiera conclusiva del romanzo culmina in queste parole: «Dio sia clemente alle vostre povere anime, o amico o patria».
E fa riflettere il fatto che Benedetto Croce abbia dedicato la sua Storia d’Europa nel 1932 al tedesco Thomas Mann, che, poche settimane dopo aver ricevuto questa dedica, volterà le spalle all’Europa, diventando cittadino americano. Ed è singolare che Il Doktor Faustus, per certi aspetti il più “tedesco” dei grandi romanzi di Thomas Mann, sia stato scritto interamente negli Stati Uniti, «sotto il cielo della California».
Domenico Conte è professore ordinario di Storia della filosofia nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dove attualmente insegna Filosofia e storia della cultura e coordina il Corso di dottorato in Scienze Filosofiche. È membro dell’Accademia Pontaniana e dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche, di cui è stato per due mandati Presidente. È stato anche Presidente Generale della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli. Domenico Conte è studioso della storia della cultura italiana e tedesca fra Otto e Novecento. Fra le sue pubblicazioni si ricordano: Viandante nel Novecento. Thomas Mann e la storia (2019); Primitivismo e umanesimo notturno. Saggi su Thomas Mann (2013); Albe e tramonti d’Europa. Su Jünger e Spengler (2009); Storia universale e patologia dello spirito. Saggio su Croce (2005, trad. tedesca 2007), per il quale ha ricevuto il «Premio Federico Chabod» dell’Accademia dei Lincei; Introduzione a Spengler, 1997 (trad. tedesca 2004); Catene di civiltà. Studi su Spengler, 1994.Ma l’«americano» Thomas Mann, american citizen, «naturalizzato» americano tornerà, quasi ottantenne, in Europa, ma non in Germania, delle cui rovine, materiali e spirituali, aveva paura, bensì in Svizzera, dove si spegnerà: è stato davvero il «viandante nel Novecento», viandante non solo in senso geografico, ma anche in senso spirituale.
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